Ragazzi afgani nascosti nel tir
Un nostro lettore dona mille euro

Un lettore del nostro giornale: «Se a 13-15 anni dei ragazzini affrontano un’avventura di tale entità, sono da premiare».

Li chiama «bimbi» e a ognuno di loro vuole donare 125 euro, mille euro in tutto che profumano di spontaneità, un gesto che viene dal cuore e rompe il muro del «loro sono clandestini, oggi va così». Ma non deve andare così, non per il lettore del nostro giornale che in questi giorni ha scritto alla redazione dicendosi pronto a mettere a disposizione questa somma per gli otto ragazzini afgani trovati martedì scorso dentro un camion partito a Natale dalla Bulgaria e giunto a destinazione sul piazzale della Schneider Electric di Stezzano. «Se a 13-15 anni dei ragazzini affrontano un’avventura di tale entità – scrive questo lettore che accompagna il suo gesto con la richiesta “indispensabile” dell’anonimato –, a mio avviso non sono da punire ma da premiare». Di sé, questo signore svela soltanto di avere «più di 70 anni» e non avere figli a cui pensare. Forse anche per questo il suo pensiero è andato a loro, a questi otto ragazzini partiti ad agosto dall’Afghanistan e giunti da noi dopo avere attraversato Iran, Turchia, Bulgaria e Serbia. Probabilmente proprio qui sono riusciti a salire sul tir carico di materiale elettrico, nascondendosi dentro gli scatoloni.

«Erano distrutti, hanno mangiato solo gallette, uno dei ragazzi aveva i piedi distrutti dalle scarpe piccole» ha raccontato di loro un giovane afgano che lavora alla comunità Don Milani di Sorisole, con don Fausto Resmini, dove sono ospitati cinque di loro.

Hanno affrontato mesi di incognite, forti soltanto dei 4 mila euro raccolti dai familiari per farli arrivare in Europa. «Decenni fa anche noi, non con queste dimensioni, per non pesare eccessivamente sui genitori ci inventavamo dei piccoli lavoretti retribuiti e finalizzati alla nostra crescita professionale», ricorda l’ultrasettantenne. Questi «125 euro per bimbo» raccontano un solo, semplice desiderio: non lasciarli soli. Non più.

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