Dall’11 ottobre nelle Rsa via con la terza dose per 6 mila ospiti

Il motore è già rodato, mancano però gli ultimi dettagli per rimetterlo in moto. E, magari, qualche accorgimento utile a rendere ancora più efficace la messa in sicurezza in vista dell’inverno.

Il via libera del ministero della Salute per la dose «booster» del vaccino agli ospiti delle Rsa e agli over 80 dà di fatto l’assist al disegno tracciato dalla Regione per la «fase 3». In sostanza: dall’11 ottobre, salvo cambiamenti, si rinforza la carica immunitaria degli anziani delle case di riposo e degli altri ultraottantenni. In un «momento successivo», come specifica la circolare del ministero, la terza dose potrà essere somministrata anche agli operatori sanitari over 60 «o con patologia concomitante tali da renderli vulnerabili a forme di Covid-19 grave» o con «elevato livello di esposizione all’infezione».

Palazzo Lombardia aveva già indicato la strada: gli ospiti delle Rsa saranno (ri)vaccinati direttamente nelle strutture, per gli altri over 80 invece saranno operativi centri vaccinali, farmacie, medici di base, vaccinazioni domiciliari. Quando sarà il loro momento, gli operatori sanitari riceveranno l’inoculazione nei centri vaccinali o negli ospedali in cui lavorano. Per tutte queste categorie, la dose «booster» sarà iniettata almeno sei mesi dopo il completamento del ciclo vaccinale «primario». I numeri per la Bergamasca, secondo quanto stimato dall’Ats, sono interessanti: circa 6 mila gli ospiti delle Rsa, 76 mila gli over 80, 24 mila complessivamente gli operatori sanitari e sociosanitari, dunque più di 100 mila persone in tutto. Per la dose «addizionale» riservata agli immunocompromessi (già iniziata il 20 settembre, 18 mila i bergamaschi interessati) sono operativi l’ospedale di Alzano, il «Papa Giovanni», l’ospedale di Treviglio e il centro vaccinale di Rogno. Resteranno attivi per la terza dose, aveva spiegato la scorsa settimana l’Ats, anche i centri vaccinali di Albino, Chiuduno, Clusone, Dalmine e Mapello, e verranno assicurati un centro vaccinale a Bergamo e uno in valle Brembana.

Le Rsa

Per le prime e le seconde dosi dedicate agli ospiti delle Rsa si è utilizzato il meccanismo «hub&spoke»: le Asst distribuivano i vaccini alle case di riposo, le case di riposo li inoculavano direttamente in struttura. Verosimilmente, si replicherà anche per la terza dose. «Siamo in attesa di indicazioni operative e ci attiveremo per quanto verrà richiesto. A livello logistico ci siamo, è già stato fatto un lavoro importante per le prime due dosi – premette Barbara Manzoni, presidente dell’Associazione San Giuseppe che rappresenta le Rsa d’ispirazione cattolica -. Il punto è conoscere la normativa, su cui attendiamo istruzioni. Se il senso della terza dose booster è mantenere alta la carica immunitaria, potrebbe essere utile effettuare screening sierologici per individuare le persone con i valori più bassi e partire da loro. Su questo, però, è necessario un sostegno da parte della Regione». «Attendiamo indicazioni – spiega Fabrizio Ondei, presidente dell’Uneba Bergamo -. A livello individuale, le strutture si stanno preparando per affrontare questa fase. Le modalità le possiamo immaginare rispetto all’esperienza già fatta. Alcune strutture si stanno organizzando per capire se può essere utile effettuare dei test sierologici sugli ospiti prima di questa terza dose, per valutare la copertura immunitaria attuale e individuare delle eventuali priorità». Per Cesare Maffeis, presidente dell’Associazione case di riposo bergamasche, «la terza dose è nella logica delle cose. La riflessione va fatta sulla sovrapposizione con le altre vaccinazioni: alcune strutture stanno svolgendo in questi giorni l’antipneumococcica, tra ottobre e novembre tradizionalmente c’è l’antinfluenzale. Al momento la norma prevede un distanziamento delle somministrazioni, poterle effettuare nello stesso momento sarebbe invece utile».

Gli operatori sanitari

Capitolo operatori sanitari e sociosanitari: «La circolare indica dei criteri e delle priorità, ma è verosimile pensare che alla fine sarà proposta a tutti», riflette Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo. I camici bianchi restano un tassello fondamentale del sistema, finora in Bergamasca hanno contribuito a oltre 400 mila iniezioni: «Siamo in campo da sempre – specifica Marinoni -. Il modello usato fin qui, incentrato sugli hub, ha funzionato veramente bene. È invece difficile pensare che le vaccinazioni si possano fare negli studi dei medici, è logisticamente complicato e peraltro si sovrappone all’antinfluenzale».

Le consegne

Intanto continuano le consegue di vaccini in Lombardia, ad opera di Sda (Poste Italiane). In particolare oggi arriverà un carico significativo di Moderna (il farmaco impiegato insieme a Pfizer per la «fase 3»): 231.500 dosi per l’intera regione, di cui 3.000 al «Papa Giovanni» e 6.000 all’ospedale di Treviglio per l’Asst Bergamo Ovest.

© RIPRODUZIONE RISERVATA