«Montagne da difendere per il futuro del pianeta»

La Risoluzione. L’appello di 110 Stati alle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile delle terre alte: dal 2023 cinque anni di impegni e collaborazione.

Le montagne e il loro sviluppo sostenibile all’attenzione dell’Onu: salvaguardia, futuro, energia, ruolo dei suoi abitanti, cooperazione, economia. Quella approvata - da 110 Stati del mondo - lo scorso mese dall’Organizzazione delle Nazioni Unite è un invito ad «agire» per la montagna e, con essa, per l’intero Pianeta. Il documento - dieci pagine in 28 articoli - è frutto della diplomazia italiana e dei loro colleghi kyrgysi. Una Risoluzione per la quale ha avuto un ruolo di costruttore anche Agostino Da Polenza, ex scalatore bergamasco, fondatore e presidente del comitato Ev-K2 Cnr, progetto di ricerca scientifica e tecnologica in Himalaya.

La Risoluzione chiede ai governi, alle agenzie dell’Onu, alle istituzioni e a tutte le organizzazioni sociali ed economiche che hanno a che fare con le montagne nel mondo, di occuparsene «con intensità e determinazione, collaborando tra loro, ribadendo che le montagne sono vitali e fondamentali per il futuro dell’umanità», spiega Da Polenza.

«Non sono terre marginali»

Per questo l’Assemblea generale ha deciso di proclamare dal 2023 al 2027 « Cinque anni di azione per lo sviluppo delle regioni montane». «Azione, mica chiacchiere - continua Da Polenza -. Un quinquennio di “particolare” attenzione e intenso lavoro per le montagne e i montanari. Le montagne non sono quel che il conformismo e l’ignoranza ci propinano come territori “marginali e che valgono e producono poco”. Un terzo delle terre emerse della Terra e più del 20% della popolazione del mondo le abita. In Italia il rapporto arriva al 50 e 30%. Questo delle Nazioni Unite è invece un articolato che finalmente mette i piedi sul terreno, declinando la specificità dei territori montani, i punti di forza e le vulnerabilità, indica rimedi e le politiche per attuarli, siano riferiti alla natura o ai sistemi sociali e culturali. Dà forza, dignità e riconoscimento alla gente di montagna».

«Parte dalla salvaguardia delle conoscenze tradizionali che deve camminare con i centri di eccellenza per lo sviluppo sostenibile, con il miglioramento del reddito per le comunità montane locali, incoraggiando le soluzioni innovative, l’imprenditorialità e l’economia green e circolare, per alleviare l’isolamento e la povertà e per attivare soluzioni sostenibili di adattamento alle conseguenze negative, spesso catastrofiche dei cambiamenti climatici».

L’energia e la sua disponibilità, spesso collegata alle risorse idriche che si generano sulle montagne, sono beni che devono esser accessibili e disponibili alle migliori condizioni per la gente di montagna.

«Custodi del patrimonio»

«Le comunità di valle, agricole e produttive, devono mantenere e vedere valorizzato il loro ruolo di custodi del patrimonio naturale, della biodiversità e delle specificità agricole e alimentari», continua. Emerge, dalla Risoluzione, il concetto di «One Health»: la salute dell’uomo è anche salute della natura, da rispettare e curare. « Saranno anche radi i montanari - dice Da Polenza -. Portano pochi voti e poco politicamente contano nelle “capitali”, ma il loro ruolo è fondamentale per tutti, anche per la gente di pianura e delle città, e va supportato con forza “deburocratizzandolo” e fornendo servizi, facilitando la vita».La Risoluzione continua con una raccomandazione alla ricerca scientifica, alla condivisione dei dati, delle informazioni, delle buone pratiche , ma anche delle tradizioni come delle conoscenze innovative.

«I montanari sono pochi, ma il loro ruolo è fondamentale anche per le città»

«Per questo è forte da parte delle Nazioni Unite l’invito “a rafforzare la cooperazione scientifica...” e la condivisione dei risultati». «Anche “l’ambientalmente temuto” turismo, viene promosso quando accetta il principio di sostenibilità e consapevolezza e “genera benefici economici per le comunità locali”. Le foreste sono un punto cruciale delle terre alte, sono i catalizzatori delle risorse idriche i serbatoi della biodiversità e assorbono i gas serra riducendo gli impatti dei cambiamenti climatici. Vanno governate con rispetto e curate, quelle montane, per certi versi, sono ancora più delicate.

«I giovani delle montagne, sono uno dei patrimoni che la Risoluzione tiene un maggiore conto. Determinante il rafforzamento del loro ruolo con l’istruzione, la formazione, la conoscenza degli ecosistemi montani, le sfide per il lavoro e il benessere, tenendo presente che l’inazione avrebbe un maggiore costo in termini i economici, sociali e ambientali». Gli Stati, le istituzioni e le comunità sono in ognuno dei 28 articoli di questa risoluzione, richiamati a un pressante dovere di azione Ma anche la finanza internazionale è invitata al confronto con il futuro critico dell’umanità; enfatizzando il fatto che anche la finanza si sta dando delle regole, con i bilanci di sostenibilità, che sono ormai il presupposto di accettabilità e onorabilità di molte grandi aziende e organizzazioni finanziarie nei mercati internazionali».

L’ex alpinista Da Polenza tra chi ha contribuito al documento di 28 articoli

«E la Risoluzione - conclude Da Polenza - invita a sostenere la creazione di strumenti per spostare il paradigma del finanziamento della protezione ambientale, dalla finanza pubblica , sempre più risicata e concentrata sulle emergenze, a quella dell’impegno “obbligatorio” e consapevole della finanza privata».

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