«La sua morte non è stata inutile se restituiremo alla parola il suo primato»

L’ADDIO. L’ultimo caloroso abbraccio al collega e amico Marco dell’Oro.

Martedì 2 gennaio alle 14.30 una folla di colleghi e amici, riunita attorno ai famigliari, ha atteso la salma di Marco Dell’Oro, caporedattore de L’Eco di Bergamo, sul sagrato del Tempio Votivo in via dello Statuto a Bergamo per l’ultimo commosso abbraccio.

A celebrare il funerale don Giambattista Boffi, parroco di Santa Lucia, insieme a monsignor Davide Pelucchi, vicario generale della Curia, monsignor Giulio Dellavite, don Mario Carminati, don Cristiano Re, don Mattia Magoni, don Massimo Maffioletti, don Giuliano Zanchi e monsignor Alberto Carrara.

È stato don Massimo Maffioletti nell’omelia a ricordare che la malattia è stata impietosa con Marco, strappandogli la parola che per lui era come un sacramento. «La sua morte non è stata inutile - ha continuato -, se avremo restituito alla parola il suo primato. Impariamo a parlare è questo il primo messaggio che ci resta di Marco».

«La sua è stata una vita che chiede riscatto perché la sua vena creativa di giornalista scrittore non si è esaurita. Marco era un signore e un uomo mite e quella mitezza era il suo punto di forza» ha detto ancora don Mafioletti.

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Don Massimo ha poi consegnato alla fidanzata Josiane e al fratello Massimo un ramo di agrifoglio, simbolo di apertura alla vita, di passerella tra terra e cielo, rifacendosi ad un articolo che lo stesso Marco aveva scritto su Victor Hugo.

Il collega Andrea Valesini è intervenuto alla fine della celebrazione anche a nome della redazione, raccontando alcuni episodi della vita al giornale, della sua attenzione verso l’umano, dell’amore per il suo lavoro, dell’ironia che lo accompagnava sempre, ma anche delle sue fragilità.

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