Si chiama Sofia la «Champions» sicura di Bergamo

Il punto. La corsa per un posto nella prossima Champions League si sta complicando, ma – come scriviamo da sempre su queste colonne – all’Atalanta non farebbe schifo partecipare all’Europa League o alla Conference, per quanto competizioni di caratura inferiore.

I nerazzurri hanno ricavato un solo punto dallo 0-0 con l’Udinese ma restano sesti in classifica e quindi in piena corsa per garantirsi il biglietto di un torneo continentale. Quale sarà lo scopriremo giocando: mancano tredici partite alla fine del campionato, può succedere ancora di tutto come sta insegnando questa stagione di accelerate e frenate per tutte le big, tranne il Napoli che galoppa solitario a +15 sulla seconda (l’Inter). Scudetto già «assegnato», ma per il resto dell’Europa si accettano scommesse.

Intanto Bergamo la sua «Champions» sicura la vive anche quest’anno sulla neve. Non ci sono più aggettivi per raccontare le gesta di Sofia Goggia, che sabato ha conquistato la sua quarta Coppa del Mondo di discesa libera, confermandosi nell’olimpo degli sportivi bergamaschi più vincenti di tutti i tempi: viene automatico osservare che il trio Felice Gimondi-Giacomo Agostini-Giacinto Facchetti ormai è diventato un quartetto con Sofia. Che a trent’anni è nel pieno della maturità agonistica e lascia intendere che adesso viene il bello quando annuncia che continuerà a gareggiare fin oltre le Olimpiadi di Milano-Cortina del 2026, avendo messo nel mirino anche i Mondiali di Crans Montana del 2027 (sul fronte iridato ha un conto in sospeso e vuole chiudere con quell’oro che le manca).

Come «adesso viene il bello»? vi chiederete. Perché finora cosa non ha fatto Goggia, con tutti i trofei che ha vinto? La nostra fuoriclasse ha parlato chiaro dopo il trionfo nella libera di Kvitfjell: «Una come me non smette di aver fame, l’anno prossimo punto a fare tre specialità perché anche in superG ci sono» (e ieri ha sfiorato il podio). La terza specialità è il gigante. Provate a immaginare dove potrà arrivare Sofia se alzerà l’asticella dei risultati al di là della libera. «Ho bisogno di aprire più spesso il cancelletto perché nulla tiene così sul pezzo come continuare a gareggiare», ha spiegato. Ma non chiediamoci dove sarà l’Atalanta nel 2027 perché è già un mal di testa il 2023.

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