Covid nella Bergamasca, più guariti che nuovi casi. La curva ora si raffredda

Non accadeva da novembre. La regione per ora resta «gialla». In Bergamasca ieri 2.999 positivi e 4 morti, giù media dei contagi e incidenza

È un segno della risacca del virus. Per la prima volta da quando la quarta ondata s’è abbattuta con violenza in Lombardia, il numero di persone «attualmente positive» è sceso: giovedì erano 578.257 i lombardi con l’infezione in corso, ieri si sono ridotti a 555.704 (22.553 in meno). Questo perché i lombardi che si sono infettati ieri, in altri termini, sono stati meno di quelli che sempre ieri sono stati dichiarati guariti: non era ancora accaduto, da novembre a oggi. In concreto, iniziano a scendere gli infetti e teoricamente si smussa la quota di persone potenzialmente contagiose.

Segnali di frenata

È l’ulteriore indizio di plateau, di piatto della curva. I primi segnali erano emersi negli ultimissimi giorni: la media mobile dei nuovi casi quotidiani, l’indicatore che permette di anestetizzare le fluttuazioni determinate dai giorni festivi, ha toccato un massimo di 39.471 il 10 gennaio e ieri si attestava a 37.627; analogamente l’incidenza, che il 10 gennaio s’era spinta a 2.772 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti, ora è a quota 2.643. In realtà la giornata di ieri ha dipinto una nuova risalita di questi due indicatori, ma per una questione «contabile»: sono statistiche tarate sulla distanza dei 7 giorni, e il confronto col venerdì precedente è influenzato dal fatto che quel giorno (il 7 gennaio) era all’indomani dell’Epifania. Quindi aveva avuto valori più bassi del solito, paragonabili a un lunedì; ieri invece era un venerdì «normale». In tendenziale discesa, al netto delle oscillazioni giornaliere, c’è anche il tasso di positività, cioè il rapporto tra i nuovi casi e i tamponi analizzati: ieri era al 15,81%, il 7 gennaio era al 24,91%. Vuol dire che il 7 gennaio 1 test su 4 dava esito positivo, ora segnala il contagio 1 test ogni 6,5.

Il fronte bergamasco

Sono stati 2.999 i casi emersi ieri in Bergamasca: escludendo i giorni post-festivi, era dal 29 dicembre che non si rimaneva sotto l’asticella delle 3mila infezioni giornaliere. La media mobile dei nuovi casi giornalieri è a quota 3.618, il 10 gennaio si era issata sino a 3.721; stesso andamento per l’incidenza, ieri a 2.303 casi settimanali ogni 100mila abitanti e invece il 10 gennaio all’apice con valore 2.368. La curva orobica sembra raffreddarsi, anche se forse in maniera più lenta rispetto alla media regionale.

Si resta in zona gialla

Il mosaico dei dati regionali si compone alla luce del bollettino riferito alla giornata di ieri, che irrobustisce i segnali di un «piatto» dei contagi: la Lombardia ha registrato ieri 33.856 nuovi casi; è il secondo giorno consecutivo nella fascia dei trentamila casi, tra martedì e mercoledì si era invece oltre i 40mila, tra il 4 e il 6 gennaio si era sfondato il muro dei 50mila. Tra l’altro i tamponi proseguono su volumi consistenti, ieri ancora 214.163 (il 5 gennaio, sempre con 214mila test, erano emersi invece 51.587 casi). Il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute ha confermato la Lombardia in zona gialla anche per la prossima settimana, perché la saturazione delle terapie intensive è il parametro che àncora la regione prima dello scivolamento in arancione. «Stiamo assistendo da giorni a una riduzione del numero dei contagiati e questo ci fa ben sperare – ha commentato il governatore Attilio Fontana -. La variante Omicron è nuova e ancora in fase di studio, vedremo come si evolverà la situazione nei prossimi giorni». Resta pesante il bilancio dei decessi causati dal virus: 115 ieri in Lombardia – non erano così tanti dall’8 aprile – di cui 4 in Bergamasca.

La Lombardia, si legge nel monitoraggio settimanale, presenta comunque una classificazione complessiva di rischio «moderata» ma «ad alta probabilità di progressione». L’Rt è a 2,16 (era a 1,88 la settimana precedente), con un aumento dei focolai (da 5.597 a 8.700) e dei casi di infezione «non associati a catene di trasmissione note» (da 145.728 a 207.401). I prossimi giorni saranno cruciali, perché il rischio di passare in zona arancione – decisione determinata dalla pressione ospedaliera – è ancora concreto: la saturazione dei reparti ordinari è appunto già al 33,17% (il tetto è al 30%), quella delle terapie intensive al 17,12% (il limite è al 20%); se i ricoverati nelle terapie intensive salissero di altre 45 unità, si scivolerebbe in zona arancione. Per questo le regioni puntano a scorporare i ricoveri dei positivi asintomatici, anche se per ora nessuna indicazione in tal senso è arrivata dal ministero della Salute: «La richiesta è stata avanzata per una questione di correttezza e trasparenza» aveva detto Fontana.

Secondo l’Iss, nei prossimi 30 giorni la Lombardia ha una probabilità superiore al 50% di portare l’occupazione delle terapie intensive al 30% e di veder crescere la saturazione dei reparti ordinari sino al 60%. Se i contagi frenano, i ricoveri aumenteranno ancora per un paio di settimane almeno. La prossima settimana, tra l’altro, porta con sé una variabile epidemiologica non di poco conto: sulla circolazione virale inizieranno a leggersi gli eventuali effetti della riapertura delle scuole, tornate a pieno regime dal 10 gennaio.

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