«AstraZeneca, troppi sollevano dubbi»
L’infettivologo: ma non è di serie B

Enrico Bombana chiarisce: «Non ci sono stati rifiuti plateali qui da noi. È efficace e per le forme gravi funziona come Pfizer e Moderna».

«I cittadini, giustamente, vogliono per sé la “Ferrari” dei vaccini, quelli più efficaci possibile. Purtroppo è passata l’idea che il vaccino di AstraZeneca non sia tale: in realtà, funziona benissimo nella popolazione identificata come target». Enrico Bombana, infettivologo dell’Asst Bergamo Est, replica a una considerazione d’attualità: AstraZeneca – il vaccino indicato prima per gli under 55 e poi 65 (dopo il via libera del Cts dell’Aia) che in Bergamasca s’è iniziato a somministrare in particolare a medici liberi professionisti sino a quell’età – sembra passare come di «serie B». Non è così, spiega il medico, e lo dicono i dati. Pur differente da Pfizer e Moderna, anche questo siero è un’arma fondamentale per sconfiggere alla radice il virus.

Dottore, è vero che c’è chi storce il naso quando sa che sarà vaccinato con AstraZeneca, o addirittura che lo rifiuta?

«È passata l’idea che questo vaccino sia meno efficace, che sia di secondo livello, e sembrano circolare molti dubbi anche nella popolazione e tra i sanitari che devono ricevere per primi questo vaccino, pur ancora senza rifiuti plateali qui da noi. Ma i dati ci dicono altro, e cioè che è un vaccino efficace e sicuro».

Parliamo dell’efficacia per chi lo riceve: è davvero così bassa come si dice?

«Il farmaco nei risultati finali del trial clinico ha mostrato rispetto a Pfizer e Moderna un risultato di lieve inferiorità in termini di risposta immunologica. Questa differenza è stata interpretata come il segnale che funziona meno, che è meno potente, e quindi tutti vorrebbero gli altri vaccini. In realtà, il vaccino funziona al 100% in termini di risposta nel prevenire le forme cosiddette gravi dell’infezione da Sars-CoV-2. Ha una minore efficacia, lievemente minore, sulle forme meno gravi».

Che cosa vuol dire?

«Che nel gruppo dei vaccinati con AstraZeneca si potrebbe avere in qualche caso lo sviluppo della malattia in forme paucisintomatiche, cioè le forme lievi del Covid. Ma per le forme sintomatologiche gravi, quelle che senza vaccino portano al ricovero e alle complicanze maggiori, funziona esattamente come Pfizer e Moderna».

Ma ha anche dei vantaggi, rispetto a Pfizer e Moderna?

«Sì, almeno due. Il primo è che AstraZeneca dà meno effetti collaterali rispetto agli altri, che comunque sono rari. Il secondo vantaggio è organizzativo: ha una catena del freddo più semplice, è il vaccino che permette il target di massa».

Quindi, AstraZeneca è un vaccino da non rifiutare?

«Dobbiamo toglierci quest’idea: ha un’altissima efficacia. E poi ricordiamo che noi risolveremo il problema di questa pandemia solo quando avremo l’immunità di gregge, che si ottiene qualunque sia il vaccino utilizzato. In un’ottica di sanità pubblica, tutti e tre i vaccini sono validi per l’obiettivo».

Tra i cittadini, però, c’è questa domanda: perché per alcuni si usano Pfizer o Moderna e per altri AstraZeneca?

«Per le popolazioni a rischio viene utilizzato quello con più efficacia anche sulle forme paucisintomatiche. Questo perché per questi soggetti, più fragili e con una risposta minore del sistema immunitario, anche una forma paucisintomatica può provocare conseguenze serie. Nei più giovani, cioè il target di AstraZeneca, il sistema immunitario ha una risposta già altissima contro le forme lievi».

E sulle varianti, l’efficacia è confermata?

«Sulla variante inglese, quella che incontriamo ora anche nel nostro territorio, funzionano perfettamente tutti e tre. Sulla variante brasiliana sembrerebbe che Moderna e Pfizer siano lievemente minori nell’efficacia, e AstraZeneca lo sarebbe ancora un po’ meno. Con una precisazione: essendo AstraZeneca l’ultimo vaccino approvato, si hanno anche meno dati di studio. Sulla variante sudafricana, parrebbe che AstraZeneca sia meno efficace di Moderna e Pfizer: di questa variante, però, nelle nostre aree non vi è ancora traccia. Va sempre però usato il condizionale, gli studi sono in corso».

Chi si vaccina, pur non sviluppando forme gravi di malattia, poi può comunque ancora contagiare gli altri?

«La campagna è iniziata da troppo poco per poterlo affermare. Sicuramente negli screening tra i vaccinati si trovano ancora persone positive, con cariche virali bassissime, perché il virus ci accompagna ancora ogni giorno (vale in particolare per gli operatori sanitari, i primi a essere vaccinati, ndr). Non ci ammaliamo perché siamo protetti, ma nelle nostre cavità il virus può ancora albergare. Ecco perché è importante ribadire che il vaccino non è un “liberi tutti”: mascherina e distanziamento ci accompagneranno ancora a lungo».

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