Il vescovo ordina nove giovani diaconi: «Gioia e riconoscenza per questo dono» - Foto

Diocesi. La celebrazione nella chiesa ipogea del Seminario sabato 29 ottobre. Il grazie di monsignor Beschi, poi l’augurio: «Siate instancabili nell’azione, miti nel servizio della comunità e perseveranti nella preghiera».

La chiesa ipogea del Seminario era gremita sabato sera per l’ordinazione diaconale di nove giovani. Molti i coetanei presenti provenienti dalle nove parrocchie d’origine dei diaconi e dalle comunità e dagli oratori in cui hanno prestato servizio durante gli anni di studi e di cammino vocazionale. Sono proprio i giovani che hanno mostrato il volto della festa, quando al termine della celebrazione hanno atteso i nuovi diaconi per circondarli di sorrisi, abbracci e applausi.

«Gioia e riconoscenza sono i sentimenti che pervadono questa serata – ha detto il vescovo Francesco Beschi aprendo la celebrazione –. Ringraziamo il Signore per il dono abbondante che ancora una volta fa alla nostra diocesi». Nelle prime parole del rito la preghiera per i nove giovani «perché possano essere instancabili nell’azione, miti nel servizio della comunità e perseveranti nella preghiera». È stato il Rettore del Seminario don Gustavo Bergamelli a chiamare i nove candidati al diaconato che, uno ad uno, hanno risposto a voce alta «Eccomi» davanti all’assemblea. Sono Lorenzo Bellini di Telgate, Paolo Capelletti di Cologno al Serio, Marco Nicoli di Desenzano al Serio, Andrea Patelli di Credaro, Attilio Rossoni della parrocchia di Colognola in città, Gabriele Trevisan di Pontida, Andrea Vecchi di Villa di Serio, Matteo Vezzoli della parrocchia di San Pietro di Romano di Lombardia e Simone Zappella di Chiuduno. Davanti al vescovo hanno manifestato i loro impegni e la loro promessa e si sono poi prostrati a terra nel momento solenne in cui i sacerdoti e l’assemblea hanno cantato le Litanie dei Santi. L’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione hanno consacrato i nuovi diaconi della Chiesa di Bergamo.

«Oggi diventate diaconi per sempre – ha detto monsignor Beschi nell’omelia – . Diaconi per sempre e per tutti perché la Chiesa viva la diaconia, cioè il servizio al prossimo, con un’attenzione particolare ai poveri». Il vescovo ha spiegato come il diaconato «non è un servizio sociale, ma è prima di tutto un servizio spirituale». Riprendendo i passi del Vangelo di Luca proclamato nella celebrazione ha accostato l’incontro di Gesù con Zaccheo alla vita di fede di ciascuno. «L’incontro con Gesù cambia la vita – ha detto – . Non solo chiama ma entra nella nostra casa, nella nostra vita, del nostro cuore, nelle nostre speranze e nelle nostre angosce». Ha sottolineato come i giovani diaconi siano il segno di questa chiamata, di questo cambiamento. «Il diaconato non è un grado all’interno di una carriera professionale. Questo passo importante della loro vita rappresenta il cambiamento che è frutto di un incontro che per loro è stato decisivo, tanto da comprendere di poter conformare a questo la loro esistenza. L’amore per Dio che sentono vivo nel loro cuore e nella loro quotidianità diventa amore per il prossimo. I diaconi ricevono una grazia per interpretare a nome di tutta la Chiesa il comandamento dell’amore».

Dopo il rito di ordinazione i nove giovani sono scesi fra i banchi dove hanno ricevuto dai genitori gli abiti diaconali: la stola e la dalmatica. Le mani delle mamme e dei papà hanno rivestito i figli con gli abiti liturgici e il vescovo ha poi consegnato loro il Libro dei Vangeli. Solenne e intenso il canto «Tu sarai profeta di salvezza» a cui è seguito l’abbraccio di pace del vescovo con i diaconi, accompagnato dal lungo applauso festoso dell’assemblea. Quindi l’abbraccio commosso con i sacerdoti che in modi diversi hanno accompagnato il loro cammino. Il vescovo ha ringraziato le famiglie, le comunità parrocchiali e il Seminario e ha invitato a «pregare perché il Signore conceda il dono del sacerdozio e perché coloro che riconoscono questa vocazione avvertano la bellezza di questa chiamata». Al termine della celebrazione monsignor Beschi ha ringraziato per «la condivisione della fede, perché la fede condivisa cresce». «Questo fa ben sperare – ha concluso – e fa sperare anche per questi giovani che il Signore ha raggiunto con la sua grazia perché siano a servizio della Chiesa, dei poveri e del mondo».

Leggi la copia digitale de L'Eco di Bergamo

© RIPRODUZIONE RISERVATA