Procura, perdiamo un grande magistrato
I funerali di Preteroti si terranno sabato

Un cordoglio unanime e trasversale quello per la morte di Nicola Preteroti, il pubblico ministero di 42 anni che è mancato nella mattinata di giovedì. I funerali si terranno sabato 26 settembre alle 16 nella chiesa di San Bartolomeo a Bergamo. Una rosa rossa è stata attaccata sullo stipite della porta di entrata e un’altra bianca sulla sedia del suo ufficio in Procura.

Parlava sempre a bassa voce, con un garbo d’altri tempi. Ma sulle carte d’indagine era un mastino: meticoloso, tenace, tecnico, in una materia - i reati finanziari - che richiede preparazione da docente di diritto e precisione da ragioniere. Nicola Preteroti era soprattutto il suo silenzio, dietro al quale c’erano umiltà, intelligenza, misura, pazienza e tanto lavoro. Non per niente il compianto procuratore Walter Mapelli, che aveva avuto modo di apprezzarlo a Lecco, fece di tutto per averlo con sé a Bergamo. Mapelli voleva dare impulso alle inchieste su evasioni, bancarotte e tutta quella costellazione di malefatte economico-finanziarie che nella Procura della nostra città avevano fin lì viaggiato in seconda classe (e a volte con ritardi da treno locale), e un pm come Preteroti era manna.

Se n’è andato giovedì 24 settembre a 42 anni nell’Unità coronarica dell’ospedale Papa Giovanni dove era ricoverato da alcuni giorni in seguito a complicanze dovute al tumore che lo aveva aggredito nell’estate del 2019 (i funerali domani, ora e luogo ieri sera erano ancora da stabilire). Lascia la moglie Raffaella Latorraca, anche lei pm a Bergamo, due figlie piccole, Costanza e Isabella, e una Procura costernata che nel giro di 17 mesi s’ è trovata a fare i conti con una nuova grave perdita dopo quella di Mapelli. «Sì, è davvero una grossa perdita - conferma il procuratore Antonio Chiappani, che lo conosceva bene - anche per noi, oltre che ovviamente e soprattutto per la sua famiglia. Nicola era un bravo padre e marito e un grande magistrato. Molto schivo, umile, disponibile verso tutti.

Cercava di essere il più autosufficiente possibile, facendo da solo ricerche nelle banche dati, ma mantenendo un grande legame con la polizia giudiziaria, soprattutto con la Guardia di finanza. Lui stesso era stato ufficiale della Finanza durante il servizio militare, poi era entrato in polizia arrivando a diventare commissario. Infine, il concorso in magistratura e il primo incarico alla Procura di Lecco nel febbraio 2014. Con me a Lecco è rimasto due anni ed è lì che è nato il suo amore per le inchieste sui reati finanziari». Alla Procura lecchese Preteroti s’ era occupato del fallimento del Lecco Calcio, dell’inchiesta sulle tangenti per i lavori all’ospedale di Merate che arriverà a sentenza lunedì, della bancarotta che portò l’onorevole Maria Vittoria Brambilla al patteggiamento, del crollo del ponte di Annone e di un’inchiesta su F24 falsi della quale, una volta passato alla nostra Procura nel settembre 2017, avrebbe ereditato la costola bergamasca. Quest’ ultima, denominata «Pecunia facilis», ha visto l’arresto, tra gli altri, dell’ex direttore dell’Inps di Bergamo Angelo D’Ambrosio, riservando pure risvolti inquietanti dopo che nello studio di uno degli indagati era stato scoperto un dossier su Preteroti. Per tutelare il quale, la prefettura gli aveva assegnato un servizio di vigilanza dinamica da parte delle forze dell’ordine.

L’ultima sua inchiesta su una presunta evasione milionaria per gasolio importato dalla Polonia, pochi giorni fa ha portato a 10 ordinanze di custodia in carcere, tra cui quella per un ex giocatore dell’Atalanta. «Sapeva ascoltare, dote non comune e non scontata - gli rendono onore gli avvocati bergamaschi con le parole del presidente Francesca Pierantoni -. Nel rispetto dei ruoli, era una persona con cui ci si poteva confrontare in modo sereno. Personalmente mi lascia sconvolta la notizia della sua morte, perché fino a poco tempo fa lo incrociavo sorridente tra i corridoi della Procura». Dove cedeva il passo a tutti per educazione. Nella logica malata di oggi la sua estrema gentilezza e l’indole pacata rischiavano di passare per debolezza. Ma c’è da giurare che il suo silenzioso compulsare carte zeppe di cifre e schemi societari da rompicapo, per evasori e bancarottieri fosse più pericoloso di una pistola puntata.

© RIPRODUZIONE RISERVATA