(Foto di Afb)
CALCIO. Un anno a tinte nerazzurre, per la prima volta con tre allenatori. Dal pari col Barcellona alla vittoria contro il Chelsea. E quel 4-0 rifilato alla Juventus.
Bergamo
Il 2025 dell’Atalanta è iniziato e finito allo stesso modo, con una sconfitta contro l’Inter. Nel frattempo è successo di tutto. Un anno intenso, come sempre nel calcio: gioie incredibili, delusioni atroci.
Un anno che inizia con la prima, storica partecipazione alla Supercoppa italiana, la semifinale persa 2-0 contro l’Inter all’Al-Awwal Park di Riad, in Arabia Saudita. Quindi testa al campionato: il 2025 scatta con l’Atalanta prima in classifica, a pari con il Napoli, che però il 18 gennaio vince a Bergamo ristabilendo le gerarchie.
A gennaio, soprattutto, una partita iconica, la prima dell’Atalanta contro il Barcellona. Un 2-2, nella sfida giocata in Spagna, che regala ai nerazzurri il nono posto nella maxi classifica della Champions League. Una serata ricca d’orgoglio per i tifosi bergamaschi, che vedono la loro squadra del cuore giocarsela alla pari contro uno dei club più importanti della storia del calcio.
Al centro dei pensieri di febbraio ancora la Champions League, per la sfida ai playoff contro i belgi del Club Bruges. La partita d’andata, in Belgio, sembra destinata a concludersi in pareggio, rimandando il discorso qualificazione alla sfida di ritorno, da giocare a Bergamo. Poi, all’ultimo minuto di recupero, sul risultato di 1-1, una sbracciata innocente di Hien sfiora il volto di Nilsson, che crolla a terra: per arbitro e Var è rigore, lo stesso Nilsson trasforma e chiama l’Atalanta alla rimonta una settimana più tardi.
Il ritorno è da film. L’Atalanta è carichissima, forse troppo. Va sotto 2-0 nel primo tempo, accorcia ad inizio ripresa, subito dopo subisce il 3-1. Avrebbe la possibilità di riaprire tutto con un calcio di rigore, ma Lookman sbaglia: «Il peggior rigorista che io abbia mai visto», ironizza Gasperini a fine partita. E via di polemiche.
Testa alla Serie A. E l’Atalanta non molla la presa, nonostante qualche pareggio di troppo in casa. Soprattutto, vince 4-0 sul campo della Juventus, una serata da libri di storia. Con tanto d’abbraccio di pace tra Gasperini e Lookman. E una settimana più tardi c’è la sfida contro l’Inter capolista, un’occasione unica per riaprire il discorso Scudetto a dieci giornate dalla fine.
Niente da fare. Perché l’Atalanta perde contro l’Inter e perde anche la bussola della sua corsa, venendo sconfitta nei due fine settimana successivi da Fiorentina e Lazio. Insomma, la corsa Scudetto è andata, ma c’è un posto in Champions League da conquistare.
E infatti l’Atalanta si rimette in carreggiata con due vittorie speciali, in casa contro il Bologna e a San Siro contro il Milan. Inciampa con il Lecce ma travolge il Monza, fino allo scontro diretto decisivo per la Champions: a Bergamo arriva la Roma. Una sfida risolta dall’uomo che non ti aspetti, Ibrahim Sulemana, che in stagione aveva giocato solo una manciata di partite. Raccoglie una palla vagante al limite dell’area e la scarica all’angolino: gol, vittoria e quarto posto conquistato. Con Retegui capocannoniere del campionato.
Il mese di giugno è quello del cambio in panchina, il primo dal 2016. Le voci si rincorrono, Gasperini pranza a Firenze con la dirigenza della Roma, un gruppo di tifosi prova a convincere lui e la società a riavvicinarsi, a proseguire insieme. Non basta: «Ho capito che era arrivato il momento di fare questo passo. Perché, vi chiederete, lascio l’Atalanta? Per bisogno di nuovi stimoli, per la fiducia trasmessami e per il rinnovato entusiasmo che ne deriva», scrive l’allenatore in una lettera a L’Eco di Bergamo.
Addio di Gasperini e arrivo di Juric, tra tanti dubbi, com’è normale che sia quando va sostituito l’allenatore con cui l’Atalanta ha riscritto la sua storia. Il campo sarà sempre giudice e in campo l’Atalanta inizialmente fatica, perché pareggia con Pisa e Parma nelle prime due di campionato. Poi, al rientro dalla sosta per le nazionali travolge il Lecce, perde con il Psg campione d’Europa, e travolge anche il Torino. Gioca una bella partita - pareggiata in modo sfortunato - sul campo della Juventus e batte il Bruges in Champions League. I malumori sembrano alle spalle.
Tutt’altro, perché seguono cinque pareggi che riempiono di dubbi la mente dei tifosi dell’Atalanta: Como, Lazio, Slavia Praga, Cremonese, Milan. Tre gol fatti, tre subiti. Tutto crolla nella settimana successiva: l’Atalanta perde a Udine, poi vince - con un gol clamoroso di Samardzic all’ultima azione - sul difficile campo del Marsiglia, tre giorni prima di venir travolta dal Sassuolo neopromosso, a Bergamo.
È la fine della breve avventura di Juric sulla panchina dell’Atalanta. Al suo posto arriva Palladino, che già dalla presentazione cerca di ritrovare l’entusiasmo perduto: «Voglio una squadra aggressiva e coraggiosa, come da suo dna».
L’esordio è da incubo perché sul campo del Napoli, dopo due settimane di sosta per le nazionali in cui l’allenatore ha potuto lavorare solo con poco più di una decina di giocatori. La vera prova da non fallire è a Francoforte, in Champions League: un netto 0-3 che rilancia le ambizioni nerazzurre. Ma è in campionato che è necessario recuperare.
L’Atalanta batte la Fiorentina, elimina il Genoa dalla Coppa Italia, ma cade clamorosamente sul campo di un Hellas Verona che non aveva mai vinto in stagione. E ci si chiede: che squadra è quest’Atalanta? La risposta arriva tre giorni dopo. A Bergamo con il Chelsea. E l’Atalanta c’è, se la gioca alla pari, va sotto, pareggia con Scamacca, completa la rimonta con De Ketelaere. Vince e si regala una notte di festa: è forse la parola fine su un periodo, tra agosto e novembre, che aveva fatto venire il mal di testa ai tifosi nerazzurri.
Siamo agli ultimi giorni, alle vittorie - un po’ sofferte - contro Cagliari e Genoa. E alla sconfitta contro l’Inter, l’ultima dell’anno, piena di rammarico. Per fortuna la pausa di Capodanno non esiste più e il 3 gennaio 2026 si torna già in campo, a Bergamo arriva la Roma di Gasperini. Era difficile immaginare un inizio più intrigante.
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