Lorini, i vaccini anti-Covid funzionano
«Over 85, fascia con minor incidenza»

Bimbi a parte, sono loro a impattare meno sui contagi .Lorini (Papa Giovanni): «Così la mortalità si appiattirà»

C’è una finestra temporale precisa in cui il fascio di curve s’intreccia e si rimescola, e in quello snodo c’è un dato concreto di speranza. Gli effetti del vaccino s’iniziano a intravedere concretamente anche in Lombardia nella parte più anziana della popolazione, la più vulnerabile di fronte alla ferocia del virus. È un report dell’Associazione italiana di epidemiologia – basato su dati messi a disposizione da Regione Lombardia – a instillare la fiducia, scavando a ritroso nelle ultime due ondate. Dal 9 novembre al 7 febbraio l’incidenza maggiore dei contagi si osservava tra gli over 85: da quel momento in poi altre classi d’età sono invece diventate le più colpite, e queste curve «giovani» si sono alzate più della parabola degli ultra 85enni. Più precisamente: escludendo i bambini, oggi gli over 85 sono la classe d’età con l’incidenza minore, pur con un rialzo recentissimo legato alla recrudescenza del virus.

Cos’è successo, nell’arco di questi mesi? A gennaio sono iniziate le somministrazioni agli anziani ospiti delle Rsa (oggi praticamente concluse, queste), dal 18 febbraio estese a tutti gli over 80 e ancora in corso. Tra gli over 85, nel periodo 8-14 marzo si sono contati 265 nuovi casi ogni 100 mila abitanti di quest’età; di contro, nel totale della popolazione l’incidenza era a quota 330. Ma il gap è ben più evidente se si amplia il mosaico anagrafico: la fascia 80-84 anni ha un valore d’incidenza a quota 273, quella 65-79 anni è a 278; tra i 25 e i 44 anni l’incidenza si alza invece a 346, poi a 348 tra i 45-64 anni, infine a 393 per la fascia 19-24 anni.

Vero è che nell’ultimo periodo, scandito dalla nuova tempesta epidemica, anche l’incidenza tra i grandi anziani è di nuovo cresciuta: rispetto al minimo di 123 casi settimanali ogni 100 mila over 85 del periodo 8-14 febbraio, a metà marzo si è risaliti a 265, +115%. Va anche detto che le vaccinazioni erano e restano in corso, e che nello stesso periodo l’incidenza tra i 19-24 anni è aumentata ancor più speditamente, +163%. L’Associazione italiana di epidemiologia sostiene che ora «negli over 80 le curve tendono al plateau: un’ipotesi potrebbe essere che ciò sia dovuto agli effetti della campagna vaccinale. Al 14 marzo in questa classe d’età il 34% dei soggetti aveva ricevuto la prima dose, il 7% anche la seconda», si legge nel report. Altra prospettiva: al picco della seconda ondata (9-15 novembre) l’incidenza degli over 85 era a quota 682 e ora è appunto a 265; è calata del 61%, in altri termini s’è ridotta quasi a un terzo. Per la fascia d’età 80-84 anni invece la contrazione dell’incidenza tra i due picchi è stata del 44%, quasi dimezzata.

La curva della mortalità

In quelle età, evitare il contagio vuol dire salvare vite. «Già adesso, a campagna ancora in corso, i primi effetti positivi delle vaccinazioni si vedono. E la forbice tra il prima e il dopo diventerà sempre più grande. Quello che è interessante, però, non è “solo” il fatto che gli anziani si ammalino di meno: il dato fondamentale è che è solo in questo modo, cioè vaccinando, che si appiattisce la curva della mortalità». Luca Lorini, direttore del dipartimento di Emergenza urgenza e area critica del «Papa Giovanni», da sempre s’è speso per sottolineare l’importanza di mettere in sicurezza i più anziani. Oggi quel cammino sta imboccando la strada decisiva e si traduce – specie dall’osservatorio delle rianimazioni – nella possibilità di vincere la sfida del virus. «Il vaccino ridurrà l’incidenza della malattia in ogni età – specifica Lorini -. Ma per capirne ancor di più l’importanza occorre riflettere su un dato ulteriore, quello della mortalità. Ridurre l’incidenza della malattia dell’80% tra la popolazione dei quarantenni non va a impattare molto su quella curva, perché tra i quarantenni che contraggono l’infezione “solo” 1 su 100 finisce in terapia intensiva e 1 su 1.000 muore. Quando invece la malattia colpisce i settantenni, l’ingresso in terapia intensiva o il decesso ha una probabilità molto, molto alta».

C’è un altro tassello da incastrare, ora, nel mosaico dell’immunizzazione. «Fondamentale», sottolinea Lorini, sarà «mettere in sicurezza anche una seconda fascia, quella dei 60-79 anni. La curva della mortalità è chiara, si spezza a 59 anni: al di sotto di quell’età, il rischio è molto basso». Il vaccino resta il faro determinante che può guidare oltre un buio lungo più di un anno: «Due mesi fa dissi che il picco nelle terapie intensive per questa nuova fase sarebbe si sarebbe raggiunto il 24 marzo, così è stato. Toccato il punto massimo, tra due settimane inizierà una discesa anche nei nostri reparti – conclude Lorini, guardando poi l’orizzonte -. La campagna vaccinale adesso s’è mossa, arriverà anche la bella stagione e il calo proseguirà. Sì, è molto probabile che questa sarà l’ultima volta che ci troveremo ad affrontare una pressione così forte».

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