'Nucleare leva strategica per raggiungere target ambientali'

(ANSA) - ROMA, 16 LUG - La transizione energetica può diventare un'occasione per rafforzare l'indipendenza energetica italiana puntando anche sul nucleare. È quanto emerge dal documento strategico messo a punto da Confindustria ed Enea, che individua nel ritorno dell'atomo una leva chiave per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione, stabilizzare i costi dell'energia e accompagnare la crescita industriale.La proposta punta su un approccio tecnologicamente neutrale e moderno: reattori di Generazione III+ e Small Modular Reactor (SMR) nel breve termine, e Advanced Modular Reactor (AMR) nel medio-lungo periodo. Secondo il piano, un programma nucleare italiano dovrebbe poggiare su regole chiare, un'Autorità di sicurezza indipendente e una governance condivisa con cittadini e imprese.

La roadmap prevede di arrivare al primo impianto operativo già nel 2035, valorizzando le competenze esistenti e potenziando la filiera industriale, che conta già oltre 70 aziende attive. Un ruolo chiave spetta anche alla formazione: si stimano circa 117mila nuovi posti di lavoro, di cui 39mila diretti. Per questo sarà necessario mobilitare università, istituti tecnici, imprese ed enti di ricerca, puntando su un piano di istruzione mirato e su una comunicazione trasparente per superare diffidenze e pregiudizi. Sul fronte economico, Confindustria ed Enea sottolineano la competitività del nucleare rispetto ad altre fonti: i costi sono stabili perché legati soprattutto alla costruzione e solo in parte alla gestione. Investimenti modulari e standardizzati, insieme a partnership internazionali, potrebbero contenere i costi tra 70 e 110 dollari a megawattora al 2050, in linea con le alternative rinnovabili. L'introduzione dell'energia nucleare, si legge nel documento, offrirebbe vantaggi anche all'industria italiana, che consuma circa il 40% dell'elettricità e oltre l'80% del calore in cogenerazione. Per sostenere lo sviluppo serviranno incentivi mirati e un Piano di Ricerca Nucleare nazionale, oltre a misure di sostegno per accompagnare la nascita di una flotta di impianti. Secondo le stime, il ritorno del nucleare potrebbe generare un impatto diretto e indiretto pari al 2,5% del Pil italiano. (ANSA).

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