Contagi in Bergamasca: +35% in 7 giorni
La crescita preoccupa, torna l’Unità di crisi

Sono 121 i nuovi positivi accertati mercoledì nella Bergamasca (+90 il giorno prima): di nuovo oltre quota cento casi giornalieri. Spada: «Incide la vicinanza con Brescia». Giovedì un vertice al «Papa Giovanni».

Sono 121 i nuovi positivi accertati ieri nella Bergamasca (+90 il giorno prima). Di nuovo quindi oltre quota cento positivi giornalieri, soglia oltrepassata a febbraio già in nove occasioni. L’aumento progressivo dei contagi è testimoniato dai numeri da interpretare e leggere in un trend più ampio, non soggetti quindi alle fluttuazioni quotidiane. Se si analizza la mappa delle variazioni percentuali dei contagi in sette giorni, Bergamo registra un +35% di positivi rispetto al periodo 4-10 febbraio, appena sotto il +41% di casi riscontrato a Brescia, una delle aree maggiormente interessate dalla recrudescenza del Covid. Analogo discorso si può fare con la mappa di incidenza dei nuovi positivi ogni 100 mila abitanti negli ultimi sette giorni, dati elaborati dal chirurgo Paolo Spada (Humanitas Rozzano), curatore del report dettagliato «Pillole di Ottimismo» su Facebook. Nella Bergamasca il valore di riferimento è 90, con una media giornaliera di nuovi positivi negli ultimi 14 giorni pari a 124, che sale a 143 negli ultimi 7 giorni. Numeri in aumento che vanno quindi monitorati (a Brescia la media è di 277 positivi negli ultimi sette giorni ogni 100 mila abitanti; 237 negli ultimi 14 giorni).

«L’incidenza generale dei contagi nella Bergamasca, rispetto a qualche settimana fa, si è alzata in modo piuttosto sensibile – evidenzia Spada -. Lo attribuisco alla vicinanza con la provincia di Brescia, con la quale Bergamo ha molti contatti e scambi. Questa è l’ulteriore conferma di un concetto che andiamo sostenendo da tempo, cioè che all’interno di una stessa regione si devono necessariamente fare dei distinguo e trattare in modo diverso incidenze diverse. Se la provincia di Brescia a suo tempo fosse stata isolata in un’area rossa più severa di quella che meritava complessivamente la Lombardia, oggi avremmo un beneficio anche indirettamente per Bergamo, che non avrebbe avuto quella risalita. Nel trattamento dell’epidemia bisogna seguire il criterio che utilizziamo in ospedale quando c’è un cluster o un singolo paziente infetto: la prima cosa che si fa è isolarlo dagli altri. Il sistema delle zone può fare un buon filtro tra una regione e l’altra, ma al suo interno impedisce trattamenti specifici e Bergamo ne ha un po’ pagato le conseguenze». Spada tuttavia tiene a precisare: «I numeri nella Bergamasca non sono frutto di progressioni esponenziali e hanno un andamento controllabile. Forse la Lombardia avrebbe potuto muoversi prima anche in autonomia, senza aspettare le decisioni del Ministero della Salute, e non solo agire dove c’è un focolaio di variante inglese che tanto spaventa. Bergamo ha sofferto in sostanza i vari passaggi indebiti in area rossa in Lombardia, quando un valore pari a 40 di incidenza meritava un’area verde a tutti gli effetti».

Dall’analisi delle curve sui nuovi positivi registrati ogni giorno a livello provinciale eseguita dal matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo «Mauro Picone» del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac) si evince una mappa eterogenea, nella quale le province che mostrano un incremento percentuale a settimana dell’incidenza superiore o uguale al 20% appartengono a un blocco di regioni del centro-sud e alla Lombardia. Poche le eccezioni che spiccano molto al di sopra della media, tra queste Pistoia e appunto Bergamo.

ieri due decessi

Analizzando il report regionale di ieri, nella Bergamasca oltre ai 121 positivi sono stati accertati altri 2 decessi per Covid, che portano il totale a 3.387 vittime ufficiali da febbraio 2020, mentre i positivi da inizio epidemia sono 32.639 (rapporto del 2,93% tra contagiati e popolazione). Nessuna variazione sul numero dei ricoverati Covid, fermi ieri a 262.

Unità di crisi al «Papa Giovanni»

Luca Lorini, direttore del Dipartimento emergenza urgenza e area critica del «Papa Giovanni» di Bergamo, ha confermato che oggi tornerà a riunirsi l’unità di crisi dell’ospedale: «Faremo un po’ il punto. Un’unità di crisi allargata che già facevamo ogni settimana nei mesi scorsi e che non tenevamo da 3-4 settimane. Stiamo facendo tanta attività chirurgica no Covid in questo periodo. Quest’attività va programmata per tempo e non può essere modificata da un giorno all’altro, come è capitato in altri settori. Pertanto le varie componenti dell’ospedale si confronteranno, mettendo insieme i vari pezzi. Nel corso dell’incontro sarà discussa e scelta la strategia da seguire per i prossimi 15-20 giorni».

Sul territorio regionale sono stati processati 38.296 tamponi, di cui 24.740 molecolari e 13.556 antigenici, che hanno portato all’identificazione di altri 1.764 positivi (+1.696 il giorno prima) con il tasso di positività calato di un punto percentuale (4,6%). I decessi accertati sono stati 29 (+38 e +35 nei giorni precedenti). Altri 1.715 pazienti risultano guariti e dimessi dagli ospedali in 24 ore. Nuovo consistente incremento dei ricoverati nei reparti ordinari (+47 pazienti; totale 3.740 ricoverati) e calo di quelli in Terapia intensiva (-10 in un giorno; sono 363 i posti letto occupati). A Milano si è registrato il maggior incremento giornaliero di positivi (+500), a seguire Brescia (+381) e appunto Bergamo (+121).

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