Michela Moioli: «Vorrei vincere ancora alle Olimpiadi»

Snowboardcross A Livigno si è svolto il «Moioli Day» con i suoi sponsor: festeggiato l’argento di Pechino ma l’atleta di Nese ha già nel mirino Milano-Cortina ’26.

È il suo «Moioli Day». Sponsor, familiari, amici e il suo manager, Alex Carera, sono tutti qui a Livigno per chiudere e per festeggiare una stagione che ha il colore, argento, della medaglia conquistata nello snowboardcross a squadre alle Olimpiadi di Pechino: un traguardo eccezionale, ma Michi avrebbe voluto fare anche di più. Si aggira nella sala con la sua testa di capelli biondi e lunghi, teutonici, la Brunilde di Nese, lo sguardo e la parlata schietti. Addosso ha ancora la tuta azzurra della nazionale femminile di sci, con scritto dietro un bell’«Italia», che da superbergamasca le piace sfoggiare.

Sullo schermo, passa un video dei suoi primi passi sugli sci: senza nessuna paura. Poi una medaglia d’oro (Pyeongchang 2018) che luccica nel sole olimpico coreano; quindi il bandierone tricolore che ha portato durante la cerimonia inaugurale cinese di quest’anno.

«Penso di aver già fatto tanto, ma anche di avere davanti quattro anni importanti. Mi piacerebbe goderli un po’ di più. Che non significa lavorare di meno, faticare di meno ma magari mettersi addosso meno pressioni. Penso di poter ottenere anche più risultati restando più libera e più serena»

A Fabio Bosatelli presidente di Gewiss, Giorgio Tana esm di Refin, Mario Bortolotti dei Salumi omonimi, Giuseppe Panseri di Despe Michela consegna un piccolo trofeo: una tavola da snowboard nera che firma con un pennarello bianco. «Stamattina abbiamo sciato insieme, chiudo questa stagione con tutti coloro che mi hanno aiutato in questi due anni così belli e così difficili» dice. «Ma vorrei vincere ancora una o due medaglie olimpiche».

Michela, perché da bambina ha scelto proprio questo tipo di sci? Cos’ha in più di quello tradizionale?

«È un modo di sciare completamente diverso: lo sci si affronta di petto, lo snowboard di lato. Poi c’è anche la questione delle sue origini: quando ho iniziato io facevano snowboard i tipi un po’ strani, un po’ più pazzi. Piano piano ho scoperto che poteva diventare veramente uno sport, che io potevo diventare un’atleta praticandolo. Oggi per me è un lavoro».

È cresciuto il livello delle sue avversarie ?

«Gli atleti di snowboard oggi sono tanti, e tutti migliorano, sì. Le piste, poi, cercano di disegnarle un po’ più facili, un po’ più sicure, e anche questo appiana i livelli, quindi a volte è più difficile emergere».

Lei scia in modo diverso rispetto ai suoi inizi?

«Ero molto scarsa nelle partenze, all’inizio ero sempre dietro e poi superavo. In questi ultimi anni ho lavorato tanto per cercare di partire davanti e sono diventata una delle più forti. Adesso però le altre cercano di superare me. A volte ce la fanno, a volte no. Ho ancora qualche chance di fare un bel risultato: non sempre capita, ma io ci provo sempre».

I materiali sono cambiati?

«Tantissimo, e ogni anno si evolvono. Settimana prossima avrò proprio una sessione di test per questo motivo».

Viene spesso a Livigno ad allenarsi?

«Sì, d’estate sempre in questa zona. Poi in Val d’Aosta…».

«Ho lavorato tanto sullo stress, con un mental coach. Tecniche di gestione dell’ansia durante la gara per riuscire a essere performante e raggiungere il cosiddetto “stato di flow”, in cui l’atleta riesce a rendere al 110%, ma non sempre ci si arriva. È un percorso che mi ha aiutato anche come persona, e che prosegue tuttora»

In Bergamasca va ancora a sciare?

«Assolutamente sì. Sono sempre molto legata al nostro territorio. Mi piace molto soprattutto Colere, dove ho imparato lo snowboard».

Usa mai i due sci?

«Raramente. Li ho messi di nuovo proprio di recente».

Effetto?

«Bello. Però mi diverto di più con lo snowboard».

Ha lavorato anche sull’aspetto mentale?

«Tanto sullo stress, con un mental coach. Tecniche di gestione dell’ansia durante la gara per riuscire a essere performante e raggiungere il cosiddetto “stato di flow”, in cui l’atleta riesce a rendere al 110%, ma non sempre ci si arriva. È un percorso che mi ha aiutato anche come persona, e che prosegue tuttora».

Si è appassionata al surf. C’è qualcosa in comune con lo snowboard?

«Non tantissimo, solo con la neve fresca hai una sensazione simile a quella che hai sull’acqua, ma sono sport molto diversi, la tavola nel surf si muove, devi imparare a saltar su… La porterò avanti più come passione».

L’Atalanta?

«Lo sport è fatto di momenti “up” e di momenti di “down”, anche l’Atalanta ora si sta tirando su. È una squadra che rappresenta molto bene la nostra bellissima città. Io ci sono davvero affezionata».

Di Sofia Goggia è proprio amica.

«È importante avere qualcuno con cui confrontarsi, facciamo una vita molto particolare, non facile talvolta da comprendere. Avere qualcuno che ti capisce è molto d’aiuto per superare i problemi».

Cosa vi accomuna?

«La voglia di vincere. A prescindere dagli infortuni, dalla paura, dalle pressioni».

Perché siete così più forti degli uomini nello sci?

«È un momento molto bello per le donne, i maschi stanno facendo più fatica. Ma torneranno anche loro a farsi valere».

A che punto della carriera pensa di essere?

«Penso di aver già fatto tanto, ma anche di avere davanti quattro anni importanti. Mi piacerebbe goderli un po’ di più. Che non significa lavorare di meno, faticare di meno ma magari mettersi addosso meno pressioni. Penso di poter ottenere anche più risultati restando più libera e più serena».

«È importante avere qualcuno con cui confrontarsi, con Sofia Goggia facciamo una vita molto particolare, non facile talvolta da comprendere. Avere qualcuno che ti capisce è molto d’aiuto per superare i problemi»

Soffre quando non vince?

«Sì, però so che le vittorie o le sconfitte sono solo dei risultati. L’importante nella vita è essere quello che sono. Ci tengo molto, nella mia semplicità di ragazza bergamasca. Io sono così, come si vede».

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