Regione-Avis, vaccini
al 10% dei bergamaschi

Grazie all’accordo, in provincia la somministrazione riguarderà 36 mila donatori e i familiari conviventi: in tutto da 50 a 100 mila persone.

Sono un tassello fondamentale del sistema sanitario, perché offrono un bene preziosissimo: il sangue. Per questo, per garantire continuità alle attività trasfusionali e chirurgiche, la Regione ha siglato nei giorni scorsi un accordo quadro con l’Avis lombardo che prevede il possibile accesso dei donatori e dei familiari conviventi alle vaccinazioni anti-Covid. E i numeri, calibrati sul contesto bergamasco, sono di tutto rispetto: sono 36 mila i donatori dell’Avis provinciale, ed è verosimile pensare che, includendo i familiari conviventi, si arrivi a una platea tra le 50 e le 100 mila persone interessate da questo specifico tassello della campagna di immunizzazione. Vuol dire, potenzialmente, dar vita a un canale che comprende quasi il 10% della popolazione della Bergamasca.

Ancora prematuro parlare dello start, ma l’orizzonte per le prime somministrazioni potrebbe essere il mese di aprile, mentre il primo giro si chiuderebbe a fine giugno. Le Avis stanno già lavorando sul tema, e sarà direttamente l’Avis territoriale, quando sarà il momento, ad allertare i donatori sulle modalità per ricevere l’inoculazione. «Abbiamo recepito l’accordo stipulato tra Regione e Avis regionale e ci stiamo dando da fare per trovare le modalità con cui vaccinare i nostri donatori, dialogando in primis con Ats – spiega Artemio Trapattoni, presidente dell’Avis provinciale di Bergamo -. Questo accordo dà un forte riconoscimento all’attività del donatore: senza donazioni, il sistema sanitario potrebbe avere problemi. Anche per questo si è allargata l’adesione anche ai familiari, per aumentare la sicurezza. Così si può garantire la massima tutela per il donatore e per l’intera filiera delle donazioni». Il testo messo a punto a livello regionale dà anche la possibilità che si attivino linee vaccinali presso le unità di raccolta dell’Avis, ma l’orientamento sembra essere quello di effettuare le somministrazioni nei centri che saranno in funzione per la fase massiva: questione di logistica – la gestione dei vaccini e della catena del freddo, come noto, non è semplicissima – e anche una scelta per mantenere sempre «puliti» gli ambienti in cui si effettuano i prelievi.

«È un accordo importante – concorda Roberto Guerini, presidente dell’Avis comunale di Bergamo -, che valorizza l’attività dei donatori di sangue: sono riconosciuti come una componente strategica della società e soprattutto del sistema sanitario. Possiamo dare un contributo importante anche con medici e infermieri volontari per le somministrazioni, molti sono stati reclutati anche per altre campagne. I numeri sono importanti, in città contiamo circa 3.500 fra donatori attivi e soci collaboratori».

Bianchi: possibile via ad aprile

«Non ci si può permettere che il sangue o il plasma vengano a mancare, da questa considerazione nasce l’accordo – rimarca Oscar Bianchi, presidente dell’Avis regionale -. Per questo occorre andare nella direzione di vaccinare il prima possibile tutti i donatori e anche i loro conviventi: se il convivente di un donatore è positivo, il donatore non può donare. I numeri sono importanti anche sulla Bergamasca, vorrebbe dire contribuire a mettere in sicurezza quasi un decimo della popolazione: tramite quest’accordo dunque si perseguono due obiettivi, cioè la continuità delle donazioni e un’accelerazione delle vaccinazioni tra i cittadini». Sulle tempistiche, Bianchi precisa: «L’ipotesi è che si possa partire nel mese di aprile, potenzialmente concludendo le prime dosi entro fine giugno». I centralini hanno già iniziato a essere tempestati di domande, ma questo è ancora il momento della prudenza: «Saranno le Avis a convocare i donatori quando sarà il momento, cioè quando saranno definite nel concreto le modalità», sottolinea Bianchi.

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