«Long Covid, sintomi nell’83% dei casi», il progetto Rocco per la riabilitazione dei pazienti prosegue senza sosta

L’iniziativa, sostenuta dal Rotary 2042, per riabilitare 150 pazienti colpiti dal virus si è conclusa per i primi 50. Giulia Gorghelli: «La maggior parte di loro ha dovuto fare i conti con fatica e ridotta capacità fisica».

Prosegue senza sosta il progetto Rocco, che prevede la riabilitazione dei pazienti affetti dai postumi del Covid-19, promosso dal Rotary distretto 2042. Delle 150 persone iscritte, che hanno contratto la malattia tra marzo e maggio, i primi cinquanta hanno concluso il percorso e in questi giorni sono iniziati i trattamenti del secondo gruppo. Il termine «Long Covid syndrome» viene usato per descrivere persone che, seppur guarite dall’infezione, riportano sintomi per un lasso di tempo maggiore. I disturbi e le conseguenze non sono solo respiratorie ma anche neurologiche, muscoloscheletriche, cardiovascolari, gastrointestinali, visive e dermatologiche. «La maggior parte dei pazienti, l’82,9% dei casi, riporta come sintomo post Covid-19 la fatica e anche la capacità e la forma fisica sono ridotte a seguito dell’infezione – fa notare Giulia Gorghelli, coordinatrice sul fronte della riabilitazione, che prevede l’assistenza da parte di 5 fisioterapisti, del progetto Rocco la cui presidente è l’ostetrica Monica Vitali, mentre il fisiatra responsabile è Massimiliano Sacchelli di Parma -. I potenziali effetti a lungo termine della sindrome da Covid-19 potrebbero avere un impatto significativo sul sistema sanitario, sulle famiglie e sulla società, portando alla ridefinizione e all’adattamento del sistema sanitario così come alla ridefinizione delle figure sanitarie, incluso il fisioterapista».

Considerando l’alto numero dei pazienti affetti da Covid-19, anche nei prossimi mesi ci sarà molto lavoro per i fisioterapisti coinvolti nel percorso di cura e riabilitazione per migliorare e ripristinare le funzioni cardiorespiratorie e muscolari delle persone. «La figura del fisioterapista (iscritto all’ordine dei tecnici sanitari Tsrm-Pstrp) risulta centrale in questo percorso – prosegue Gorghelli -. Il programma di riabilitazione prevede l’accesso ambulatoriale dei pazienti alla Smart Clinic di Oriocenter (Istituti ospedalieri bergamaschi – Gruppo San Donato). Il ciclo dura un mese per ogni paziente ed è costituito da una valutazione iniziale, 8 sedute e un bilancio finale. Una volta terminato il programma i fisioterapisti forniranno al paziente le modalità per continuare gli esercizi insegnati direttamente a casa, con l’ausilio di materiale audio-visivo specifico e un follow-up telefonico del paziente per un anno».

Ma al di là di questi 150 pazienti che si sono ammalati di Covid tra marzo e maggio del 2020, il problema del Long Covid è molto più ampio e riguarda tutti coloro che hanno contratto il virus anche nei mesi successivi.

«Ci auguriamo che questo servizio gratuito possa essere utile alla comunità e che sia il punto di partenza per accompagnare nei prossimi mesi il maggior numero di persone verso una qualità di vita migliore, con una rieducazione alla respirazione e consigli pratici per le azioni quotidiane – conclude Giulia Gorghelli -. Trattiamo pazienti relativamente giovani, in media dai 50 ai 65 anni, ma non mancano persone di età inferiore. Abbiamo i casi più seri, che riguardano pazienti che sono stati intubati fino a pazienti che hanno superato la malattia in maniera asintomatica, ma hanno degli strascichi che non permettono loro di tornare alla normalità. Per una piccola fetta di pazienti che non riescono a raggiungere la clinica, abbiamo previsto l’assistenza a domicilio».

«Siamo esattamente nei tempi previsti e la risposta è buona da parte dei pazienti – commenta Maurizio Maggioni, referente del progetto Rocco per il Rotary Distretto 2042 -. Stiamo vedendo che i postumi sono davvero pesanti e i fisioterapisti stanno lavorando alacremente anche per fare assistenza domiciliare. Siamo contenti di aver studiato il progetto, grazie a Monica Vitali, Massimo Allegri e Massimo Sacchelli, oltre al supporto indispensabile del Papa Giovanni XXIII con cui siamo partner e in costante contatto, interagendo con il personale medico e infermieristico. Attualmente 50 persone sono impegnate diverse ore al giorno e ce n’è veramente bisogno. Giorno dopo giorno stiamo valutando i postumi di coloro che guariscono dal virus ma hanno ancora bisogno di assistenza e sostegno».

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