Epatite ignota, 2 casi a Bergamo: «Ma non c’è motivo di allarme»

La segnalazione Ricoverati al «Papa Giovanni» una piccola di soli sei anni e un undicenne. Di Giorgio: malattia nota, per ora non si rileva un incremento.

Due casi di giovanissimi malati con epatite acuta di eziologia ignota in Lombardia: lo ha reso noto venerdì l’assessorato al Welfare della Regione Lombardia comunicando «che è stata trasmessa al Ministero della Salute la segnalazione di due bambini con epatite a eziologia ignota». Entrambi i casi sono all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: si tratta di un ragazzino di 11 anni, che ha avuto bisogno di un trapianto, e di una piccola di 6 anni.

Due casi con epatite acuta di eziologia ignota in Lombardia: sono entrambi ricoverati al Papa Giovanni

Lo scorso 14 aprile, con una circolare alle Regioni, il ministero della Salute ha trasmesso un’informativa sui casi di epatite acuta grave di origine sconosciuta che aveva colpito già diversi bambini, di età prevalente fra 2 e 5 anni nel Regno Unito, circa 60 in due mesi. Ai centri italiani è stato raccomandato di inviare eventuali segnalazioni, ma per il momento non c’è niente che faccia pensare allo stesso fenomeno rilevato in Scozia e in Inghilterra.

I casi di epatite acuta a eziologia ignota non sono nuovi, e anche a Bergamo se ne affrontano diversi ogni anno. In tutta Italia la situazione è sotto stretto monitoraggio, e proprio due giorni fa la Sigenp, Società italiana, gastroenterologia patologia e nutrizione pediatrica - area fegato pancreas (di cui è coordinatore Angelo Di Giorgio, pediatra epatologo del Centro epatologia e trapianti pediatrici dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo) ha lanciato una survey finalizzata a fotografare la situazione italiana in merito ai casi di epatite acuta: l’obiettivo è quello di capire quanti sono i casi in questo momento in trattamento in tutta Italia, se siano maggiori rispetto agli anni passati o se addirittura si stia verificando un incremento anomalo: la survey viene effettuata attraverso un questionario telematico, in cui oltre alle indicazioni numeriche sui casi in trattamento, si monitorano le regioni da cui si risponde (per fotografare le differenze tra le macro aree), e anche il tipo di struttura di cura (se ospedale di primo livello, istituto di ricerca o centri trapianti), per capire dove i pazienti si recano per le prime cure.

I casi di epatite acuta a eziologia ignota non sono nuovi, e anche a Bergamo se ne affrontano diversi ogni anno

«È importantissimo sottolineare che in questo momento non c’è alcuna evidenza per parlare di situazioni di allarme – ha spiegato venerdì sera Angelo Di Giorgio – . I primi risultati di questa survey lanciata dalla Sigenp ci dicono che in Italia non siamo davanti ad alcun incremento dei casi di una malattia che, va sottolineato, è ben nota: non si tratta affatto di una nuova patologia, di epatiti acute ne vediamo, anche a Bergamo, diversi casi ogni anno. Alla survey al momento hanno risposto 41 centri, e tra questi tutti i centri trapianti pediatrici, da 13 regioni di tutta Italia: ebbene, da gennaio a oggi in tutto il Paese sono 17 i casi segnalati, un numero che è assolutamente in linea con gli anni scorsi. Vedremo i risultati definitivi della survey entro la metà della prossima settimana, ma visto l’andamento, non c’è alcun motivo di allarme. Certo, la situazione va tenuta sotto controllo ma al momento non c’è alcun incremento anomalo come si è registrato in Inghilterra».

In Italia non siamo davanti ad alcun incremento dei casi di una malattia che, va sottolineato, è ben nota: non si tratta affatto di una nuova patologia, di epatiti acute ne vediamo, anche a Bergamo, diversi casi ogni anno

E sull’ipotesi di correlazioni tra questi casi di epatite acuta con il Covid o con il lockdown, Angelo Di Giorgio è chiaro: «A mio parere non c’è alcun legame né con il lockdown, né con il Covid; non sembrano esserci evidenze scientifiche su eventuali correlazioni con il Sars-Cov2».

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