Cronaca / Bergamo Città
Domenica 10 Agosto 2025
Addio al prete degli ultimi in Bolivia - Il video
IL DRAMMA. Don Alessandro Fiorina era nato in città 65 anni fa e viveva nel Paese sudamericano dal 1991. La morte potrebbe essere stata causata dalle esalazioni di una stufa. «Aveva fatto la scelta di stare tra i poveri».
Ha lasciato senza parole la notizia, arrivata nel pomeriggio di sabato 9 agosto, della morte di don Alessandro Fiorina, missionario fidei donum in Bolivia, dove viveva dal 1991.
«Bella storia di vocazione»
Il decesso del sacerdote, nato a Bergamo nella parrocchia della Malpensata il 2 luglio 1960, è avvenuto nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 agosto, probabilmente a causa delle esalazioni di una stufetta, stando alle prime ricostruzioni. «Probabilmente don Alessandro aveva acceso la stufetta - dice Franca Parolini, vicedirettrice del Centro Missionario Diocesano - perché in questo periodo in Bolivia c’è un abbassamento anomalo delle temperature». E proprio le esalazioni della stufa potrebbero essere la causa del decesso. «Per ora non si sa quando saranno le esequie - continua Franca Parolini -. Alla sorella Ilaria e ai parenti rivolgiamo le nostre condoglianze. Siamo vicini alle tante persone, ragazzi ed adulti, che con lui vivevano alla Colmena Santa Rita, a Tarija. Nel 2023 don Alessandro era stato in Italia a lungo per problemi di salute, ma si era ripreso bene. La sua è una bella storia di vocazione». Don Alessandro sarà sepolto, per sua volontà, nella terra e tra la gente che amava. Nel 2015 gli era stato assegnato il premio «Papa Giovanni XXIII», dedicato ai missionari bergamaschi.
«Nella scelta della povertà c’era davvero tutto,per don Alessandro»
Uomo di poche parole, don Fiorina ha speso la sua vita cercando Dio, trovandolo nei poveri. «Per uno che cerca e continua a cercare Dio - aveva detto in un’intervista raccolta l’ultima volta che era stato a Bergamo un paio di anni fa -, la Bolivia è un buon posto. È un Paese povero, di sofferenza. C’è bisogno di chi dia una mano alle persone più emarginate, le più “scassate”, gli ultimi tra gli ultimi. Ho sempre avuto a fianco amici che mi hanno sostenuto anche dall’Italia nel corso di tutti questi anni. Ed ho avuto la fortuna di poter diventare sacerdote grazie a tanti amici sacerdoti che mi hanno aiutato».
Le testimonianze
Don Cristian Belotti è stato compagno di don Alessandro in Seminario: «Quando siamo stati ordinati, mi ha regalato un libretto: “La sapienza di un povero”. Un libro, mi disse, che gli aveva fatto molto bene. E nella scelta della povertà c’era davvero tutto, per don Alessandro».
«Vedeva oltre l’orizzonte»
Tanti i sostenitori dell’hogar, la casa nata per ospitare le persone più povere ed emarginate che vivono situazioni di dipendenza da alcol o droghe, rimaste senza lavoro, casa e famiglia o che presentano un disagio di tipo psichico. Sono uomini di cui non si occupa nessuno, abbandonati per la strada, ma ci sono anche ragazzi che hanno problemi con la giustizia. Oltre al Cmd, il Celim Bergamo con diverse campagne ha raccolto fondi per La Colmena. «Don Alessandro - ricorda Giovanni Marini, presidente dell’associazione - era una persona mite, dal parlare quasi stentato, ma era capace di vedere oltre l’orizzonte. All’hogar era riuscito a creare una comunità in cui tutti, aiutati, aiutavano e facevano qualcosa, in un equilibrio certamente difficile da tenere». Un volontario del Celim, che ha lavorato in passato con don Fiorina, ha scritto ieri: «Unico santo che io abbia conosciuto in tutta la mia vita».
«Un uomo che ha consacrato la sua vita a Dio e ai poveri con grande generosità»
In Sud America don Alessandro è arrivato alla «ricerca di Dio»: «Ero già stato - raccontava - per un certo periodo nel deserto in Algeria, avevo conosciuto i Piccoli Fratelli, avevo vissuto un anno con loro a Udine, poi a Bologna. Volevo vivere in un Paese più povero, così c’era un Piccolo Fratello francese che era in Bolivia e l’ho raggiunto. Era il 1991». Già da giovane Alessandro sentiva una forte spinta a stare accanto alle persone più fragili; a Bergamo aveva lavorato come operatore all’Albergo Popolare Bonomelli e con i primi obiettori di coscienza in una Comunità a Longuelo in cui si accoglievano le persone che uscivano dal manicomio. Nel 1988 conosce a Spello la Comunità Papa Giovanni XXIII e nel 1989 incontra per la prima volta don Oreste Benzi. In Bolivia con il prete statunitense Daniel Strich decide di aprire a La Paz un luogo di ospitalità per alcolisti. Emette i voti nel 1996 nella Comunità Papa Giovanni XXIII e viene ordinato sacerdote nel 2002 nella Diocesi di Bergamo. Nel 2004 don Fiorina si sposta a Tarija con due dei giovani accolti, con problemi di alcol e droga; prezioso l’aiuto della Diocesi con il Vescovo Amadei attraverso il Centro missionario diocesano. Nel 2022 una delegazione guidata dal Vescovo Francesco Beschi andò a visitare proprio la comunità di Tarjia dove operava don Alessandro; un viaggio, quello, che fu particolarmente toccante. Oggi l’hogar accoglie oltre 70 persone tra i 15 e 65 anni, che oggi si sentono certamente un po’ più sole. «Un uomo che ha consacrato la sua vita a Dio e ai poveri con grande generosità – si legge nel commento di ieri di Matteo Fadda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII -. Una personalità forte ma al tempo stesso premurosa, affettuosa. Ha scelto sempre di anteporre alle proprie esigenze e ai propri desideri il bene della povera gente. Lascia un vuoto nei nostri cuori che non potremo colmare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA