Il vescovo ai preti novelli: «In voi c’è la meraviglia del dono. Andate lungo le strade della vita»

L’ORDINAZIONE. Don Nicolò Bonfanti, don Matteo Cortinovis e don Davide Rovaris ordinati sacerdoti dal vescovo Francesco Beschi in Duomo. «Osservate l’umiltà, virtù non di moda ma necessaria».

«Eccomi» è la parola che ieri pomeriggio è risuonata per tre volte in cattedrale, pronunciata da don Davide Rovaris, don Matteo Cortinovis e don Nicolò Bonfanti che così hanno risposto alla chiamata di don Gustavo Bergamelli, rettore del Seminario. Una chiamata per nome che diventa il sì al sacerdozio, pronunciato davanti al Vescovo Francesco Beschi e a familiari, amici, fedeli, seminaristi, sacerdoti che hanno gremito il Duomo in una domenica pomeriggio di grande gioia ed emozione, illuminato e riscaldato dal sole dopo una mattinata di cielo grigio e rovesci.

È stata una liturgia ricca, suggestiva e solenne, quella dell’Ordinazione dei tre preti novelli, «espressione della meraviglia per il dono di Dio» ha detto il Vescovo, che ha augurato ai giovani sacerdoti di «vivere la gioia di questa giornata e della vostra vita», ringraziandoli «per la generosità della risposta che avete dato a Dio e a tutta la Chiesa».

«Apparteniamo alla Chiesa»

La celebrazione è iniziata con l’ingresso solenne del corteo di sacerdoti che ha accompagnato i tre presbiteri, passando dall’antica cattedrale di San Vincenzo (sotto il Duomo), attraversando il porticato del Palazzo della Ragione ed entrando nella cattedrale, il cui altare era adornato di eleganti composizioni floreali.

«Tante persone – ha detto il Vescovo nell’omelia – hanno accompagnato l’esistenza di don Matteo, don Davide e don Nicolò, perché noi non apparteniamo solo a noi stessi, ma anche alle comunità di cui facciamo parte. Ora appartengono a una Chiesa che ha la missione, come quella ogni sacerdote, di uscire dal tempio, di scendere lungo le strade della vita». Per accompagnare questa giornata i tre giovani hanno scelto insieme la frase «Perché stessero con Lui» (Mc 3, 14) «che evoca – ha sottolineato il Vescovo – la chiamata degli Apostoli. Ognuno di loro ne ha poi scelta un’altra: Davide “Ma di’ soltanto una parola”; Matteo “Pieno di gioia è il Signore”; Nicolò “Li amò fino alla fine”. Ho colto che tutte queste espressioni rivelano una grande fiducia in Gesù, un desiderio, un bisogno di una relazione personalissima ed intima, che è decisiva per la fede di ciascuno, ma che è esposta alla prova dell’incertezza e del dubbio. Anche gli Apostoli di fronte al Signore risorto dubitarono».

«Il dono della fiducia»

Come si può superare questa prova che, per monsignor Beschi, attraversa la vita di ciascuno? «Non basta il nostro impegno con la preghiera, l’ascolto, l’ascesi; il superamento è possibile con il dono sorprendente della fiducia che Gesù ha in noi. Dio non dubita di noi. A questi uomini fragili affida la sua missione. Questa fiducia ci raggiunge attraverso le tante persone che hanno fiducia in noi. Nel Vangelo proclamato oggi il Signore ci dice di andare e fare discepoli tutti i popoli che si lasciano immergere nel suo eterno amore. Un sacerdote è chiamato ad annunciare e donare questo amore».

Il Vescovo ha poi concluso la sua riflessione con un invito ai tre sacerdoti: «State con Lui e andate con Lui, custodi della sua promessa “Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine”, osservando quella virtù, attualmente non di moda ma necessaria, ricordata da Papa Francesco, ovvero l’umiltà. Siamo creature meravigliose, ma limitate. I semi di odio germogliano nelle persone quando è cancellato il limite dall’arroganza. La piccolezza di Maria è la sua forza. Dove c’è umiltà non c’è guerra, divisione, discordia».

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