Covid in Bergamasca, curva stabile da un mese
Ma dal 28 dicembre ci sono state 53 vittime

Contagi, nella Bergamasca l’effetto Natale non c’è stato. Resta però drammatico il bilancio dei decessi delle ultime sei settimane.

L’effetto-Natale non c’è stato. Le conseguenze del più recente e progressivo attenuamento di colori, dal rosso al giallo passando per l’arancione, invece ancora non si vedono: se è troppo presto per cogliere l’eventuale rimbalzo legato alla riapertura di bar e ristoranti, la ripresa della didattica in presenza per le superiori (e anche per seconde e terze medie, dal 24 gennaio) e i conseguenti maggiori flussi di persone non paiono aver amplificato la catena del contagio, finora. La coda dell’epidemia in Lombardia e in Bergamasca disegna infatti un mese di sostanziale stabilità, pur con un recentissimo piccolo campanello d’allarme per il territorio orobico: giovedì, venerdì e sabato qui si è viaggiato a una media ben superiore ai 100 contagi quotidiani, e non accadeva da inizio anno, ma il dato di ieri (+50) sembra smorzare la «spia», che forse s’era accesa per un cumulo di tamponi arretrati da processare.

Il bouquet di indicatori, appunto, consegna margini di fiducia. L’incidenza dei nuovi casi su base settimanale della provincia di Bergamo – cioè il calcolo che «pesa» le nuove infezioni in base alla popolazione di un territorio – resta sempre la più bassa della Lombardia e una delle più contenute dell’intero Stivale: nella settimana appena chiusa (1-7 febbraio), l’incidenza orobica è stata di 55 nuovi casi ogni 100 mila abitanti, contro i 114 della Lombardia; sotto quota 100 ci sono anche Milano (91), Cremona (84) e Monza (95). È però leggermente cresciuto, il dato bergamasco: «valeva» 48 per la settimana 25-31 gennaio, 45 per il periodo 18-24 gennaio, 52 per l’11-17 gennaio, mentre era stata superiore (58) tra 4 e 10 gennaio. Preoccupa Brescia, da due settimane l’area lombarda con l’incidenza più alta: praticamente il quadruplo di quella bergamasca.

La media mobile dei casi

La media mobile dei nuovi casi, ossia l’indicatore che attribuisce per ogni data un valore che equivale alla media quotidiana delle nuove infezioni nei sette giorni precedenti, permettendo così di anestetizzare i picchi verso l’alto o il basso (magari perché in una certa giornata si sono avuti molti più tamponi, o molti meno), ha visto la curva bergamasca innalzarsi nell’ultima settimana, tornando su valori a cui non si assisteva da metà gennaio. Restano appunto da valutare gli ultimissimi giorni, come detto, con numeri in rialzo che però ieri hanno già visto una flessione. Vuol dire che da una media di 70-80 nuove infezioni al giorno si è saliti più a ridosso di quota 90: numeri comunque contenuti. E se si escludono appunto queste date più recenti, le oscillazioni della curva bergamasca sono grosso modo sovrapponibili a quella lombarda, che ora viaggia attorno alle 1.600 nuove positività ogni 24 ore.

Dai contagi ai ricoveri. Qui il borsino a cadenza settimanale, aggiornato a ogni sabato, tratteggia lo scenario forse meno convincente: nel barometro del fronte ospedaliero la lancetta non scende più. Il 23 gennaio si contavano 3.897 ricoverati totali in Lombardia (3.499 nei reparti ordinari, 398 in terapia intensiva), il 30 gennaio erano ancora 3.831 (3.454 ordinari, 377 terapie intensive), il 6 febbraio si è rimbalzati a 3.894 (3.540 ordinari, 354 terapie intensive). Negli ospedali bergamaschi, dove i flussi sono stati sempre mediamente più contenuti, una discesa effettivamente c’è invece stata, ma limitata: dai 189 posti letto occupati il 23 gennaio (163 ordinari, 26 nelle rianimazioni), si è calati a 180 il 30 gennaio (155+25) e a 173 il 6 febbraio (153+20).

I decessi

La voce più drammatica, quella dei decessi, vede finalmente una frenata in Lombardia, con la Bergamasca – ancora una volta – che mostra cifre ancora più contenute rispetto al resto della regione, anche se il totale dal 28 dicembre a ieri non è certo trascurabile: 53 vittime. In provincia , nell’ultima settimana i morti per Covid sono stati 7: erano stati 3 tra 25 e 31 gennaio e 4 tra 18 e 24 gennaio, ma se si guarda all’inizio dell’anno emergono numeri maggiori (9 decessi tra 28 dicembre-3 gennaio, 16 tra 4-10 gennaio, 14 tra 11-17 gennaio). Il dato regionale certo evidenzia un bilancio sempre pesante, perché nelle ultime sei settimane le vittime sono state ben 2.579; negli ultimi 7 giorni, però, sono state 355, mentre in quelle precedenti si era sempre sopra la soglia dei 400 lutti settimanali.

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