Farmacie senza vaccini
Gallera: «Prima i fragili»

I farmacisti: «Dosi tutte alle Regioni, non ci sono per i privati». La risposta dell’assessore: «Un problema di cui si deve occupare il governo».

I medici lo stanno ripetendo fino allo sfinimento: quest’anno il vaccino antinfluenzale sarà ancora più importante rispetto al passato. Il perché è presto detto. L’influenza causa sintomi molto simili alla Covid-19 e potrebbe ostacolarne la diagnosi, già difficoltosa a causa della mancanza di test più rapidi rispetto ai tamponi. Escludere i casi influenzali può abbattere i tempi di individuazione dei veri malati Covid, da isolare immediatamente per evitare l’insorgere di focolai. L’altro motivo, non secondario, è che l’influenza è una malattia tutt’altro che banale. Ogni anno costringe a letto milioni di persone e in tutta Italia causa ottomila morti all’anno, secondo le stime dell’istituto superiore di sanità.

Gli appelli sono stati ascoltati. Nelle ultime due settimane non si contano le chiamate di cittadini che chiedono ai medici informazioni sulla possibilità di sottoporsi al vaccino. Un interesse manifestato non solo dalle persone considerate a rischio, come gli over 65 o i cronici a cui è previsto gratuitamente (quest’anno il ministero ha aggiunto anche gli over 60), ma anche i cittadini che non rientrano nelle categorie «fragili». Nel secondo caso sono le farmacie a raccogliere prenotazioni e richieste (private, quindi a pagamento). Al momento, però, per i farmacisti è impossibile dare risposte. Sul mercato non ci sono vaccini.

Il presidente dell’Ordine dei Farmacisti della provincia di Bergamo, Ernesto De Amici, sostiene che quest’anno le farmacie bergamasche dovranno fare i conti con un calo del 75% delle dosi rispetto allo scorso anno. «Le Regioni hanno opzionato quasi tutto il mercato, prenotando il 50% in più delle dosi rispetto alla campagna 2019/2020». Un aumento ancora più marcato in Lombardia, dove la Regione ha acquistato e destinato alle Ats 2,2 milioni di dosi, l’80% in più rispetto a dodici mesi fa. Quindi per le farmacie è «impossibile fare ordini. Fuori dalle categorie sensibili non ci sono vaccini» - conclude De Amici.

L’allarme è stato lanciato anche da Federfarma che nelle ultime settimane ha sollecitato il ministero della Salute a intervenire per trovare una soluzione. L’anno scorso sono stati dispensati 800 mila vaccini in regime privato e secondo l’associazione la richiesta attuale sarebbe tra 1,2 e 1,5 milioni di dosi. Oggi ne sono previste 200 mila, il famoso -75% di cui parla anche De Amici. Le strade indicate dal ministero sono due. «È stato chiesto alle Regioni di destinare una parte degli ordinativi al mercato - spiega Gianni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo -. La richiesta è di “liberare” 250 mila dosi. Alcune Regioni sembrano essere d’accordo, altre invece preferiscono mantenere e prudenza e ordinativi alti. L’altra strada prevede l’importazione dei farmaci dall’estero, con costi superiori. È vero che le Regioni devono occuparsi delle fasce più deboli della popolazione, ma è importante pensare anche alla popolazione attiva».

L’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera punta il dito contro il governo. «Noi siamo pronti e partiremo nella seconda metà di ottobre con l’obiettivo di vaccinare tutti i nostri anziani, tutti i nostri fragili, i bambini, gli operatori sanitari - ha spiegato ieri a margine del convegno «Covid-19, il virus ignorante» -. Il nostro obiettivo è di vaccinare le categorie a rischio definite dal ministero della Salute, sul tema del libero mercato oggettivamente è un problema di cui si deve occupare il governo con una strategia nazionale. Non possiamo farci carico noi del cittadino ordinario».

Se le farmacie sono costrette ad aspettare le contromosse del ministero, sono previste a breve certezze sulla campagna bergamasca per proteggere le categorie più a rischio. Secondo le ultime tempistiche, aggiornate durante una riunione che si è tenuta lunedì in Ats Bergamo, le prime dosi saranno consegnate nell’ultima settimana di ottobre. La campagna vera e propria inizierà quindi tra la fine di ottobre e, più probabilmente, la prima settimana di novembre. Nel 2019 era partita il 4 novembre.

Mirko Tassinari, segretario provinciale del sindacato Fimmg, Federazione italiana medici di medicina generale, spiega che «la campagna vaccinale anti influenzale è stata sempre importante, anche se l’influenza è stata spesso sminuita. Quest’anno ci sono anche motivazioni aggiuntive, come contenere il più possibile il numero delle febbri che si svilupperanno durante l’inverno. Questo aiuto consentirà di evitare incertezze e avere tempi rapidi per la diagnosi Covid-19».

In provincia di Bergamo sono attese 240 mila dosi contro le 150 mila dello scorso anno. Come dichiarato da Gallera, il piano prevede priorità per donne incinte, immunodepressi, anziani delle Rsa, over 65, over 60 e bambini. Sempre secondo le dichiarazioni di Gallera, il piano bergamasco doveva essere pronto entro il 25 settembre, ma al momento non è stato ufficializzato. Da metà agosto Ats ha chiesto la disponibilità alle amministrazioni comunali per destinare spazi da riservare ai medici che per motivi logistici non riescono ad organizzare le vaccinazioni negli studi. Anche su questo fronte mancano solo i dettagli. L’ultima ricognizione parla di circa il 60% di medici che riusciranno a vaccinare negli studi e l’altro 40% che invece approfitteranno delle disponibilità comunali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA