Omicron dilaga tra i bimbi: «Più contagi e ricoveri che nello scorso autunno»

Il fenomeno Il pediatra Greco: «I casi emersi inferiori alla situazione reale». Ghitti, Asst Bergamo Est: ospedalizzazioni così neppure lo scorso inverno.

I numeri li ha lanciati il direttore della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza: in una settimana, a causa della massiccia ondata di contagi da Omicron 5 in tutta Italia, sono raddoppiate le ospedalizzazioni pediatriche e a finire in ospedale sono soprattutto i più piccoli - tra 0 e 4 anni, che rappresentano il 78% dei bimbi ricoverati (e peraltro neppure coperti da una dose di vaccino). In più la Fiaso, Federazione aziende sanitarie e ospedaliere, attraverso il monitoraggio di 4 ospedali pediatrici e dei reparti di pediatria aderenti al network di strutture sentinella mette in evidenza che emerge un incremento dell’84% dei pazienti sotto i 18 anni: si è passati dai 52 ricoverati del 28 giugno ai 94 del 5 luglio. Numeri bassi, rispetto agli oltre centomila positivi che si registrano quotidianamente su tutto il territorio nazionale, ma che sono una spia: il virus morde, e a gran velocità, in tutte le fasce d’età.

I pediatri

Nella Bergamasca, è dai pediatri di libera scelta che arriva il polso della situazione. Ed è una cartina tornasole che fa tornare ai tempi dell’autunno scorso, almeno per la diffusione dei contagi. «Non nascondiamocelo: casi così diffusi di bambini con mal di gola, febbre alta, in molti casi anticipati da disturbi intestinali anche di una certa importanza, riconducibili all’infezione da virus non li vedevo da quest’autunno – rimarca Luigi Greco, pediatra e consigliere dell’Ordine dei medici di Bergamo –. E non sono certamente tutti. Una diffusione così elevata del virus, va rimarcato, non corrisponde comunque a quadri di complessità clinica. Il decorso dell’infezione è piuttosto rapido e quasi sempre senza grossi strascichi.

Certo, ed è nella natura dell’andamento pandemico, più crescono i contagi, più crescono i ricoveri e più possono aumentare anche i casi complessi. Che Omicron si stia diffondendo in modo così ampio tra i bimbi, peraltro, non è un caso: la percentuale di vaccinati, nella fascia d’età candidabile alla somministrazione, è ancora molto, troppo bassa, e tra i più piccoli la vaccinazione non è stata prevista. Devo dire, mi sconcerta un po’ vedere molti genitori riottosi all’idea di vaccinare i loro figli, vista la situazione attuale. Peraltro, in un momento in cui si sono completamente abbandonate tutte le regole di protezione: anche in ambulatorio è rarissimo vedere qualche genitore con la mascherina, ed è palese che siano state ormai abbandonate in tutte le situazioni di socialità. Un problema, questo, perché le mascherine ora sono fondamentali per garantirsi una protezione, in un quadro di diffusione ampia del virus. Era quindi inevitabile e prevedibile che i contagi si diffondessero in modo così rapido anche tra i bambini. E aggiungo anche che ci sono genitori recalcitranti all’idea di sottoporre se stessi e i figli a tamponi: la diffusione reale del virus ha numeri molti più alti di quelli ufficiali».

Gli ospedali

Una «sensazione» che conferma anche il direttore della Pediatria e del Dipartimento materno infantile dell’Asst Bergamo Est, Cesare Ghitti: «I contagi emersi non corrispondono al reale tracciamento dell’andamento pandemico. Così come è evidente che l’eliminazione di tutte le restrizioni ha avuto come diretta conseguenza l’aumento dei contagi, anche tra i bambini, e ora anche dei ricoveri. Sono numeri certamente bassi, quelli dei bambini ospedalizzati per Covid, almeno da noi, ma sono cresciuti negli ultimi sette, 10 giorni, un andamento che monitoriamo anche perché siamo in una rete di controllo: ora abbiamo 4 piccoli, che non arrivano a 6 mesi di vita, positivi e ospedalizzati. E rappresentano il 30% dei ricoveri pediatrici. Una tendenza destinata ad aumentare: numeri così, per i ricoveri pediatrici da Covid non li abbiamo visti neppure nell’ondata della scorsa stagione fredda. Ed è la punta dell’iceberg».

Ghitti, per esempio, pensa agli adolescenti tra i 15 e i 18 anni, che hanno attualmente una vivace vita sociale, e «molti di loro hanno già la valigia pronta per le vacanze: davanti a febbre, mal di gola, qualche disturbo lieve probabilmente non sono in pochi, loro con i genitori, a evitare il tampone per non rovinarsi gli svaghi estivi. Così il virus si diffonde ulteriormente. Certo, siamo davanti a una variante meno aggressiva e per chi è vaccinato i sintomi e il decorso del contagio sono lievi. Questo vale anche per i più piccoli: i pazienti di pochi mesi vengono trattenuti in ospedale in via precauzionale, ma in tre giorni poi tornano a casa. I più grandicelli che arrivano al pronto soccorso con qualche sintomo di solito vengo rinviati a casa e curati al domicilio. Ma se, come è accaduto ieri, su 12 bambini arrivati al pronto soccorso con sintomi sospetti almeno tre sono risultati positivi, e quindi tracciati, ce n’è almeno il doppio che al tampone non arrivano proprio. I ricoveri pediatrici stanno aumentando, ma per l’alta contagiosità della variante. E perché, ormai, non ci si protegge neppure con la mascherina».

Non c’è aumento di malattia, quindi, e lo rimarca a chiare lettere, il primario di Pediatria dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Lorenzo D’Antiga: «Stiamo assistendo a un aumento dei positivi anche tra i bambini e i pazienti in età pediatrica. Questa variante è molto contagiosa, ma non vediamo casi di malattia: tra i bambini ricoverati in Pediatria ci sono casi di positività emersa in seguito al ricovero per altre patologie, ma ospedalizzazioni dovute al Covid non ne vediamo. Con Omicron i contagi sono molto più diffusi, anche tra i vaccinati, ma non i casi patologici: dovremo valutare le prossime settimane, comunque, sull’andamento delle sindromi di Kawasaki, correlate alla positività. Al momento non ci sono casi nuovi».

Per quanto riguarda l’Asst Bergamo Ovest, il pronto soccorso ha individuato dal 23 giugno a ieri 15 bambini positivi: per 4 è stato necessario il ricovero in via precauzionale (ora stanno tutti bene). Ma, a fronte della diffusione così ampia dei contagi, la guardia resta alta: dall’1 luglio è stata riattivata l’Unità di crisi per monitorare l’andamento pandemico e iniziare a rafforzare azioni sia per la vaccinazione sia per una eventuale gestione dei casi da ospedalizzare.

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