La Coppa Italia del ’63 ha perso anche Christensen, volato via

IL RICORDO. Spentosi da mesi, a 85 anni, la notizia arriva a Bergamo da Carsten Nielsen, figlio di Flemming che in quegli anni era all’Atalanta insieme a Kurt.

Sembra davvero incredibile, nell’epoca di internet e delle notizie che volano rapidissime, ma che Kurt Christensen, mezzapunta atalantina nell’anno della Coppa Italia vinta dai nerazzurri (1963), fosse volato via già da parecchi mesi (il 29 agosto 2022) da noi non lo sapeva nessuno. Wikipedia compreso che lo considera ancora in vita. La triste notizia ci è arrivata grazie all’amicizia di Carsten Nielsen, figlio di Flemming che arrivò a Bergamo proprio in compagnia di Kurt, anche se con impatto diverso, nella stagione 1961/62.

Chi è Kurt Christensen

Christensen era nato il 26 aprile 1937 a Odense, città natale dello scrittore Hans Christian Andersen e passò dalla squadra cittadina dell’OB all’Atalanta dove restò per tre campionati, raggranellando 43 presenze con 10 gol. Era stato segnalato da Soerensen, supportato come interprete da don Porisiensi, e acquistato senza provinarlo perché aveva perso il padre in un incidente stradale il giorno prima della partita. Ma di fronte a qualche perplessità pesò il parere del «Pastùr», com’era soprannominato l’ex cannoniere danese, nato nella stessa Odense.

Siamo stati testimoni del suo esordio in maglia nerazzurra, nell’ultima domenica di agosto, un 6 a 0 patito a San Siro da una maramaldeggiante Inter con Cometti migliore in campo. Kurt, anche a causa di infortuni, faticherà a trovare spazio nei titolari, anche se si toglierà qualche soddisfazione, come il gol della vittoria in Inter-Atalanta 1-2 del campionato successivo (rivincita micidiale al pensiero che i «bauscia» vinceranno lo scudetto perdendo entrambe le partite con i bergamaschi) e una doppietta decisiva contro il Catania negli ottavi di Coppa Italia (2-1), firmando anche il gol a Lisbona in Coppa delle Coppe contro lo Sporting (3-1) nonostante l’inferiorità numerica con Calvanese in porta al posto dell’infortunato Pizzaballa.

«Flipper» il soprannome

Dopo l’esperienza bergamasca, che gli valse il soprannome di «Flipper», Kurt passò alla Lazio, 25 presenze con 3 reti in un torneo, e poi al Catania, 7 presenze con un gol, prima di far ritorno in patria, sempre all’Odense, dove gioca altri tre campionati. È anche allenatore nella Quarta divisione danese prima di dare l’addio al calcio e ritagliarsi un posto come apprezzato commerciante.

Suo fratello John è il nonno di Andreas Christensen, ventisettenne difensore centrale, che ha giocato nel Chelsea agli ordini di Conte e Sarri (che lo utilizzerà poco dopo averci litigato) e adesso veste la maglia del Barcellona ed è una stella della nazionale danese.

Kurt aveva un carattere socievole ed era molto benvoluto da tutti. Era divorziato e risposato con Else Christiansen, con la quale visse fino all’ultimo. Ammalatosi di demenza senile, Christensen è stato ricoverato negli ultimi tre anni in una casa di cura a Faaborg sull’isola di Funen, dove aveva sempre vissuto e dove si è spento il 29 agosto dell’anno scorso.

L’Odense OB, sua prima e ultima squadra, nel giorno dei funerali l’ha omaggiato con uno splendido bouquet di fiori. Flemming Nielsen, che lo aspettava lassù da tempo, gli è certamente andato incontro e adesso stanno parlando di Bergamo, della Coppa Italia, dello stracotto con la polenta e di quelle passeggiate sulle Mura, guardando giù verso Città Bassa con lo stupore di sempre e una malinconia appena accennata.

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