Novità per i nuovi pazienti Covid
Previsti tamponi entro due giorni

I medici di base disporranno l’isolamento obbligatorio per malati. Marinoni: «Vecchi casi nel limbo, investiamo su questi test e non sui sierologici».

I nuovi pazienti Covid-19 con sintomatologia che non richieda il ricovero in ospedale, sulla carta (poi vedremo perché), avranno più possibilità di ottenere un tampone. Inoltre, il medico di base avrà l’obbligo di disporre l’isolamento obbligatorio per il contagiato e per le persone che vivono a stretto contatto con lui, ed è un passo avanti se fino a domenica aveva soltanto la facoltà di consigliare l’isolamento fiduciario.

È l’effetto della nuova delibera regionale, firmata giovedì e in vigore da oggi, che assegna al medico di medicina generale (e pure ai pediatri e ai medici competenti) più poteri e responsabilità anche per decongestionare le Ats oberate di mansioni. È il dottore di famiglia la figura centrale del nuovo documento licenziato dalla Giunta Fontana. Spetta a lui «disporre l’isolamento del paziente e degli eventuali contatti famigliari/conviventi e dei contatti lavorativi». Spetta a lui il monitoraggio «dei casi e dei contatti». E qui vengono responsabilizzati anche i Comuni, cui l’Ats dovrà chiedere, «ove necessario, la collaborazione per la verifica dell’adeguatezza dei locali per l’isolamento domiciliare».

Il medico di base è tenuto inoltre a «inviare la segnalazione del caso all’Ats» e «a richiedere (sempre all’Ats, ndr) l’effettuazione dei test diagnostici per la ricerca di Rna virale (il tampone, ndr)».

«Il test diagnostico – prosegue la delibera – deve essere effettuato tempestivamente a far tempo dalla segnalazione all’Ats; nell’attesa, il caso sospetto va comunque trattato come caso accertato, compreso l’isolamento dei contatti stretti». Che cosa significa «tempestivamente»? Secondo le indicazioni, 48 ore, al massimo 72. Questo sulla carta. Si spera infatti vada così, anche perché i nuovi pazienti dovrebbero essere molti meno rispetto al passato, essendo i casi di contagio sensibilmente calati.

Ma se così non fosse, nella delibera è citata una circolare paracadute, quella del 3 aprile, in virtù della quale, «in caso di necessità, ad esempio per accumularsi di campioni da analizzare con ritardi nella risposta, carenza di reagenti, impossibilità di stoccaggio dei campioni in modo sicuro, sovraccarico lavorativo del personale di laboratorio, si raccomanda di applicare, nell’effettuazione dei test diagnostici, i criteri di priorità raccomandati dall’Oms e dalla Uucomm e adattati alla situazione italiana».

Ecco chi ha la precedenza: «pazienti ospedalizzati con infezione acuta respiratoria grave; tutti i casi di infezione respiratoria acuta ospedalizzati o ricoverati nelle Rsa e nelle altre strutture residenziali per anziani; persone a rischio di sviluppare una forma severa della malattia e fragili; primi individui sintomatici all’interno di comunità chiuse». È una delibera, quella che entra in vigore oggi, che rischia di creare due tipologie di pazienti non ospedalizzati: quelli nuovi, a cui è assicurato, almeno in via teorica, un tampone in tempi rapidi; e quelli ammalatisi di Covid-19 prima di ieri, costretti a vivere in un limbo di incertezze. «Questi ultimi – osserva Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo – effettivamente sono più penalizzati, perché su di loro attendiamo indicazioni che allo stato non sono ancora giunte. Prendiamo uno che si è ammalato il 1° aprile. Se è attualmente a casa in malattia, ci deve rimanere fino a che non gli faranno il tampone. E in questo caso non c’è una delibera che fissa il termine entro il quale farlo. Questo può andar bene per i lavoratori dipendenti che sono coperti e percepiscono comunque lo stipendio. Ma un artigiano? Un libero professionista? Un negoziante? Se hanno bisogno di soldi per arrivare a fine mese, non è escluso che ricomincino a lavorare comunque, perché chissà quando gli faranno il tampone. L’obiettivo è che il maggior numero di persone possibile possa rientrare al lavoro in sicurezza. E allora mi vien da dire che, anziché spendere i soldi per i test sierologici, che fatti come li stanno facendo servono a poco, bisognava investire da subito sui tamponi. Invece, la Lombardia è agli ultimi posti nel rapporto tra tamponi e abitanti e Bergamo in questo rapporto non brilla di certo. Con tutto quello che è successo qui da noi. Davvero, non ho parole».

© RIPRODUZIONE RISERVATA