«La lavanda dei piedi rimanda ai piccoli gesti che cambiano la vita dal basso»

GIOVEDÌ SANTO. Il Vescovo Beschi: «Occorre riconoscere la nostra piccolezza nella consapevolezza che abbiamo bisogno gli uni degli altri. La lavanda dei piedi ci rimanda agli infiniti piccoli gesti in famiglia, nella società, nella comunità, che cambiano la vita dal basso».

Il gesto della Lavanda dei piedi che caratterizza i riti del Giovedì Santo ha visto giovedì sera in Cattedrale a Bergamo la presenza di undici monache e un monaco provenienti da quattro monasteri della città - Santa Grata, San Benedetto, Clarisse e Matris Domini - e dai monasteri francescani di Zogno e Montello, da quello domenicano di Azzano San Paolo e da quello benedettino maschile di Pontida.

È sui loro piedi che il vescovo Francesco si è chinato per ripetere il gesto fatto da Gesù agli apostoli durante l’Ultima Cena. «Nell'anno della Preghiera - ha spiegato monsignor Beschi - la presenza, durante una celebrazione così significativa, di chi vive nei monasteri di vita contemplatiiva evoca la necessità e la bellezza di radicare la nostra vita cristiana nella preghiera».

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«Il gesto umile del lavare i piedi - ha detto nell’omelia monsignor Beschi - rappresenta lo stile della vita di Gesù ed esprime la considerazione che abbiamo del prossimo. C’è poi l’umiltà del lasciarsi lavare i piedi, perché a volte viviamo la presunzione dell’autosufficienza. Occorre riconoscere la nostra piccolezza nella consapevolezza che abbiamo bisogno gli uni degli altri. La lavanda dei piedi ci rimanda agli infiniti piccoli gesti in famiglia, nella società, nella comunità, che cambiano la vita dal basso».

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