Il Covid e i prossimi mesi. Bertolaso: saremo pronti per nuovi richiami già in autunno

Il consulente della Regione: «Stiamo lavorando per un piano che ci consentirà di essere operativi da ottobre se ci sarà richiesto».

«Sto tornando a Roma., ma solo per qualche giorno di riposo». A scanso di equivoci Guido Bertolaso, consulente per la campagna vaccinale della Regione, spegne sul nascere qualsiasi accenno di natura politico-elettorale sulla Capitale. L’obiettivo è ancora puntato sulla Lombardia, sull’eventuale terza dose di vaccino anti-Covid. Tema che sta facendo parecchio discutere.

Ci state lavorando?

«E come no».

Ma secondo lei, sarà necessaria?

«Questo lo dovranno dire gli scienziati, i vari Cts, esperti e ministero della Salute».

Ma secondo voi?

«È probabile, e quindi diventa necessario immaginarsi tutti gli scenari possibili. Quindi di fronte alla conclusione dell’attuale campagna e stop, deve esserci anche un piano B».

Che prevede?

«Un richiamo tra l’autunno e l’inverno per mantenere più viva la risposta immunitaria. Il solo modo che abbiamo per tenere sotto controllo il virus: altre strade, fino a quando non ci saranno farmaci o vaccini innovativi, non mi pare ci siano».

Piano B che, così a naso, sembra destinato a diventare il piano A...

«Probabile. Stiamo vaccinando in tutto il mondo sulla base dell’esperienza dell’anno scorso, sulla sequenza del virus di Wuhan. Oggi abbiamo visto che ci sono diverse varianti, sempre nuove, più o meno resistenti ai vaccini che stiamo somministrando. Quindi è facile immaginare che ci sia la necessità di fare richiami magari con vaccini più mirati nei confronti di queste varianti, un po’ come succede con l’antinfluenzale».

Quindi l’importante è farsi trovare pronti?

«Esatto, e se si vuole farsi trovare pronti, invece di passare un’estate a fare le cicale a ballare e cantare, cose che gli italiani hanno diritto di fare, le istituzioni devono lavorare per essere pronte».

E la Lombardia lo sarà?

«Garantito che sì. Ma stiamo lavorando per essere pronti a ottobre, mica a gennaio per fare poi le cose di corsa e magari tardi».

Che modello avete in mente?

«Diverso da quello attuale. Cambia la situazione, i numeri, il modello di epidemia, e quindi anche l’approccio. La battaglia va combattuta secondo la situazione: non ci sarà più l’urgenza drammatica di vaccinare tutti per fermare i ricoveri. Dovremo semmai mantenere quell’immunità di gregge che per l’autunno avremo sicuramente raggiunto, uno stato di controllo e di equilibrio».

Quindi niente hub?

«Diciamo che non ci sarà più bisogno di mettere in fila centinaia di persone nelle fiere o nei palasport, ma sarà più necessario rapportarsi direttamente con i medici di famiglia, i pediatri, i farmacisti, le aziende. Tutte quelle strutture che possono organizzarsi su tempi più lunghi».

Del tipo?

«Vediamo, se il richiamo andrà fatto su 6 mesi, 9 o 12 non saremo noi a deciderlo. L’importante è farsi trovare pronti e la Lombardia lo sarà».

Intanto in Lombardia si parte con la prenotazione dell’ultima fascia...

«E io sono molto soddisfatto, con l’estensione ai 12 anni copriamo tutte le categorie più a rischio, quelle che per mesi non sono potute andare a scuola in presenza, per capirci».

Come definirebbe la risposta della Lombardia alla campagna vaccinale?

«Uso una parola sola: straordinaria. Nei giorni scorsi ero a Montisola, diventata ora Covid free, a fare le vaccinazioni e c’era una coda di giovani, alla faccia di chi sosteneva che non fossero disponibili».

I risultati della fascia 30-40 anni non sono però ancora all’altezza delle precedenti.

«Vero, non ci sono ancora stati i picchi di prenotazione delle fasce prima, ma sono sicuro che con il passare dei giorni arriveranno anche loro. Un po’ perché vedranno che il vaccino funziona ed è sicuro, un po’ perché senza non è che si potrà fare molto. Alla fine si convinceranno anche per questi motivi, per questo dico che al tirar delle somme questa campagna è stata davvero un grande successo di squadra».

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