Calderoli, condanna a 7 mesi per il caso degli insulti all’ex ministra Kyenge

LA SENTENZA. L’attuale ministro per gli Affari regionali e le autonomie è stato condannato, con pena sospesa, nel nuovo processo a Bergamo sulla vicenda del 2013. Si è ripartiti da zero dopo che la Cassazione aveva annullato le condanne precedenti.

Roberto Calderoli, attuale ministro per gli Affari regionali e le autonomie, è stato condannato a sette mesi, con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario, nel nuovo processo per la vicenda delle offese all’ex ministra dell’Integrazione Cecile Kyenge nel 2013. La sentenza del Tribunale di Bergamo è arrivata giovedì 1° giugno.

Il politico bergamasco, a processo con l’accusa di diffamazione aggravata dalla matrice razziale, era accusato di aver usato il termine «orango» per l’allora ministro, di origini congolesi, durante un comizio alla festa della Lega a Treviglio il 13 luglio 2013. Il collegio del Tribunale di Bergamo ha ritenuto le attenuanti generiche equivalenti all’aggravante razziale. Cecile Kyenge non si era costituita parte civile.

Processo ripartito da zero

Dopo l’annullamento delle condanne di primo e secondo grado da parte della Cassazione per il mancato riconoscimento del legittimo impedimento dell’imputato a comparire in udienza per motivi di salute, e dopo il cambio del collegio giudicante a Bergamo, il processo era ripartito da zero.

L’accusa si è rimessa alle conclusioni avanzate durante il primo processo (furono chiesti due anni, la condanna in primo grado fu a 18 mesi con pena sospesa, poi ridotti in appello), mentre la difesa ha chiesto l’assoluzione, sostenendo, tra l’altro, che l’intento del politico bergamasco era quello di rivolgere una critica a tutto il governo di allora, «parlando di oranghi, al plurale» per come «si muovevano» a livello politico, non di attaccare la persona dell’ex ministra. La vicenda è in odore di prescrizione: i termini infatti scadono a dicembre e sei mesi di tempo potrebbero non essere sufficienti per completare tutti e tre i gradi di giudizio del nuovo processo.

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