«Adunata di Rimini: puntiamo ai 4mila di Milano del 2019»

Alpini Penne nere in Romagna da giovedì 5 maggio a domenica 8 maggio. Il presidente provinciale Sonzogni fra presente e futuro: «La vita associativa è ripresa, calendario già fitto».

Dopo l’emergenza sanitaria, durante la quale gli alpini sono sempre stati in prima fila, le penne nere della sezione di Bergamo non vedono l’ora di rimettersi in marcia. «Dopo due anni di stop forzato - dice il presidente sezionale Giorgio Sonzogni - i gruppi stanno riprendendo la vita associativa. Il calendario è già fitto di appuntamenti con alcuni gruppi che festeggiano anniversari importanti, come San Giovanni Bianco e Bracca con il centenario di fondazione».

Il primo impegno sarà l’adunata a Rimini nel weekend, rimandata per due anni. Quanti saranno i bergamaschi presenti all’evento?

«Difficile fare previsioni, la meta è vicina e molti si muovono in modo autonomo. Posso dire che all’ultima adunata a Milano nel 2019 la sezione ha sfilato in 4mila, se raggiungessimo quel numero anche a Rimini sarebbe già un successo. I due anni di sospensione delle attività

pesano; inoltre percepiamo che c’è ancora qualche incertezza per il Covid, soprattutto tra i soci più anziani, che temono gli assembramenti. Senza contare che qualcuno è “andato avanti” e così non si ha voglia di partecipare ad un’adunata senza gli amici di sempre. Un’altra riflessione di tipo organizzativo mi porta da tempo a pensare che la partecipazione sarebbe favorita se si ritornasse alla formula di un’adunata concentrata in tre giorni. Mi auguro però che saremo tanti nell’anno in cui si celebra il 150° di fondazione delle truppe alpine, che ricorderemo il 15 ottobre a Napoli, dove nel 1872 il nostro corpo nacque per Regio Decreto firmato da Vittorio Emanuele II a Napoli. A settembre ci sarà la nostra adunata sezionale a Scanzorosciate, anche questa attesa da due anni».

Altri impegni imminenti?

«Finalmente è aperto il cantiere ad Accumoli, dopo sei anni di lungaggini burocratiche. Il nostro Giovanni Ferrari (il presidente precedente, ndr) è il capo cantiere e la responsabilità dei lavori è affidata alla nostra sezione. Ad Accumoli verrà realizzato un centro polifunzionale che vorremmo fosse pronto entro il prossimo inverno».

Si è appena conclusa la manifestazione «In Cammino con gli Alpini».

«È stata un’iniziativa promossa dai nostri gruppi alpini delle zone Basso Sebino, Val Calepio e Valle Cavallina per onorare i quattro Beati, don Carlo Gnocchi, don Secondo Pollo, fratel Luigi Bordino e Teresio Olivelli. La camminata, partita dai colli di San Fermo e giunta a Torino, si è svolta tra le terre lombarde e piemontesi che rappresentano le origini e i luoghi dove hanno operato i Beati».

Gli alpini guardano al passato, ma anche al futuro.

«Da sempre ci rivolgiamo alle nuove generazioni, ricordo la famosa Festa del Bocia di anni fa, poi la mini naia prevista da una legge del governo in concerto con le Truppe alpine e il ministero della Difesa, che ha coinvolto oltre 700 ragazzi e ragazze. I nostri campi scuola che portiamo avanti da diversi anni sono un’esperienza molto apprezzata. Abbiamo una commissione che se ne occupa. Quest’anno ne sono stati organizzati 12 che offrono un percorso di formazione civica con elementi di protezione civile, ma anche l’alzabandiera, esercitazioni, e la conoscenza della nostra storia e valori».

Gli alpini pensano a un servizio obbligatorio.

«Nel 2005 è stata sospesa la leva obbligatoria, a cui ci eravamo opposti. Da tempo cerchiamo di far capire al governo che è possibile pensare a un servizio civile obbligatorio».

Ha ripreso l’attività della Protezione civile?

«Dopo il grande impegno per l’emergenza sanitaria, continuato fino alla presenza negli hub vaccinali e alla distribuzione di pacchi, sono ripresi formazione e corsi. Lo scorso weekend si è svolta un’esercitazione in Val Taleggio con interventi sul territorio. Poi, il 17 settembre ospiteremo nel Basso Sebino l’esercitazione del Secondo raggruppamento con volontari di Lombardia ed Emilia Romagna, coordinata dalla nostra Protezione civile. Ovviamente per l’emergenza sanitaria siamo sempre a disposizione, sperando che non sia più necessario».

I progetti futuri per la vostra sezione?

«Innanzi tutto c’è la Casa di Endine, che, voluta dal presidente Nardo Caprioli, ha segnato la nostra storia. Nata 45 anni fa la struttura, che appartiene alla Provincia, richiede un intervento. Noi siamo disponibili insieme agli altri enti per rispondere alle esigenze socio-sanitarie del territorio. Altro progetto la caserma Fior di Roccia in Val Veny, dove nel tempo è stato fatto un intervento di recupero pari a 400mila euro. Possiamo utilizzare la struttura nel periodo estivo grazie al rinnovo della convenzione con la Difesa».

L’Europa è scossa dalla guerra che si sta combattendo in Ucraina, terra con la quale gli alpini hanno un legane particolare.

«In Russia ho seguito per l’Ana i progetti nati dalla volontà degli alpini di ricordare i 70mila italiani che persero la vita in Russia ed Ucraina, con opere di pace, come l’asilo “Sorriso” frequentato da 140 bimbi russi, e il più recente Ponte dell’Amicizia, costruito nel 2018 a Nikolajewka. L’asilo fu realizzato per ricordare i militari e i civili caduti in guerra di qualsiasi nazione. È una struttura che gli alpini non hanno mai abbandonato e della quale si occupano della manutenzione straordinaria. Mai avrei pensato che dopo 80 anni avrei visto ancora azioni di guerra».

Qual è il futuro della sezione?

«C’è il fortissimo desiderio di ripartire, di ritrovare serenità. Vogliamo ritornare a camminare sul sentiero dell’alpinità, coltivando i valori di libertà, solidarietà, amore per la Patria e famiglia. Mi piace dire che dobbiamo essere galantuomini, indossando sempre il nostro cappello con orgoglio».

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