Coronavirus, nuova stretta da giovedì
A casa alle 22 e «zone rosse» in lockdown

Firmato il Dpcm con le misure anti coronavirus, in vigore da giovedì 5 novembre al 3 dicembre. Nelle aree a rischio chiusure di 15 giorni. Le Regioni: noi esautorate.

Arriva l’ulteriore stretta per gli italiani. Il premier, Giuseppe Conte, ha firmato il decreto con le nuove misure, che saranno in vigore da giovedì e resteranno valide fino al 3 dicembre: l’Italia viene divisa in tre aree di rischio e in quelle dove il contagio è più diffuso e gli indici epidemiologici sono più critici – come ad esempio la Lombardia e il Piemonte – scatterà, di fatto, il lockdown come a marzo. La bozza del decreto prevede 12 articoli ed è il frutto di una lunga discussione, che a tratti è diventata scontro, sia all’interno della maggioranza sia tra l’esecutivo e le Regioni, per chi dovesse assumersi la responsabilità politica delle chiusure. Scontro, questo con gli enti locali, ancora in corso visto che le Regioni continuano a chiedere interventi «omogenei» in tutta Italia. Se non verrà modificato il testo nel provvedimento che andrà in Gazzetta Ufficiale, il decreto prevede che le misure più dure dovranno essere adottate dal ministro della Salute Roberto Speranza «d’intesa» con il presidente della Regione interessata. E questo sia per le restrizioni relative alle zone arancioni, in cui la curva epidemiologica è compatibile con lo scenario 3 dell’Istituto superiore di sanità, vale a dire quelle caratterizzate da una situazione «di elevata gravità», sia per quelle che interessano le zone rosse, che rientrano nello scenario 4, dove invece c’è una situazione di «massima gravità». Su una cosa il premier e il governo non hanno mai fatto retromarcia: non doveva essere lockdown nazionale e non sarà lockdown nazionale.

Non ci saranno chiusure generalizzate ma sarà un lockdown light, simile al modello tedesco – ha ribadito il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa –. Il tentativo è di non paralizzare il Paese, anche se è abbastanza complicato fare una misura sartoriale basata su zone». Posizione che le Regioni tornano a contestare, chiedendo «misure omogenee per tutto il territorio nazionale», ristori immediati e soprattutto, che la valutazione del rischio in base al quale si stabilirà in quale fascia finisce un territorio sia fatta «in collaborazione» con le Regioni. «Destano forti perplessità e preoccupazione le disposizioni che comprimono ed esautorano il ruolo e i compiti delle Regioni e delle Province autonome, ponendo in capo al governo ogni scelta e decisione sulla base delle valutazioni svolte dagli organismi tecnici», si legge nella lettera inviata dal presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome, Stefano Bonaccini, al premier Conte e ai ministri Speranza e Boccia.

Il meccanismo individuato dal decreto è quello di una prima linea di misure nazionali, più leggere e valide per tutti: dal coprifuoco alle 22 alla chiusura dei centri commerciali nel fine settimana, dallo stop a musei e mostre alla riduzione dall’80% al 50% della capienza sui mezzi pubblici locali, dalla didattica a distanza al 100% per gli studenti delle Superiori alla chiusura dei corner di giochi e scommesse all’interno di bar e tabacchi. Questi interventi varranno per tutta Italia e si vanno ad aggiungere a quelli già in vigore, come la chiusura dei bar e ristoranti alle 18.

Molto più duri sono, invece, i provvedimenti inseriti nell’articolo 1 bis – quello che riguarda le «zone arancioni – e nell’1 ter, quello per le zone rosse, che resteranno in vigore «per un periodo minimo di 15 giorni». Nelle regioni, province o comuni che rientrano nello scenario a «rischio elevato» sono vietati gli spostamenti in entrata e in uscita nonché gli spostamenti tra i comuni. Entrambi i divieti non varranno in caso di comprovate esigenze lavorative e di studio, per motivi di salute, per situazione di necessità e per accompagnare o riprendere i bambini a scuola. Chiusi anche i bar e i ristoranti: sarà consentito solo la consegna a domicilio e il servizio di asporto fino alle 22.

Per le zone rosse, invece, dove la situazione è di «massima gravità», sarà lockdown. Si potrà fare ben poco: vietato ogni tipo di spostamento, anche quelli «all’interno dei medesimi territori», chiusi i negozi e i mercati, chiusi bar e ristoranti, sospeso tutto lo sport, possibilità di fare attività motoria «individualmente» e solo «in prossimità della propria abitazione» e attività sportiva all’aperto e da soli. Nelle zone arancioni e rosse tornerà l’autocertificazione.

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Eco di Bergamo Dpcm 3 novembre 2020