L’anno nero del turismo: calo del 70%
«La ripresa? Non prima dell’estate»

Bergamo, negli hotel da marzo presenze crollate. Nei b&b va pure peggio: meno 82%. Il secondo lockdown ha messo in ginocchio il settore. Gori: faremo il possibile per dare visibilità alla città.

La città avvolta dai gomitoli di luce, i mercatini di Natale, la passeggiata sulle Mura, un giro nei musei, un po’ di shopping. Gli ingredienti «turistici» per passare a Bergamo le festività natalizie potevano esserci tutti. Ma quest’anno metà degli alberghi in città sono chiusi, idem per le strutture extra-alberghiere. La seconda ondata del Covid-19 ha spento le speranze negli operatori del settore, perlopiù appesi al filo della cassa integrazione, in attesa di tempi migliori. I dati parlano chiaro: da marzo a dicembre le presenze sono calate, rispetto al 2019, del 75% negli hotel, dell’82% nei bed&breakfast, case vacanze, foresterie.

Le speranze per il 2021

Sono numeri che fanno male, perché il comparto del turismo aveva inaugurato il 2020 con un aumento delle presenze in città pari all’11,2% rispetto all’anno precedente, «gennaio e febbraio sono andati benissimo» commenta Sanchez. Il segno più dei primi due mesi dell’anno calmiera le perdite del 2020 al 65-70%, ma si parla di migliaia di turisti che non hanno messo piede in città. Nel 2019 erano stati 791.323 degli oltre 2 milioni e 400 che hanno visitato le valli, la bassa bergamasca e i laghi. Turisti che non solo non hanno occupato le camere degli hotel, ma non hanno pranzato al bistrot o cenato al ristorante. Si attende il 2021 per l’avvio della ripresa, al momento il sentiment degli operatori è negativo: «Gli alberghi hanno lavorato solo con il personale infermieristico, i medici, i convalescenti Covid, ma le strutture extralberghiere hanno sofferto ancora di più – riporta Sanchez –. Vedremo cosa accadrà dopo il 7 gennaio, come VisitBergamo ci stiamo muovendo per continuare a tenere alto il brand Bergamo. L’estate 2021 sarà simile a quella del 2020, saranno sfavorite le città e favoriti i territori perché la gente cercherà proposte outdoor, dal lago alla montagna. In città la ripresa inizierà quando riprenderà il traffico aereo, allora la voglia di muoversi sarà tantissima. Sono quindi cautamente positivo: vedo un secondo semestre 2021 con una ripartenza che si consolida nel 2022 e che esplode nel 2023, quando la città affronterà il grande appuntamento della Capitale europea della Cultura». Nei prossimi mesi gli operatori dovranno tenere duro, un numero di imprese che ormai rappresenta una fetta importante.

Il lavoro sul brand

Aspetto che rimarca anche il sindaco Giorgio Gori: «Il turismo, per quanto si è sviluppato negli ultimi anni, è uno dei “pilastri” su cui si regge l’economia della città, sono centinaia di piccole imprese e alcune migliaia di posti di lavoro – rileva-. Lo stop del 2020 ha messo in grande difficoltà questo settore - fatto non solo di alberghi e ospitalità extra alberghiera, ma anche di bar, ristoranti, negozi, musei - che in questi mesi abbiamo, per quanto possibile, cercato di aiutare. Confido che una ripresa ci possa già essere a partire dall’estate, e comunque dall’autunno del prossimo anno, sperando che il 2022 sia l’anno del definito recupero. Noi comunque faremo il possibile per trasformare la “notorietà” che Bergamo ha purtroppo acquisito negli ultimi mesi in un fattore di attrazione, comunicando le bellezze della città e le tante ragioni per visitarla». Gli albergatori speravano di recuperare qualche cosa entro la fine dell’anno, ma il secondo lockdown ha fatto svanire ogni attesa.

Regna la sfiducia, spiega Giovanni Zambonelli, presidente Ascom Confcommercio e del gruppo albergatori dell’associazione di categoria: «Questa situazione ha generato un’incertezza totale, in città ormai il 50% delle strutture è chiusa, nelle valli, potendosi spostare solo per ragioni di lavoro e con gli impianti chiusi, lo sono praticamente tutte – fa il punto il presidente, che è anche imprenditore nel settore -. La situazione è tragica, ormai la parola “turismo” è vietata per legge. Il problema in città è fortissimo, quel 75% di perdite in presenze diventa un 85% di perdite di fatturato perché le persone hanno una minore capacità di acquisto. Inoltre, tutta la città ci perde: i negozianti di viale Papa Giovanni mi chiedono quando torneranno i turisti. Mai come ora, ci deve far riflettere il ruolo dell’aeroporto di Orio al Serio, su quanto faccia da collettore per il turismo». A soffrire, si diceva, il mondo dei bed&breakfast ed affini. Dai dati raccolti da Confesercenti Bergamo, «sulle circa 700 partite Iva aperte in città, 100 hanno chiuso definitivamente – riporta Cesare Rossi, vicedirettore dell’associazione di categoria e responsabile settore turismo -. La situazione preoccupa perché c’è molta incertezza, credo che il settore possa ripartire solo quando tra la gente ci sarà più tranquillità, quando ad esempio non si parlerà più di quarantena per viaggiare da un Paese all’altro».

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