
(Foto di Sana)
LA STORIA. Il 14enne dell’Omero Bergamo è il più giovane azzurro ai Giochi europei paralimpici. Marcarini: «Esperienza meravigliosa».
Ephrem Bona si è imbarcato lunedì 21 luglio dalla Malpensa, direzione Istanbul, con uno zaino pieno di sogni e speranze: normale quando hai 14 anni come lui. Attenderlo gli Epyog, alias gli European Para Youth Games, di cui sarà il più giovane della spedizione dell’atletica leggera (8 elementi) e dell’intero gruppo azzurro (66 atleti in 9 discipline): «Durante gli ultimi allenamenti prima di partire era l’immagine della felicità – spiega Gianni Marcarini, coach del ragazzo d’origini etiopi arrivato in Italia dieci anni fa –. Per lui sarà tutta esperienza in prospettiva ed è benaugurante che la federazione abbia subito puntato su di lui».
Già. Il piccolo-grande Ephrem (già alto più di 1,80, calza il numero 44 di scarpe) è planato un anno fa sulla nostra atletica (super tra i normodotati, s’impose in una gara provinciale di vortex) portandosi dietro l’aurea del possibile predestinato. Tre indizi non fanno una prova ma fanno ben sperare: risiede a Cividino di Castelli Calepio, il paese di Yassine Rachik (personale in maratona 2h08’05”, bronzo agli Europei 2018). L’amputazione transfemorale alla gamba sinistra lo pone nella categoria T 63, la stessa di Martina Caironi (di cui Marcarini è stato demiurgo negli ultimi anni). Sta scoprendo i lanci, da un decennio terreno di conquista di un altro campione bergamasco a cinque cerchi, Oney Tapia: «Al momento l’obiettivo è quello di allargare in più possibile la sua base motoria – continua il coach leffese –. Da un mese abbiamo una protesi nuova di zecca e potenzialmente più performante, costruita all’Inail di Padova».
Ad attenderlo nella trasferta turca, prima in carriera fuori dai confini nazionali, una concorrenza ben più esperta (categoria aperta dai 13 ai 17 anni) che la nuova «stellina» dell’Omero Bergamo proverà a sfidare in tre diverse specialità. I 100 metri, in programma sabato mattina a breve giro di pista dal lancio del giavellotto pomeridiano, con il getto del peso in calendario il giorno dopo. Di lui, online, ci sono ancora le immagini di quando palleggiava sotto canestro con Gigi Datome (sino a un paio d’anni fa sembrava preferire il basket).
Nel tempo, invece, l’ombelico del suo mondo sportivo sono diventate le piste e le pedane del «Putti» di via delle Valli. «Cosa può valere già ora a livello di prestazioni è difficile dirlo, agli Assoluti di Grosseto, dove si è preso due titoli nei lanci gareggiava con gli attrezzi dei grandi – chiude il coach Marcarini –. Al di là dell’aspetto agonistico, è bello il messaggio di speranza che porta la sua storia: non a caso ha una famiglia adottiva molto solida alle spalle».
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