Santa Lucia, un quartiere si mobilita per gli ucraini

La storia Accolti in 15: alcuni hanno trovato sistemazione in appartamenti messi a disposizione gratuitamente dai residenti. Il parroco don Boffi: un centinaio di famiglie ha aderito alla proposta di una tassazione mensile.

È l’edificio sacro simbolo della pace a Bergamo. Lo era all’indomani della Seconda guerra mondiale, e lo è oggi, in pieno conflitto russo-ucraino. Il Tempio Votivo di via dello Statuto, sede della chiesa parrocchiale del quartiere di Santa Lucia, è stato dedicato il 25 aprile del 1952, frutto di un voto solenne dell’allora vescovo di Bergamo, monsignor Adriano Bernareggi, che nel 1943 aveva promesso, qualora la città fosse stata risparmiata dai bombardamenti, la costruzione di una chiesa che tramandasse ai posteri la grazia ricevuta. A 70 anni di distanza dalla consacrazione del Tempio - anniversario celebrato, nei giorni scorsi, dal vescovo di Bergamo Francesco Beschi - la chiesa di Santa Lucia alimenta il suo impegno di «conservare la pace come un dono prezioso».

I luoghi dell’accoglienza

Dalla parrocchiale, infatti, sono partite una serie di iniziative della comunità cristiana del quartiere, in prima linea per l’accoglienza degli esuli ucraini. «In questo momento sono ospitati, a Santa Lucia, una quindicina di profughi, alcuni dei quali hanno trovato sistemazione in appartamenti messi a disposizione gratuitamente dai parrocchiani», ha spiegato don Giambattista Boffi, parroco di Santa Lucia. La collocazione degli ucraini è la seguente: «Nella casa in oratorio sta un ragazzo audioleso, che verrà raggiunto, a breve, dalla sua ragazza, anche lei audiolesa - ha detto don Boffi -. Un appartamento è occupato da sei profughi, mentre in un altro, in via Nullo, entreranno a giorni tre ucraini. In uno dei nove monolocali che usiamo per l’accoglienza, già dai tempi in cui era attivo l’ex ospedale, ora ha trovato spazio una mamma con sua figlia. In più, alla Casa del Sole, vicina ai Riuniti, sono accolti, in collaborazione con l’associazione Paolo Belli, una signora con i due figli e sua mamma».

La macchina solidale della parrocchia di Santa Lucia si è attivata, anche a livello economico, per far fronte all’emergenza.

La macchina solidale della parrocchia di Santa Lucia si è attivata, anche a livello economico, per far fronte all’emergenza. «Abbiamo proposto ai parrocchiani una tassazione mensile, alla quale hanno aderito un centinaio di famiglie, qualcuna donando già per un’intera annualità: usiamo questi soldi per gestire al meglio le necessità degli ucraini presenti nel nostro quartiere», ha raccontato il parroco. L’accoglienza, a Santa Lucia, prende la forma anche di una scuola d’italiano, nata per agevolare l’integrazione degli esuli, aiutandoli a superare la barriera linguistica. Il corso si tiene nell’oratorio di via Santa Lucia. Ad organizzarlo due parrocchiane: Maria Chiara Pesenti, docente di russo al dipartimento di Lingue, letterature e culture straniere dell’Università di Bergamo, e Giovanna Asperti, esperta di insegnamento dell’italiano a studenti stranieri, curatrice del programma del corso.

La scuola

«La scuola di prima alfabetizzazione ha preso il via lo scorso 11 marzo: le lezioni si svolgono da lunedì al venerdì e durano circa due ore - ha spiegato la professoressa Pesenti -. Ad oggi hanno partecipato circa una quindicina di ucraini. Il corso è possibile anche grazie all’impegno di alcune mie studentesse di lingua russa all’università che, in ateneo, si sono proposte per essere utili. Queste ragazze si alternano, durante la settimana, come insegnanti volontarie. Sono Federica Rota, Roberta Chiarelli, Elisabetta Basile, Jasmine Grazioli, più la e mamma di quest’ultima, Anjelika Zarutskaya. Io stessa sono presente per accogliere i nuovi esuli che arrivano in oratorio per questa scuola. L’idea alla base è quella dell’accoglienza: accettiamo tutti gli ucraini che via via arrivano a Bergamo, anche in altre zone della città, anche a lezioni già iniziate. Ed è bello vedere l’impegno delle mie alunne dell’università, che si sono attivate con grande entusiasmo pur non essendo di Santa Lucia».

Inserirsi nella comunità

Il senso di questo corso è quello di aiutare gli esuli a superare il gap linguistico. «Non sapendo l’italiano, la loro prima impressione è di sconcerto: imparando la lingua avranno la chance di inserirsi a pieno nella comunità, anche a livello lavorativo. La nostra competenza del russo, parlato dagli ucraini, è preziosa in questo momento. Accogliamo con questo strumento, cercando di portare un po’ di calore umano in una situazione così terribile».

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