Ambiente e Energia
Giovedì 11 Dicembre 2025
Convivenza pacifica uomo e orso, le proposte dal Molise sull'esempio della Slovenia
(ANSA) - CAMPOBASSO, 11 DIC - "Incrementare la potenzialità trofica delle zone frequentate dall'orso offrendo varietà e diversificazione delle fonti alimentari attraverso piantagioni di essenze fruttifere arboree e arbustive, in particolare lungo i corridoi di connessione tra le aree protette". E' una delle soluzioni proposte, per una pacifica convivenza tra uomo e orso, al ministro dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, da Corradino Guacci, presidente della Società italiana per la storia della fauna 'Giuseppe Altobello', con sede a Baranello, in Molise. Nel documento inviato al ministro e ad altre istituzioni, Guacci ha preso spunto dalle buone pratiche adottate in Slovenia.
"Un'integrazione alimentare somministrata esclusivamente nei periodi necessari potrebbe, oltre che tenere l'orso lontano dai guai, promuovere quella 'spinta riproduttiva' necessaria a una popolazione sofferente e a perenne rischio di estinzione.
Altrimenti - scrive Guacci - sarà l'orso stesso, come già fa, a provvedere autonomamente razziando rifiuti antropici dall'alto potere calorico. Lo spettacolo di un orso, simbolo della natura selvaggia, con una busta di rifiuti che pende dal muso, è un duro colpo alla dignità dell'animale e a quella della comunità responsabile della sua tutela".
Secondo Guacci, dunque, "un concreto aumento della consistenza numerica, favorito dall'alimentazione supplementare, ne faciliterebbe la diffusione in altre aree vocate dell'Appennino. Pensiamo al nascente e contiguo Parco nazionale del Matese con i suoi quasi 100mila ettari scarsamente antropizzati. Un aumento delle femmine consentirebbe inoltre di contrastare la loro tendenza filopatrica, ovvero la riluttanza a spostarsi dalle aree dove svernano e si riproducono".
"Numeri più alti - spiega lo studioso - permetterebbero di programmare ed effettuare, con maggiore tranquillità, la traslocazione di femmine lungo le linee di dispersione dei maschi facilitando così la colonizzazione di nuove aree, dinamica indispensabile alla sopravvivenza della popolazione appenninica". (ANSA).
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