Tra alta tecnologia e umanità infermieristica

RUOLI CHIAVE. Senza la sensibilità dell’infermiere e la regia silenziosa del «case manager», anche l’intervento più avanzato può diventare un’esperienza fredda.

Il tumore alla prostata è la neoplasia solida più diffusa tra gli uomini in Europa. Fortunatamente, grazie agli screening precoci, oggi viene spesso diagnosticato in fase iniziale, quando la chirurgia può offrire una possibilità di cura definitiva. Tra le tecniche più avanzate, la prostatectomia radicale robot-assistita rappresenta una delle scelte più efficaci: meno invasiva, più precisa, con un recupero post-operatorio più rapido. Tuttavia, dietro ogni intervento tecnologico c’è un percorso profondamente umano, fatto di ansie, domande, bisogni. È qui che entra in gioco il valore degli infermieri e degli

Il case manager, un infermiere con formazione avanzata che coordina l’intero iter terapeutico

infermieri case manager. Nel reparto di Urologia, l’infermiere è spesso il primo volto che il paziente incontra. Spiega la procedura, aiuta a comprendere i rischi e i benefici, prepara all’intervento e, soprattutto, ascolta. Dopo l’operazione, assiste nella gestione del catetere, della ferita chirurgica, fornisce istruzioni su dolore, igiene, esercizi per il pavimento pelvico e segnali di allarme da monitorare. Ma il valore dell’infermiere va oltre la tecnica: è un punto di riferimento emotivo, capace di accogliere la paura della perdita di virilità, l’imbarazzo dell’incontinenza, i dubbi sulla ripresa della vita sessuale.

Accanto all’infermiere di reparto, si afferma sempre più il case manager, un infermiere con formazione avanzata che coordina l’intero iter terapeutico. Dalla diagnosi alla dimissione, garantisce continuità, organizza visite, favorisce il dialogo tra specialisti, monitora il follow-up. La sua presenza aiuta l’assistito a non perdersi nei meandri burocratici del sistema sanitario. Affrontare la prostatectomia robotica con consapevolezza e serenità è possibile. Ecco alcuni suggerimenti forniti dagli infermieri esperti in urologia alle persone in attesa di intervento chirurgico: chiedere spiegazioni chiare su ogni fase del percorso, compresa la dimissione; iniziare (se possibile) esercizi di rinforzo del pavimento pelvico con l’aiuto di un fisioterapista.

Dopo l’intervento è utile seguire con costanza gli esercizi di riabilitazione del pavimento pelvico (tipo Kegel), evitare la caffeina e gli alcolici che irritano la vescica. Bere a piccoli sorsi durante la giornata, curare l’alimentazione evitando la stitichezza e le pressioni addominali. Utile redarre un diario minzionale annotando orari, perdite, stimoli urinari e quantità/qualità dell’urina. Non esitare a chiedere supporto psicologico per affrontare dubbi su sessualità o identità. Febbre, dolore persistente, sangue nelle urine, ferita arrossata o maleodorante sono segni e sintomi da non ignorare, in tal caso bisogna contattare subito l’équipe medica per un controllo approfondito.

In conclusione la chirurgia robotica rappresenta un traguardo straordinario della medicina moderna. Ma senza l’umanità dell’infermiere e la regia silenziosa del case manager, anche l’intervento più avanzato rischia di diventare un’esperienza fredda e disorientante. Infermieri e case manager sono i ponti tra la tecnologia e la vita reale. Rendono la cura accessibile, comprensibile, sostenibile. Accompagnano l’assistito nel viaggio più difficile: quello verso la guarigione e la riconquista della propria normalità.

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