In 29 mila pronti a scendere in campo
Ecco il video con tutte le indicazioni

Fra passione e incognite un esercito di atleti pronto ad affollare campi all’aperto e palestre. Tante difficoltà logistiche sugli impianti e onerosi protocolli per evitare rischi sanitari: verso un’annata difficile. Il video utile realizzato dalla Gsd Paladina Calcio.

C’è un mondo alla base che guarda quello in vetta e si accinge a ripartire. A comporlo 29 mila atleti fra Figc, Fipav e Fip, tre delle principali federazioni dilettantistiche affiliate al Coni, per cui sono giorni frenetici: nelle scorse settimane dall’alto è arrivato l’ok per il via libera a praticare attività agonistica dopo oltre sei mesi di stop. Ora si prova a farlo per davvero, tra chi si è già messo in moto e chi temporeggia sul da farsi.

Altro universo

Dal numero sono da togliere i club di casa nostra che calcio, pallavolo e basket lo praticano in maniera professionistica (a cominciare da Atalanta, Zanetti, Agnelli Tipiesse, BB14 e BCC Treviglio), che rappresentano un mondo a sé stante. Prendi l’esempio del football: in serie A, senza essersi sottoposti a un test sierologico non si mette piede in un centro sportivo, prassi non obbligatoria a livello dilettantistico o giovanile. Nessuno lo vieta, anzi, ma i costi (a carico della società) diverrebbero a lungo andare insostenibili. Al netto della cassa di risonanza, un’altra differenza sostanziale è alla voce strutture: tutti, alla base, in queste settimane hanno misurato la volumetria degli spogliatoi alla ricerca dell’agognato metro di distanziamento.

Le difficoltà logistiche

Chi sta meglio a livello dilettantistico e giovanile è chi ha centri sportivi o palestre di proprietà (o in gestione esclusiva): in queste settimane ha potuto per lo meno metterci mano a proprio piacimento. Gli altri sono alle prese con parecchie incognite, tra quello di responsabilità e costi extra (chi paga la sanificazione?) e situazioni al limite in cui qualche amministrazione comunale non consente l’utilizzo né di docce né di spogliatoi. Se il meteo sarà clemente, può funzionare ancora per una quindicina di giorni, ma poi? Il rischio, con l’arrivo delle prime influenze, è che si moltiplichino a dismisura i sospetti casi di Covid-19: non il massimo, con l’autunno che si prospetta all’orizzonte.

Scuola e sport

La riapertura delle scuole è giustamente la priorità di un paese che sul filo dell’emergenza sembra ostinarsi a ragionare ancora a compartimenti stagni. La mattina, nelle ore di educazione fisica, gli sport di squadra sono vietati dal Cts. Lo stesso comitato tecnico scientifico che le autorizza al pomeriggio, nelle associazioni sportive dilettantistiche, che potranno seguire tutte le precauzioni del caso ma sempre degli sport di contatto si troveranno a gestire. Al primo caso di positività «comune» sarà rimpallo di responsabilità? C’è la capacità di gestirli in tempi rapidi (test pungidito) evitando di mettere in quarantena scuole, associazioni sportive e famiglie?

Guarda il video con tutte le indicazioni realizzato dalla Gsd Paladina calcio che riassume le principali indicazioni per la sicurezza della salute negli ambienti sportivi.

A porte chiuse

Chi fa domande e considerazioni è anche Vittorio Bosio, presidente bergamasco del Csi, alle prese con un problema non secondario. Molte delle palestre che i club utilizzavano in orari serali, saranno adibite ad aule: «Lo sport di base è un’agenzia educativa come la scuola, ma oggi è dimenticato», ha detto in una recente intervista rivolta anche alle famiglie degli atleti, tutte con le loro necessità, i loro rischi, le loro responsabilità. C’è chi spinge per una ripresa il più veloce possibile per organizzarsi la vita e chi legittimamente ha dei timori. Anche per loro sarà un anno sui generis: la presenza sulle tribune in Lombardia sarà possibile dal 10 settembre previo ok delle società, a cui per la gestione servirà però personale aggiuntivo.

Cercasi gradualità

L’impressione, è che di qualsiasi schiera si faccia parte (atleta, allenatore, dirigente, presidenti, addetti ai lavori) riprendere a fare sport «alla base» sia qualcosa di molto simile a un atto di fiducia incondizionata nel futuro. Giusto, anzi giustissimo ripartire (in primis per gli atleti, ma anche per ciò che ci gravita attorno), ma la rimessa in moto di una macchina tanto imponente andrebbe calibrata con maggiore gradualità e visione d’insieme. Se andrà bene, come tutti speriamo, diremo che siamo un popolo di visionari. Se qualcosa andasse storto, ecco i soloti soloni con il dito alzato lì a dire: »Siete voi che non rispettate le regole...». Forse il problema sono proprio quelle (vedi protocolli qui a fianco): prima di partire, le spieghino almeno per filo e per segno.

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