Il primo tempo
di Roma
per Manchester

L’Atalanta, per stessa ammissione di tecnico e dirigenti, sta vivendo la straordinaria – in quanto inedita e al contempo elettrizzante per la caratura – avventura della Champions League come una scuola di vita calcistica. E nonostante le due sconfitte con Dinamo Zagabria e Shakhtar Dontesk – o forse proprio grazie ad esse – sta imparando in fretta, a dimostrazione della bontà del piano di lavoro (pluriennale) impostato con Gasperini.

L’Europa impone un calcio veloce, nel pensiero prima ancora che nelle gambe. E in Champions non c’è posto per i brocchi. Il livello medio è già un gradino molto alto se confrontato ai parametri locali e nazionali ai quali eravamo abituati con l’Atalanta del passato. I nerazzurri stanno imparando in fretta – dicevamo – e lo si evince chiaramente dall’approccio alle partite, dalla qualità che era già oltre la misura storica ed oggi rasenta, quando non la esprime in pieno, l’eccellenza. Prendiamo il primo tempo di sabato in casa della Lazio: una meraviglia. Un ritmo di gioco e una capacità di colpire che hanno messo alle corde i biancocelesti proprio perché Gomez e compagni stavano interpretando un calcio superiore alla Serie A stessa.

Sabato abbiamo avuto la dimostrazione lampante di cosa significhi respirare la Champions League, sabato l’Atalanta ha consegnato un autorevole biglietto da visita al Manchester City che affronterà domani sera in Inghilterra. Dove avranno visto chi è la squadra di Bergamo.

È vero, nel conto c’è anche il secondo tempo in cui la meraviglia si è dissolta. Ma a restare impressi nella memoria sono i primi 45 minuti. Da lì i nostri eroi devono prendere la rincorsa per affrontare i campioni di Guardiola e provare a metterli in difficoltà. L’Atalanta non ha nulla da perdere e molto da esibire. È composta in buona parte da giocatori di esperienza internazionale. È una macchina collaudata. La tremarella della musichetta della Champions l’ha già sperimentata e digerita. Non resta che andare a giocarsela a viso aperto. All’inglese. Che, tradotto, è poi come dire alla bergamasca, vista l’identità della squadra di Gasperini. Fatevi onore.

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