Il baby talento e chi si è perso, sogni e rimpianti del pallone: al Capitol il film «999-L’altra anima del calcio» - Trailer

CINEMA. Lunedì 22 maggio il film di Federico Rizzo ispirato al libro «999» di Paolo Amir Tabloni sarà in sala a Bergamo, allo Studio Capitol, prima di proseguire il tour italiano a Piacenza. Ecco il trailer.

«Uno su mille ce la fa». E gli altri? Gli altri sono «quelli che non», quelli che «hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro», quelli con un grande futuro alle spalle, marcati così stretti dal successo da non riuscire a dribblarlo. Quelli rapiti e persi nel castello delle illusioni, beffati dalla sorte come un terzino da un tunnel. Gli altri sono quelli che non ce l’hanno fatta, i «999-L’altra anima del calcio», raccontati dal film di Federico Rizzo ispirato al libro «999» di Paolo Amir Tabloni. Il lungometraggio è prodotto e in parte sceneggiato per Oblivion Production da Stefania Tschantret, moglie dell’ex calciatore Marco De Marchi, oggi procuratore sportivo. Lui è quell’uno su mille arrivato in Serie A ma ha deciso di raccontare anche il «dark side» del pallone di chi ha perso la partita in campo. Amici ed ex colleghi condannati allo status di sconfitti anche nella vita in un’equazione perversa tra la categoria del calciatore e il valore umano.

Il film, girato nel 2020, è uscito in anteprima nazionale a Bologna l’8 marzo. Lunedì 22 maggio sarà in sala a Bergamo, allo Studio Capitol (alle 21, info e biglietti in sala o sul sito del Capitol), prima di proseguire il tour italiano a Piacenza. Ha ricevuto la Mention d’Honneur allo Sport Movies&Tv 2022-40th Milano International Ficts-Fest, è stato selezionato a Europa Film Festival 2023 e alla 45 edizione del Miff 2023 (Moscow International Film Festival).

A metà tra fiction e docu-film, al centro dello schermo c’è il personaggio di Lorenzo, 16 anni, talentuoso attaccante di una squadra piacentina arrivato alla Primavera del Bologna per riscattare il passato del padre, ex calciatore fallito. Lorenzo è circondato da un mondo che lo spinge come fosse un razzo al decollo: molte certezze, imperativi categorici, dubbi in fuga, vincere «è l’unica cosa che conta». Ma accanto al romanzo di formazione di Lorenzo il lungometraggio racconta le storie vissute di chi è rimasto indietro mentre l’attimo fuggente fuggiva. Come Fabio Valente, oggi pittore ed esperto di web marketing. A 17 anni nel 1981 esordì col Milan in Serie A, e poi implose senza sapere perché. O come Marco Nichetti, detto Nik, mezzala promessa dell’Inter e compagno di Totti nelle giovanili azzurre, perso nelle nebbie del calcio padano.

E come una vecchia conoscenza bergamasca, Oreste Didonè, il paradigma del talento smarrito. Didonè ha lasciato il calcio 20 anni fa dopo l’ultima stagione alla Pavullese, in Serie D. A 20 anni, dopo la trafila nel Como, Oreste arriva alla Virescit in C, nella stagione di grazia 87-88 in cui i viola sfiorano la Serie B. È un trequartista immaginifico, con un piede fatato e sembra avere in mano un biglietto per il successo. «Il più forte che ho incontrato», disse una volta di lui Roberto Baggio con parole simili a quelle che Maradona dedicò al leggendario Trinche Carlovich. Didonè era stato scoperto e lanciato al Como da Mino Favini che su di lui non ha mai cambiato idea: lo «sciagurato» Oreste è il più grande talento inespresso degli ultimi anni. Aveva tutto per arrivare, si è fermato su un ginocchio spezzato. Da allora solo discesa.

Lorenzo sarà quell’uno su mille?, è una questione che il film lascia aperta. Ma il punto dell’«altra anima del calcio» è presumibilmente un altro: essere uno dei 999 che hanno sbagliato il calcio di rigore della vita e scoprire che c’è vita oltre quel rigore. Un messaggio per i mille giovani sognatori e ancor più per tutti gli adulti che trasformano quel sogno in una gabbia.

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