«Paolo Moto» ha spento il motore: giù la saracinesca dopo 42 anni

LA FINE DI UN’ATTIVITA’. Dopo oltre quarant’anni di attività con la fine dell’anno ha abbassato le serrande per l’ultima volta «Paolo Moto», il concessionario al civico 274 di via Moroni specializzato in vendita e riparazioni di moto Piaggio.

Si era prospettata la possibilità di vendere, per proseguire la storia centenaria dell’officina, ma l’opzione non è andata in porto. Il proprietario, Paolo Lucco, che rilevò l’officina nel gennaio 1981 e ora ha 64 anni, chiude un lungo capitolo della sua vita: «Ho tirato fino adesso, ora bisogna godersi un po’ la vita», commenta ridendo. Magari viaggiando in moto per l’Europa insieme alla moglie Patrizia, al suo fianco nella vita e nel lavoro. Avrà comunque da fare anche in pensione, aiutando uno dei due figli nella sua azienda: come dice lui, «nato artigiano, difficilmente non muori artigiano».

Dopo un’esperienza in una concessionaria di Verona, Paolo a vent’anni decide di mettersi in proprio: acquista l’officina in via Moroni e la rende casa sua per una vita intera. «Ai tempi era molto ma molto più facile», osserva lui, che è nato a Crema ma si sente bergamasco a tutti gli effetti. In una Bergamo che Paolo definisce «piaggista», non poteva che occuparsi – soprattutto, ma non solo – di moto e scooter Piaggio. L’officina era un terzo di quella attuale, ampliata da Paolo dopo aver acquistato alcuni locali adiacenti.

Giorno dopo giorno, anno dopo anno, si fa conoscere e diventa un punto di riferimento per i tanti clienti, coi quali nel tempo ha instaurato un rapporto di fiducia. Pur in procinto di chiudere, negli ultimi giorni «Paolo Moto» ha aiutato chi si presentava per un problema, una riparazione o anche solo per scambiare due parole. È proprio il contatto con le persone il ricordo più bello, insieme alla «soddisfazione dei clienti» e alla passione che ogni giorno ha messo. Quarantadue anni lasciano il segno: «Mi mancherà, è l’unico mestiere che ho fatto: mi ha coinvolto con passione, senza quella è meglio che lasci perdere questo lavoro».

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