Atalanta- Samp, intervista a Zapata
«M’aspettavo di più, obiettivo più di 11 gol»

L’attaccante è sereno: «Non pensavo a un avvio così difficile, so che io devo segnare. La Samp fa possesso palla, noi l’intensità di Firenze. Che botte con Andersen in allenamento»

Per vederlo sorridere bisogna parlargli dei figli, i capelli sono un cespuglio per rito di famiglia, l’obiettivo stagionale resta lo stesso di luglio: migliorare il numero di gol, come sempre. Da quando è in Italia in cinque anni è sempre successo.

Duvan Zapata è un gigantesco armadio nero che trasmette fisicità: appena si muove, si muovono mille dei suoi muscoli evidente dono della natura, ma evidentemente curati dal lavoro. Il colombiano, 27 anni, in Italia dal 2013, a parte la stagione d’esordio vissuta soprattutto in panchina (a Napoli), a inizio torneo non è mai stato così a lungo senza segnare (Napoli, Udinese, Samp). «Ma io non sono preoccupato - ha cominciato ieri il centravanti nell’incontro con i cronisti -, perché l’intesa con i compagni migliora e perché mi sento sempre più nel gioco del mister. Il gol prima o poi arriverà, e so bene che se mi preoccupo troppo non mi aiuto».

Però, che filosofia...
«So che l’Atalanta ha bisogno dei miei gol, io posso solo lavorare per migliorarmi. Capisco che le cose vanno sempre meglio sul piano del gioco, adesso so bene cosa vuole il mister da me e cerco di fare al meglio quello che mi chiede».

E cosa le chiede Gasperini?
«Per esempio di imparare certi movimenti che non faccio in automatico, e soprattutto di dimenticarne altri».

Ci può fare un esempio?
«Le mie caratteristiche le conoscete, chiaro che se posso giocare negli spazi come contro la Roma magari le mie qualità emergono più facilmente. Se invece gli spazi non ci sono... Beh, adesso sto imparando a usare altre qualità...».

Ma di certo non si può fare solo contropiede...
«Io ascolto il mister e lavoro. Ogni giorno, con tutto l’impegno possibile».

Ma lei preferisce giocare con Gomez a fianco o con il capitano largo in fascia come a inizio stagione?
«Queste non sono considerazioni che mi competono, ripeto che io mi alleno per fare quello che mi chiede l’allenatore. Lui fa le strategie».

Lei naturalmente sa che Bergamo aspetta i suoi gol.
«Lo so bene. E il mio obiettivo resta quello fissato a inizio stagione, di certo non lo cambio per un momento-no».

Lei a luglio aveva detto che si voleva migliorare...
«Esatto. Il mio obiettivo è migliorare gli 11 gol che ho segnato con la Samp nella stagione scorsa. Normale, sono un professionista. E da quando sono in Italia è sempre successo, in ogni stagione. Ho segnato cinque, sei, otto, dieci e poi undici gol. Mi pare normale dire che quest’anno punto ad arrivare a dodici per fine stagione».

Certo. Ma è realistico?
«Perché no. L’Atalanta di Firenze farà punti, io ho pochi dubbi. Se giochi con quell’intensità diventa difficile per tutti. Certo, dobbiamo migliorare in zona gol. Io in particolare devo fare di più».

Che storia se cominciasse contro la Sampdoria.
«Per me è bello che arrivi la partita, lavori tutta la settimana per questo, io quando gioco mi sento felice. Ed è bellissimo che arrivi la Sampdoria. Là sono stato bene, ero amico dei sudamericani, la squadra era ed è molto organizzata».

Cosa pensa di Giampaolo?
«Ho grande stima per mister Giampaolo, è un allenatore dal quale ho imparato tantissimo. Quella con la Samp è stata la mia stagione con più gol da quando sono in Italia».

E domani cosa succederà?
«La Samp palleggia volentieri, lo sa fare molto bene. E in difesa lavora tantissimo sulla linea, spesso ti manda in fuorigioco».

E prende pochi gol. Lei conosce Andersen?
«Certo, era il mio avversario in allenamento, ci siamo sempre dati un sacco di botte. È forte, bravo tecnicamente. E Tonelli è davvero un maestro di tattica, fortissimo...».

E davanti la Sampdoria fa gol. Quagliarella non invecchia mai...
«Fabio è un esempio per tutti, l’ho capito in fretta».

Con Gasperini come va?
«Molto meglio che all’inizio della stagione perché ora so cosa vuole. E sul piano fisico adesso sto bene. Ma all’inizio ti devi abituare. Alla Samp lavoravo in modo diverso...».

Ma lei pensava a un avvio così difficile quando ha accettato l’Atalanta?
«No, non immaginavo a tutta questa fatica. C’era l’Europa che sembrava possibile, all’inizio pensavo che avremmo fatto più punti. Ma siamo solo all’inizio della stagione, per questo secondo me non siamo ancora in ritardo, anzi ci sono ancora tutte le possibilità per recuperare terreno».

Lei sembra davvero molto sereno.
«Vi assicuro che tutto il gruppo è molto sereno. Siamo consapevoli che bisogna fare meglio, ma anche della buona gara fatta a Firenze. L’importante è che l’intensità resti una nostra prerogativa. Non dovremo mai venire meno».

Quindi zero problemi, dice lei.
«Noi ogni giorno lavoriamo sodo per migliorare, sappiamo che la società ci offre il meglio e che tutto l’ambiente ci è vicino. Soprattutto i tifosi. Qui a Bergamo sono incredibili».

Ma lei quando torna a casa e non ha segnato, cosa spiega ai suoi bambini?
«Ah - risponde Zapata regalando un sorriso enorme -, Dantzel, la bimba, ha sei anni, Dayton, il maschio, appena quattro. Per adesso non capiscono benissimo. Quando entro in casa mi chiedono subito se ho fatto gol, io in questo periodo rispondo sempre di no e loro per un momento si intristiscono. Ma sono ancora piccoli, passa subito».

Meno male... Ma le si può chiedere dei capelli? Lunghi, rasati, ricci..
«No, non sono come Sansone... Questo adesso è il look di famiglia, mi sono solo adeguato. Mia moglie è così, i due bambini sono così. Con molti più capelli per la verità...».

La vedono spesso in Città Alta.
«Sì, mi piace tantissimo. Anche alla mia famiglia. Ci andiamo sempre tutti insieme».

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