È l’inverno più caldo di sempre: quasi scomparso il sottozero

A gennaio e febbraio almeno 3-4 gradi in più rispetto alla norma. Niente neve e gelate. Ma abbondante pioggia: nuova perturbazione in arrivo.

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Un abbigliamento meno pesante, sciarpe e guanti chiusi nell’armadio, termometri che sembrano aver dimenticato il trattino davanti ai numeri per segnare i gradi al di sotto dello zero. Non è solo un’impressione: quello che tra due settimane ci lasceremo alle spalle è destinato ad essere ricordato come l’inverno più caldo di sempre, a Bergamo come nel resto d’Italia. A certificarlo sono i dati di 3Bmeteo: tra gennaio e febbraio in città sono sparite le gelate; la media delle temperature si è attestata intorno ai 3-4 gradi in più rispetto a una quindicina d’anni fa, mentre la colonnina di mercurio è scesa sotto lo zero solo sei volte (nella seconda metà di gennaio) dall’inizio dell’anno ad oggi e prima ancora meno.

Marzo "pazzerello" ma a far ammattire i metereologi è stato febbraio. Video di www.bergamotv.it

Neve in pianura non se n’è vista, e anche se dal 20 febbraio sta piovendo come non era mai successo negli ultimi anni, il clima è rimasto mite. E anche quando le minime sono scese di notte sotto lo zero, non si sono spinte oltre i -1, -2 gradi, quando nella normalità delle cose, in pieno inverno, il termometro in città dovrebbe abbassarsi spesso fino a -4, -5 gradi. Per i meteorologi anche questa è una prova del cambiamento climatico in atto. «A Bergamo, come in tutta la Lombardia, è stato un inverno eccezionalmente mite – conferma Edoardo Ferrara, meteorologo di 3Bmeteo –. Quest’anno non c’è stata una vera nevicata in pianura, se non qualche fiocco misto a pioggia e anche sulle Prealpi orobiche abbiamo avuto zeri termini superiori ai 3mila metri, tipici del periodo estivo». Anomalie che si ripetono con una frequenza sempre maggiore: febbraio, dopo gennaio, è stato un altro mese «caldo» come mai se n’erano registrati prima, nonostante una quantità di pioggia di tre volte superiore rispetto alla media del periodo (300 millimetri in città, un dato che generalmente si registra in autunno). «Ciò accade perché l’aria più calda provoca piogge più intense», spiega il meteorologo.

Tanta pioggia e tanta neve in montagna, che però rischia di sciogliersi in fretta e di provocare valanghe. E anche questo è un problema. Scomparendo in fretta, poi, la neve rischia di lasciare all’asciutto le campagne nei mesi estivi svuotando le riserve prima del previsto. Insomma, l’acqua che cade è sì una buona notizia per le colture, ma non una garanzia di sopravvivenza a medio-lungo termine. «Il riscaldamento globale non significa per forza siccità – continua Edoardo Ferrara – ma che cambia la distribuzione delle precipitazioni. Abbiamo quindi periodi più secchi, indotti dall’insistenza dell’alta pressione, che si alternano a fasi molto piovose». Una di queste è tuttora in atto e proseguirà ancora qualche giorno. Tra oggi (venerdì 8 marzo) e domani è in arrivo infatti una nuova perturbazione che si farà più intensa tra le giornate di domenica e lunedì, con piogge e rovesci anche di forte intensità, e altre nevicate abbondanti in montagna oltre i 700-1.000 metri di quota. Stavolta, assicurano i meteorologi, un calo termico ci sarà e le temperature si abbasseranno verso valori più consoni al periodo.

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