Capitale italiana del volontariato,
«Bergamo può essere la prima»

Sarebbe la versione nazionale dell’iniziativa europea. La proposta di Gori per il 2022. Tabò: «Ci stiamo lavorando con Anci».

Bergamo, capitale italiana del Volontariato? Potrebbe essere nel 2022 per la prima edizione di questa iniziativa con cui si vorrebbe dare vita a una versione nazionale di quanto esiste già a livello europeo. Ad anticipare la notizia (ancora non certa, ma probabile), il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, durante l’incontro di chiusura degli Stati Generali del Volontariato, tenutosi in versione on line, in cui i rappresentanti delle istituzioni bergamasche sono stati chiamati a confrontarsi sulle prospettive del volontariato, anche alla luce del Manifesto, nato dai lavori degli Stati Generali. «Auspico - ha detto Gori - che Bergamo possa essere la prima città italiana del Volontariato per il prossimo anno. Con il Csv ho condiviso nei mesi scorsi una speranza che vorrei diventasse realtà, per cui la tradizione, il presente e il futuro del volontariato bergamasco siano riconosciuti anche al di fuori dei nostri confini. In questa ottica abbiamo avviato una riflessione sui temi di povertà, fragilità degli anziani, protagonismo delle nuove generazioni, guardando al 2023, anno in cui Bergamo sarà capitale della Cultura. Vorremmo che anche il volontariato fosse posto in modo adeguato sotto i riflettori». Stefano Tabò, presidente di CSVnet, ha spiegato che con Anci si sta costruendo l’iniziativa che ha come obiettivo la promozione della cultura del volontariato anche attraverso simboli forti: «Questo il senso dell’istituzione di una capitale italiana del Volontariato, annuale. Abbiamo iniziato a pensarci lo scorso anno, poi la pandemia ha bloccato tutto. Ad oggi il processo non è ancora chiuso, ma ci siamo vicini e Csvnet ritiene che si potrebbe partire proprio da Bergamo, città simbolo».

L’incontro ha preso le mosse dall’intervento dello psicanalista Massimo Recalcati, che ha proposto una parola capace di racchiudere il senso del volontariato: «Eccomi» è la risposta a una chiamata, che assicura una presenza. «Ogni atto di cura – ha spiegato Recalcati - presuppone la relazione, che riconosce la differenza tra numeri e nomi, perché i numeri non devono mai oscurare i volti, le storie. Il volontariato è la risposta all’uomo inerme che chiama. La risposta “materna” è saper restare accanto. Per il futuro è necessario recuperare la fiducia nella relazione. La lezione da non dimenticare è che l’individualismo non genera salvezza, la libertà deve essere solidale, senza istituzioni saremmo stati persi».

Sugli stimoli offerti da Recalcati e dal Manifesto SGVB numerosi gli interventi. Per Oscar Bianchi, presidente Csv Bg, «il 2020 rappresenta uno spartiacque tra il volontariato di ieri e quello di domani: la pandemia ha messo in luce potenzialità e fragilità e posto nuove sfide». Protagonismo dei giovani, lavoro di rete, collaborazione, innovazione digitale e formazione, questi i temi affrontati dagli intervenuti: Massimo Giupponi, direttore generale Ats Bergamo; Patrizia Graziani, dirigente Ufficio scolastico territoriale; Marcella Messina, presidente Consiglio di rappresentanza dei sindaci; Remo Morzenti Pellegrini, Rettore Università degli studi di Bergamo; monsignor Vittorio Nozza, vicario episcopale per i laici e per la pastorale; Osvaldo Ranica, presidente Fondazione della Comunità Bergamasca; Romina Russo, consigliere della Provincia.

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