Giugno anomalo senza temporali: la neve ci salva dalla siccità

In montagna le precipitazioni sono state un terzo rispetto alla media. Ma lo scioglimento è ancora in corso.

Giugno si è appena congedato dalla scena meteorologica con alcune anomalie che richiedono una riflessione in termini pluviometrici, cioè sulla quantità di precipitazione mensile accumulata. Si tratta di un mese che riveste un’importanza strategica per comprendere le dinamiche atmosferiche che accompagnano l’estate. Come sappiamo, infatti, giugno è il periodo del debutto estivo, quello che, in pratica, fa da spartiacque tra la primavera e la stagione calda . Ed è proprio in questo frangente che il flusso perturbato atlantico, cioè una sorta di «nastro ondulato» con direzione Ovest-Est, si ritira a latitudini più settentrionali lasciando il posto agli anticicloni estivi che, normalmente, garantiscono tempo stabile soleggiato sull’intera penisola italiana.

Fatta la premessa, è curioso allora chiedersi quali sono state le anomalie più evidenti del mese passato, cioè quali parametri atmosferici non hanno rispettato le medie degli anni passati.

Il dato più evidente e che balza subito all’attenzione, è certamente il contributo pluviometrico sull’intero territorio provinciale, cioè quanti millimetri di pioggia hanno raccolto le stazioni meteorologiche dislocate sul territorio . I numeri non mentono e danno subito un’idea di quanto accaduto. Se prendiamo la fascia pedemontana e la pianura, il dato rivela che mediamente non si è andati oltre i trentacinque millimetri di accumulo. La fascia alpina e prealpina, invece, ha di poco superato i cinquanta millimetri medi, con punte locali di ottanta millimetri (eventi comunque occasionali).

In concreto, cosa significa tutto questo? Vuol dire che è piovuto poco in pianura e pochissimo sulle Alpi e Prealpi Orobie. Se per la pianura il dato non spaventa più di tanto perché di poco sotto la media, per la montagna le cose cambiano: qui, nel mese di giugno, dovrebbero mediamente cadere circa centocinquanta millimetri di pioggia (leggermente variabili a secondo della latitudine), derivata soprattutto da rovesci e temporali che caratterizzano la stagione estiva in quota sulla nostra provincia.

Quali possono essere i motivi di tale situazione? Vanno ricercati nella posizione assunta dalle masse d’aria che si alternano sullo scacchiere del Mediterraneo; come detto prima, l’apporto idrico viene garantito dalle saccature atlantiche che si allungano da Nord Ovest verso il settore alpino, provocando rovesci e temporali. Nel corso del mese di giugno questo schema è funzionato abbastanza bene solo nella prima decade, quando abbiamo avuto il maggior contributo di pioggia e la temperatura è rimasta addirittura sotto media. Dalla seconda decade, invece, ha preso il sopravvento l’anticiclone mediterraneo (ora delle Azzorre, ora Africano), che sovente ha impedito alle perturbazioni di condizionare il tempo; abbiamo avuto magari molte giornate nuvolose in montagna, ma non scarsa fenomenologia legata a rovesci o temporali.

Nulla è perduto, sia chiaro, soprattutto per due motivi importanti: abbiamo ancora due mesi davanti che possono ribaltare le medie pluviometriche, specie in montagna. La seconda questione, e non meno importante, è legata al notevole apporto di neve sulle Orobie ricevuto nello scorso inverno e che, per fortuna, ha pienamente contribuito a colmare il deficit di giugno . Addirittura lo scioglimento è ancora in corso, visto che molti canali di neve e scarichi di valanghe sono tutt’ora presenti sulle nostre montagne. In conclusione, è bene comunque augurarsi l’arrivo della pioggia ovunque (specie per i campi della pianura), e in tal senso le linee previsionali per la settimana indicano che potrebbe arrivare tra giovedì e venerdì.

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