Tragedia alla Dakar, muore Goncalves
Prosegue la corsa per i bergamaschi

Il portoghese vittima di una caduta nella settimana tappa della corsa che si sta correndo in Arabia.

Sangue sulla Dakar. Una caduta è costata la vita al motociclista portoghese Paulo Goncalves, 40enne veterano della corsa che si sta correndo in Arabia. Il pilota è caduto nel corso della settima tappa da Riyad a Wadi al Dawasir all’altezza del km 276. Goncalves è stato trasportato in elicottero all’ospedale di Layla, ma le ferite erano troppo gravi e i medici non hanno potuto che constatarne la morte. Il portoghese nel 2015 era giunto al secondo posto della Dakar, ma soprattutto era alla sua tredicesima partecipazione alla grande corsa. L’ultimo incidente mortale era accaduto nel 2015, vittima il 39enne polacco Michal Hernik, vittima di una caduta nella terza tappa in Argentina, anche lui era un motociclista.

Dopo aver affrontato 3.700 km in 6 tappe i concorrenti della prima Dakar in Arabia Saudita hanno goduto sabato 11 gennaio di un giorno di riposo. Tra loro anche i 5 iscritti bergamaschi, anche se Marco Carrara, 54enne di Paladina, non compare nella classifica generale non avendo completato la prima tappa né la seconda per un guaio al suo Mitsubishi Pajero WRC. Il regolamento offre però a ogni equipaggio una seconda opportunità, chiamata Jolly: chi, come Carrara, ne usufruisce (già una trentina di veicoli finora) scivola nella categoria Dakar Experience, venendo depennato dalla classifica generale.

Un peccato perché Carrara ha un discreto ritmo: 54° nella terza tappa, 51° nella quarta, 52° nella quinta e 50° nella sesta. In due di queste si è tenuto dietro il compagno di squadra (R Team), rifilandogli 58 minuti e un’ora e mezza. «Finalmente una giornata di relax – racconta Carrara – dopo una settimana travagliata. Avevamo un guasto alla valvola wastegate, il turbo non andava, risultato giovedì sera. Una fatica incredibile, ma ora che il motore va è un’altra Dakar, ci divertiamo e l’altro ieri siamo arrivati freschi».

Problemi invece venerdì li ha avuti Giulio Verzeletti, al 27° posto con un Mercedes Unimog insieme ad Antonio e Carlo Cabini. Il 62enne di Telgate, titolare dell’Orobica Raid che schiera anche un Man, è esausto: «Abbiamo fatto le ultime dune con il buio, ci siamo pure insabbiati. Siamo usciti solo alle 23 dalla Speciale. La scatola di sterzo perde olio, per cui rabbocchiamo. L’organizzazione è buona, ma il catering al bivacco è scarso: cibi prettamente arabi, si fatica a mangiare. Parecchi hanno problemi intestinali, ma per fortuna al campo siamo vicini a Italtrans: ci aiutano, ci danno consigli e ci preparano anche la pasta. Sono disponibili e soprattutto competenti».

Il Ginaf del team Italtrans, composto da Claudio Bellina (Trescore Balneario), Giulio Minelli (Costa Volpino) e Bruno Gotti (Valbrembo), è invece 21° e a ogni tappa guadagna posizioni. A parlare è Gotti: «I primi 4 giorni sono stati devastanti, sassi e rocce ovunque, era facile tagliare le gomme. La quinta tappa è stata metà rocciosa e metà sabbia, l’ultima con le dune. Potevamo spingere di più, ma ci sono ancora 6 tappe (arrivo il 17 a Qiddiya). Abbiamo fatto ieri un bel tagliando al camion. Peccato per lo scarso interesse degli abitanti e per il freddo di notte, dormiamo in due sacchi a pelo».

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