Housing sociale, un bisogno che cresce: per ogni alloggio libero ci sono 11 richieste

EMERGENZA CASA . In città sono circa 400 le case a canone moderato, ma non bastano. Anche chi ha un Isee tra i 14mila e i 40mila euro all’anno fa fatica a stare sul mercato. Quasi il 50% dei richiedenti ha meno di 40 anni.

Per ogni alloggio libero ci sono in media undici richieste. C’è fame di casa, anche a Bergamo, da parte di quelle famiglie che non possono permettersi di prendere in affitto un appartamento a prezzo di mercato, ma che comunque hanno un reddito troppo alto per accedere alla tradizionale edilizia popolare. Non stiamo parlando di situazioni di disagio grave, quindi, ma di giovani che cercano di costruirsi un percorso di autonomia o professionisti, come infermieri o insegnanti, che con uno stipendio (magari l’unico in famiglia) di 1.400-1.500 euro al mese non riescono a sostenere un affitto di 700-800 euro. La risposta si chiama housing sociale, ovvero abitazioni a canone moderato, ma in città l’offerta è ancora troppo bassa rispetto a una domanda che cresce. Sono circa 400 le unità di social housing distribuite nei diversi quartieri, 300 di proprietà o gestite per terzi da «Casa Amica» (diversi, infatti, sono gli sviluppatori: fondazioni, fondi immobiliari, Comune ed enti pubblici sono i più frequenti) e un centinaio di Aler, che le destina appunto a fasce che hanno un reddito più alto rispetto a quelle inserite nelle graduatorie delle case popolari.

I criteri d’accesso

Per accedere all’housing sociale bisogna possedere essenzialmente due requisiti: avere un Isee compreso tra i 14mila e i 40mila euro e non essere già proprietari di un’abitazione adeguata al nucleo familiare. Non c’è più il criterio della residenzialità da almeno cinque anni in Lombardia (ritenuto illegittimo dalla Corte costituzionale), mentre altri criteri «preferenziali» (non vincolanti) possono essere inseriti di volta in volta nei bandi pubblicati, ad esempio per favorire l’inserimento di giovani piuttosto che di anziani. La differenza con gli affitti sul mercato privato è evidente. Il canone moderato, deciso su base regionale, nell’ambito degli immobili cofinanziati dall’ente pubblico, stabilisce un tetto massimo di 69,5 euro al metro quadro all’anno. Per un locale di 100 metri quadri, il conto è quindi presto fatto, ed equivale a una spesa di circa 600 euro al mese. Il valore medio in città indicato dal borsino di «Immobiliare.it» per un alloggio delle stesse dimensione sul mercato privato è invece di 113 euro al metro quadro all’anno, una cifra che corrisponde a 941 euro al mese. Ma il vantaggio non è solo economico, perché l’housing sociale punta anche a «creare le condizioni per un abitare attento alle relazioni, l’interazione con il quartiere, promuovere l’integrazione tra tipologie diverse di inquilini», si legge tra le mission di «Casa Amica». «C’è sempre più bisogno di questo tipo di offerta, che risponde a una fascia di cittadini sempre più ampia – conferma Alessandro Santoro, direttore della Fondazione “Casa Amica” –. Soprattutto giovani, considerando che quasi il 50% dei richiedenti ha meno di 40 anni. Giovani con condizioni occupazionali anche discrete ma con una situazione retributiva che non consente di stare su un mercato che negli ultimi anni ha visto una contrazione dell’offerta e un aumento dei costi degli affitti». Per Santoro, quindi, «questa tipologia di abitazioni deve essere pensata come una vera e propria infrastruttura della città, per attrarre quella popolazione più dinamica e giovane che può farla crescere nel suo futuro, evitando così quel fenomeno di espulsione di quei cittadini che fanno più fatica a stare in città e nel mercato». I 111 appartamenti del complesso «DiMore+», in via Rampinelli, a Colognola, portato avanti dal Consorzio di cooperative sociali «Sbam», insieme a «Redo Sgr», è un recente esempio di housing sociale. Anche qui il rapporto è 1 a 11: per la prima tranche di 30 alloggi disponibili sono arrivate 347 domande.

Pgt e servizi

Il Comune continua a lavorare per incrementare l’offerta, integrando l’aspetto urbanistico e quello più sociale (in collaborazione con i servizi abitativi). Nella stesura del nuovo Pgt l’assessorato di Francesco Valesini si è avvalso della consulenza di uno dei massimi esperti sul tema dell’housing sociale, l’ex assessore di Milano Gabriele Rabaiotti. Col nuovo piano la quota di housing sociale da riconoscere, laddove si preveda la realizzazione di nuove destinazioni residenziali, passa dal 10 per cento al 20 per cento. L’8 per cento di questa quota, inoltre, potrà essere messo in vendita a valori convenzionati, mentre il restante 12 per cento verrà messo sul mercato in affitto calmierato o, in alternativa, potrà essere «monetizzato» all’amministrazione, che si impegna a finanziare con il ricavato il nuovo Fondo per l’abitare. «Il tema dell’abitare è sempre più presente e centrale per il futuro della città – aggiunge l’assessore alle Politiche sociali, Marcella Messina – e riguarda anche il ceto medio, con salari che non stanno al passo con l’aumento del costo della vita». L’assessore ricorda anche i contributi (regionali) alla locazione per nuclei in disagio economico sul libero mercato (47 nuclei beneficiari per un contributo medio mensile di 300 euro, in totale quasi 37mila euro tra gennaio e luglio) e i 10 appartamenti rimessi a nuovo in via Monte Grigna 22, a Celadina, che verranno destinati a breve proprio all’housing sociale.

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