Ginecologia, strategie per battere i tumori: screening e ambulatori

Asst Papa Giovanni Il direttore Carnelli: «A Bergamo attivate le chiamate per i test sul cancro all’utero». Mutazioni Brca: «Possibile la prevenzione chimica».

Quattromila parti nel 2021, quando il Covid mordeva, e parecchio; percorsi ad hoc, sin dallo scoppio della pandemia, «messi in sicurezza» e separati per assistere al meglio partorienti, puerpere e neonati positivi al virus, e una «tenuta» solida, anche durante lo tsunami pandemico, per non far mancare l’assistenza e le cure necessarie alle donne con tumori ginecologici: ora l

’Ostetricia e la Ginecologia dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo punta ad aumentare servizi nell’area oncologica, con una speciale attenzione alla prevenzione e lo sviluppo di ambulatori ad hoc per particolari aree di fragilità. «Nel bilancio del periodo Covid va rimarcato anche il nostro impegno per diffondere l’approccio alla vaccinazione per future mamme, donne che stavano programmando una gravidanza, e puerpere che avevano partorito e stavano allattando – sottolinea Marco Carnelli, direttore dell’Ostetricia e Ginecologia, che ha preso il posto del «pilastro» Luigi Frigerio (Carnelli, classe 1973, lavora al «Papa Giovanni dal 2009, con precedenti esperienze all’ospedale di Carate Brianza, e come specializzando al San Raffaele di Milano) – Una lavoro di informazione e di counseling che è stato molto impegnativo, anche perché, nonostante sin dall’arrivo del vaccino antiCovid le società scientifiche si fossero subito espresse sull’assoluta validità della protezione anche in gravidanza e in allattamento, questo messaggio, forse per un po’ di confusione mediatica, non è passato subito alla popolazione. Ora, per fortuna, la situazione è migliorata: le partorienti sono in larga parte vaccinate, qualche carenza c’è ancora tra la popolazione straniera, forse per un accesso più complesso ai servizi».

«4.000 parti all’anno anche in piena pandemia. Siamo un ospedale nell’ospedale»

L’Ostetricia e la Ginecologia del «Papa Giovanni», rimarca Carnelli «è una sorta di ospedale nell’ospedale: lo dicono i numeri, basti pensare appunto agli oltre 4.000 parti totalizzati nel 2021, quando il virus aveva un impatto pesante tra la popolazione; certo, in questi numeri può aver influito anche il fatto che la maternità di Alzano era chiusa, ma bisogna aggiungere che il 35% delle partorienti arriva da noi per patologie a rischio medio-elevata, essendo noi hub provinciale proprio per la gestione delle partorienti fragili e per le gravidanze ad alto rischio materno-fetale. Così, siamo stati anche hub per le partorienti con Covid, gestendo queste gravidanze con percorsi ad hoc. Tra gli indicatori di qualità abbiamo una percentuale di parti cesarei al 21%, la media nazionale è sopra il 30%, quando la soglia media è fissata al 25%. Percentuali che sono rimaste invariate anche nel corso della pandemia».

Lo tsunami Covid non ha intaccato la «tenuta» dell’Ostetricia e Ginecologia neppure per quanto riguarda l’area oncologica: «È noto il rallentamento subito per l’attività di sala operatoria tra marzo e maggio 2020, ma abbiamo tenuto comunque, soprattutto per le problematiche urgenti in campo oncologico, il follow up delle pazienti, le terapie: per esempio, nel 2021 abbiamo effettuato 150 interventi per neoplasie maligne ginecologiche, in media ne facciamo 170. E abbiamo tenuto anche per il follow up, le chemioterapie, i controlli ambulatoriali».

Ora, con il clou del primo tsunami pandemico alle spalle, si punta a incrementare la prevenzione in campo oncologico ginecologico. «Per la prevenzione e gli screening bisogna fare sempre di più. Servizi ampliati a livello ambulatoriale, con offerte specifiche a tutto tondo - sottolinea Carnelli –. Da una parte, la vaccinazione contro l’Hpv, un’arma potentissima contro il cancro all’utero causato dal papilloma virus va diffusa il più possibile, dall’altro a Bergamo viene attivata la chiamata per il test contro il cancro all’utero, sviluppando così gli screening, che sono cruciali nella lotta al cancro. Per le mutazioni genetiche Brca 1 e 2, ambulatori ad hoc per le donne portatrici di questa mutazione, ad alto rischio quindi di cancro al seno o alle ovaie: importantissimo è il lavoro di counseling, perché una diagnosi di mutazione genetica è qualcosa che coinvolge non solo il proprio futuro, ma anche quello dei propri figli: alla possibilità di controlli periodici può essere affiancata a una scelta di chirurgia preventiva o, molto importante, di prevenzione chimica, attraverso i farmaci. E, infine, per una presa in carico a tutto tondo, sviluppiamo un approccio multidisciplinare anche per il recupero post chirurgico, in campo oncologico, ma anche per i parti cesarei».

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