«Ambulatori diffusi» per rispondere a 17mila cittadini senza medico di base

Ats.Sono 128 (pari al 22%) i camici bianchi sul territorio che hanno dato la disponibilità per prendere in carico i pazienti «orfani» di assistenza. L’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso: «Un modello che esporteremo in tutta la Lombardia». Tra poco una App per prenotare.

Le criticità da sistemare non mancano. Le agende piene (ad esempio nella zona di Treviglio) almeno fino a fine mese, con l’impossibilità di fissare prima un appuntamento urgente. Oppure la difficoltà, soprattutto per i pazienti più fragili, di raggiungere gli studi medici lontani da casa. «Ambulatori diffusi» è il tentativo di Ats Bergamo di rispondere alla carenza dei medici di base, ancora più pesante oggi che si è alle prese con gli strascichi del Covid e il picco dell’influenza.

Al netto dei miglioramenti ancora possibili, secondo l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, «l’organizzazione di “Ambulatori diffusi” è un virtuoso esempio di gioco di squadra». Proprio dalla sede cittadina di via Gallicciolli, annuncia che «questo progetto si svilupperà per gemmazione in tutta la Lombardia. Bergamo, ancora una volta, si dimostra all’avanguardia: l’anno scorso per la campagna vaccinale, quest’anno per rispondere all’emergenza della carenza di medici di medicina generale». L’Ats di Pavia è la prima ad aver già mutuato l’esperienza «made in Bergamo», che via via verrà esportata in altre province. «Non sarà la soluzione definitiva al problema della carenza cronica della medicina di base in tutto il Paese – dice Bertolaso –, ma è goccia dopo goccia che si risolvono i problemi dell’oceano».

I dati

Da Cad (Continuità assistenziale diurna) ad «Ambulatori diffusi». È cambiato il nome, e l’organizzazione, della risposta di Ats ai circa 17mila cittadini bergamaschi «orfani» di medico di base. Sono infatti 594 i camici bianchi in attività sul territorio, con un saldo, tra cessazioni (66) e integrazioni (55) che rimane però negativo (-11). Tra le aree più critiche la Bassa (6mila pazienti scoperti) e l’Isola (4.500). Da luglio, quindi, si sta sperimentando un modello basato sull’adesione volontaria di 128 medici di medicina generale (il 22% del totale) che mettono a disposizione le loro agende per visitare o fare ricette (l’81% delle richieste) nei propri studi a questi pazienti «orfani» (oltre a quelli già in carico), con una retribuzione lorda di 20 euro a prestazione. Sono 246 le farmacie (il 75% del totale) che stanno facendo da tramite (e filtro) per fissare gli appuntamenti. «Prenotabili» anche attraverso le Case di comunità e, novità che sarà attiva a breve, una App dedicata.

17mila cittadini bergamaschi «orfani» di medico di base, per questo sono stati creati gli ambulatori diffusi

Il cittadino, scaricandola sul proprio cellulare, potrà direttamente eseguire la prenotazione, scegliendo il medico, gli slot disponibili e l’ambulatorio più vicino. «Anche questa applicazione – assicura Bertolaso – diventerà patrimonio regionale». «La Cad, che era organizzata in spazi messi a disposizione dai Comuni, non era sostenibile nel tempo – premette il direttore generale di Ats Bergamo Massimo Giupponi –. Dall’estate scorsa abbiamo ragionato sulla costruzione di un nuovo servizio per gestire le carenze su particolari territori». L’andamento delle prenotazioni viaggia su una media di 2mila al mese, al 5 dicembre sono già 900. «L’occupazione degli slot è al 40-45%, c’è quindi ancora margine per incrementare il servizio, che siamo riusciti a distribuire in maniera omogenea sul territorio», fa notare il direttore sanitario di Ats Bergamo Michele Sofia. Secondo una customer satisfaction su 701 utenti contattati, la valutazione è positiva (voto 4 su 5), ma alcuni aspetti sono ancora da migliorare.

«La difficoltà maggiore è instaurare un rapporto di fiducia col paziente, alla base della nostra professione, e seguirlo nel tempo»

Le criticità

La distanza media degli ambulatori diffusi è di 3,88 km contro l’1,59 km degli assistiti. «Uno svantaggio soprattutto per chi fatica a deambulare», fa presente Alfredo Di Landro, medico in pensione che continua a esercitare nella zona di Brignano. C’è inoltre la questione di un’adesione ancora bassa tra i medici (il 22%, appunto). «Sull’area di Treviglio – fa presente Marina Pellaschiar, direttrice della farmacia Comunale 1 di Treviglio – solo due medici hanno aderito. Le agende sono prese d’assalto, sono piene da qui a fine mese, quindi dobbiamo dirottare i pazienti verso Brignano, Arcene, Romano». Mariangela Arnoldi, con studio associato a Capriate, dedica due ore a settimana ai pazienti extra (ne ha in carico 1.750). «La difficoltà maggiore – rileva – è instaurare un rapporto di fiducia col paziente, alla base della nostra professione, e seguirlo nel tempo. Persone di cui facciamo fatica a ricostruire lo “storico”, che rischiano di passare da un ambulatorio a un altro, in base alle disponibilità». Linda Giannetti, direttore della farmacia «Al castello» di Palazzago, fa presente come la farmacia sia «filtro» per tutta una serie di richieste: «Va bene la App, ma gli anziani hanno bisogno di punti di riferimento, e la farmacia continua a esserlo».

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