Boom di affitti brevi: +380% in 5 anni
«Serve un limite, Città Alta va difesa»

Le strutture extra alberghiere sono passate da 373 nel 2015 alle 1792 del 2019. Il sindaco Giorgio Gori chiede alla Regione di poter prevedere un numero massimo di notti.

«Va messo un argine alla trasformazione del centro storico». I toni usati dal sindaco Giorgio Gori mentre parla dell’espansione degli affitti brevi in città sono allarmistici: inusuali per il primo cittadino di Bergamo, giustificati dai numeri.

È uno dei casi in cui si può usare la parola «boom». Bastano infatti poche e semplici percentuali a mostrare l’aumento record degli affitti brevi in Bergamasca. B&B, case vacanza, campeggi, foresterie: da 373 del 2015 si è passati ai 1792 del 2019 (dato al 20 dicembre) con 7.294 posti letto e 2,25 giorni di soggiorno medio. Una crescita netta di 1419 strutture in quasi cinque anni con un incremento del 380%.

L’accelerata è arrivata nell’ultimo anno con l’apertura di 642 case vacanza. Numeri significativi, che però non dicono tutto. Perché il fenomeno, molto difficile da monitorare, sta radicalmente trasformando il tessuto economico del territorio, spesso volando al di sopra delle regole. Con un quadro così mutevole, regolato più dalle piattaforme digitali che dal mercato nazionale, è (quasi) impossibile scattare una fotografia precisa.

È così in tutta la Lombardia, con province che registrano una crescita più netta rispetto a quella bergamasca: secondo i dati pubblicati da Regione Lombardia risalenti al 2018 Brescia conta 3.280 case vacanze (in aumento di 2.784 rispetto al 2015), Milano 2.337, Como è sul terzo gradino del podio con 1.749. Bergamo è «solo» al quinto posto dietro a Sondrio (1.167 strutture).

In questa infografica interattiva si possono consultare tutte le strutture turistiche della provincia di Bergamo.

Le regole ci sono, come quella approvata da Regione Lombardia che impone la pubblicazione di un codice identificativo in tutti gli annunci online. Si chiama «Cir», ma non è ancora così diffuso come si può notare aprendo qualsiasi portale online come Booking o Airbnb. Dove bastano due clic e pochi secondi per mettere in affitto un appartamento senza un vero schema sanzionatorio che possa imporre un ferreo rispetto delle leggi come richiesto a gran voce dai tanti albergatori che invece combattono sul mercato rispettando tutte le norme.

Nell’ultimo Consiglio comunale dell’anno il tema è stato affrontato dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori che ha lanciato un appello al centrodestra che governa Regione Lombardia. Il primo cittadino propone di lasciare ai sindaci la possibilità di decidere un limite di giorni di apertura delle strutture extra alberghiere a seconda delle zone della città. «Vogliamo consolidare la crescita del turismo che Bergamo ha registrato negli ultimi anni - ha spiegato il sindaco -. Ci sono però anche controindicazioni. Esiste il tema della trasformazione della locazione da lungo periodo a breve, un fenomeno che riguarda tutte le città turistiche del mondo e in piccolo anche Bergamo».

Le conseguenze si possono già vedere. «La trasformazione di molti appartamenti in Città Alta è un tema critico perché rischia di veder cambiare il borgo sotto i nostri occhi. Dobbiamo porre un argine a questa trasformazione. Io credo che la scelta delle grandi città d’Europa di mettere un numero massimo di notti abbastanza stringente sia da guardare con interesse. Credo sia fondamentale rimettere ai sindaci un po’ di discrezionalità per poter proteggere luoghi delicati. Non deve valere in modo uniforme per tutto il territorio, perché un conto è Colognola, un conto sono piazza Pontida oppure Città Alta».

In questa infografica è possibile consultare tutte le strutture turistiche di Città Alta.

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