Scuola, partiti i corsi di recupero per 2.500
«Bene il primo test, ma c’è ancora da fare»

Le lezioni sono cominciate in diversi istituti come Natta, Secco Suardo e Manzù. Al Lussana si è optato però per la didattica a distanza

I sorrisi oltre le mascherine si scorgono là seduti dietro ai banchi, di nuovo. Dopo mesi, con un mondo stravolto in mezzo e su numeri ridotti, la scuola è comunque ripartita per davvero, nonostante tutto. Con un «antipasto»: da ieri sono iniziati i corsi di recupero delle insufficienze, formalmente chiamati «Piani di apprendimento individualizzato» (Pai). Non è stata una partenza massiccia, l’autonomia rende flessibili i calendari (per esempio il Vittorio Emanuele inizia oggi, il Quarenghi il 4 settembre), la possibilità di sfruttare la didattica digitalizzata è un’ulteriore opzione: negli istituti superiori della città, la stima – anche se dall’Ufficio scolastico territoriale non sono arrivati dati ufficiali – è che ieri si siano rimessi in moto circa 2.500 studenti. Con tutto ciò che ne consegue, in vista soprattutto del 14 settembre. Qualche dettaglio inevitabilmente resta da perfezionare nel rodaggio di una prova inedita per tutti, ma il primo giorno non ha registrato particolari criticità.

«Da maggio siamo costantemente impegnati con la riorganizzazione delle attività in presenza, seguendo tutte le direttive ai diversi livelli istituzionali, che abbiamo affiancato a un nostro protocollo interno – commenta Luciano Mastrorocco, dirigente scolastico del Secco Suardo -. Abbiamo rivisto le capienze delle nostre aule, garantendo il distanziamento e al contempo che tutti possano frequentare in presenza». Una delle sfide da affrontare sarà quella della gestione di eventuali contagi, e un primo test arriva proprio dai corsi di recupero: in alcune scuole, infatti, si segnalano alunni in quarantena (non necessariamente positivi al virus, ma in isolamento fiduciario perché «contatti stretti» di persone positive). «Noi, per esempio, nei corsi di recupero ci siamo organizzati per far sì che questi studenti possano seguire da remoto le lezioni impartite in presenza – spiega Cesare Emer Botti, dirigente del Liceo artistico Manzù -. La scuola bergamasca sta facendo un grande sforzo per garantire il più possibile la didattica in presenza, in condizioni di sicurezza. Abbiamo predisposto anche una formazione specifica sui comportamenti da tenere: la garanzia che si possa fare scuola in presenza è vincolata al fatto che tutti abbiano un comportamento responsabile. La “deroga” di anche solo una persona inficia i sacrifici di tutti». «Avevamo previsto di organizzare i corsi di recupero in presenza, su piccoli gruppi di massimo 8 studenti, ma poi sono iniziati i lavori di asfaltatura del cortile, quindi abbiamo optato per la didattica a distanza», sono le parole di Stefania Maestrini, dirigente del Lussana. Al Natta s’è giocato d’anticipo: già ieri sono partite in presenza le lezioni vere e proprie delle classi del liceo quadriennale (una prima, una seconda, una terza): «È andato tutto molto bene - commenta la dirigente Maria Amodeo -. I ragazzi erano tutti vogliosi di rientrare a scuola e hanno pienamente rispettato le regole del distanziamento e di sicurezza». Sempre ieri, Ats Bergamo ha inviato ai presidi il «Documento di indirizzo a supporto degli istituti scolastici della provincia per l’avvio dell’anno scolastico», un report che «raccoglie gli aspetti di prevenzione, protezione e sorveglianza sanitaria utili a ridurre i rischi legati virus. È anche il frutto dell’esperienza fatta con gli esami di maturità», spiega Lucia Antonioli, direttore del Dipartimento di Igiene e prevenzione sanitaria. Nel documento scorre anche la questione dei «lavoratori fragili», rispetto a cui comunque «si è in attesa di ulteriori e imminenti indicazioni ministeriali». «Non manca una riflessione sull’impatto emotivo del rientro e su possibili percorsi che al riguardo Ats può offrire, oltre ai programmi di promozione della salute», aggiunge Antonioli.

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