Intervista a Percassi: «Scamacca-Touré il futuro. E lo stadio mi emoziona»

ATALANTA. «Acquisti a gennaio? Se serve interverremo, ma recuperiamo la coppia d’attacco: è fortissima. Ogni giorno cambio strada per passare dal cantiere»

«La mia Atalanta è quella del dottor Giuseppe Brolis, il responsabile del settore giovanile che c’era quando arrivai ragazzo a Bergamo da Clusone. Educazione, valori, rispetto delle regole in campo e fuori. Per questo oggi investiamo tanto sulle professionalità per il vivaio. Tutto il resto, compresa la prima squadra, viene di conseguenza».

Antonio Percassi parte dal passato remoto per le sue considerazioni a cavallo tra la fine dell’anno che se ne va e quello che già si delinea all’orizzonte. Arrivando ad abbracciare il passato prossimo («anno memorabile il 2023: Europa riconquistata e conti a posto, e non era scontato»), il presente («impegno su tre fronti per essere protagonisti, che vuol dire cercare di reggere il passo dei club più blasonati») e il futuro («sogno di veder giocare insieme Scamacca e Touré, sono sicuro che ne vedremo delle belle. E mi emoziono quando passo davanti al cantiere dello stadio e penso che tra qualche mese sarà tutto pronto»).

Ritorno in Europa, bilancio in utile per l’ottavo anno consecutivo, il mercato più ricco e vivace (in entrata e in uscita) della storia della società. Presidente, come saluta questo 2023 che si chiude?

«Come un anno memorabile, un altro, nella storia dell’Atalanta. Siamo tornati in Europa da quinti in classifica, e dopo esserne rimasti fuori per un anno non era così scontato riuscirci subito. Come non era scontato il bilancio sano, ma per noi è una necessità. Perché noi siamo una società che deve avere i conti a posto, essere sostenibile, avere la capacità di autofinanziarsi sia dal punto di vista sportivo, sia da quello di tutti gli investimenti che stiamo facendo. Lo stadio, soprattutto, ma anche l’Under 23, il settore giovanile, le strutture di Zingonia... E le persone. Non lo dico da papà, ma da presidente dell’Atalanta: mio figlio Luca è stato bravissimo, anche nello scegliere i dirigenti che lavorano con lui».

Due novità di rilievo: Under 23 e cambio al vertice del settore giovanile con l’arrivo come responsabile di Roberto Samaden, un top nel suo campo.

«L’Under 23 è un altro grande progetto, nel quale crediamo molto. Per i nostri giovani, per creare una sorta di collante fra il settore giovanile e la prima squadra e rendere il salto meno traumatico. La nostra cultura del vivaio affonda le sue radici nella storia. Per noi è fondamentale. E l’ingaggio di Samaden è stato deciso per continuare e rafforzare questa tradizione. Ma gli investimenti non riguardano solo le figure di vertice. Riguardano anche tutte le professionalità, anche quelle meno appariscenti, ma non per questo meno importanti».

Torniamo al bilancio di fine anno. Gli ultimi mesi ci portano all’attualità: come valuta il comportamento della squadra in queste prime 17 giornate di campionato?

«Siamo soddisfatti. la squadra è stata lineare a livello di prestazioni, che sono sempre state buone, ad eccezione della partita di Torino. Siamo comunque nella parte sinistra della classifica, in un gruppone con tante altre squadre. Qualche rimpianto c’è perché contro le big (Inter, Napoli, Lazio, Fiorentina...) avremmo meritato di fare punti, e a Bologna addirittura di vincere. Ma tutto sommato va bene così».

E il rapporto con Gasperini? Otto anni sono qualcosa di impensabile per il calcio italiano, soprattutto di questi tempi. L’alchimia resiste?

«Quello con il mister è un binomio vincente. Otto anni sono tanti, certo, ma sono stati otto anni vincenti e ricchi di soddisfazioni. Non è poi così strano che il nostro rapporto sia durato così a lungo, se guardiamo i risultati».

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