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Mercoledì 17 Settembre 2025
Sindrome del neonato scosso, «Casi rari, serve attenzione»
DA SAPERE. Avviene quando un genitore scuote con eccessiva violenza il lattante, spesso per placarne il pianto. Ecco alcuni consigli fondamentali.
Sono vicende delicate, dai contorni drammatici. Ma accadono, e per questo è fondamentale fare prevenzione. La «sindrome del neonato scosso» è un quadro clinico grave che si verifica in particolare nei bimbi entro i 6 mesi di vita, e succede quando un genitore scuote con eccessiva violenza il lattante, spesso per placarne il pianto. Gli esiti, purtroppo, sono permanenti. In occasione della Giornata mondiale per la sicurezza dei pazienti che ricorre oggi, l’Organizzazione mondiale della sanità ha scelto il tema della «cura sicura per ogni neonato e ogni bambino».
«Nel lattante – approfondisce il medico – la testa è molto grande e pesante, mentre i muscoli del collo molto deboli, e non sorreggono il corpo. In tali condizioni, se il bimbo viene scosso, il cervello urta la scatola cranica e si arriva alla rottura dei vasi sanguigni o dei nervi, con conseguente emorragia o edema cerebrale
È in questa cornice che s’inserisce la riflessione: «In media osserviamo uno o due casi l’anno», spiega Lucio Verdoni, responsabile della Pediatria d’urgenza dell’Asst Papa Giovanni. «Nel lattante – approfondisce il medico – la testa è molto grande e pesante, mentre i muscoli del collo molto deboli, e non sorreggono il corpo. In tali condizioni, se il bimbo viene scosso, il cervello urta la scatola cranica e si arriva alla rottura dei vasi sanguigni o dei nervi, con conseguente emorragia o edema cerebrale. I primi sintomi sono sonnolenza, vomito, convulsioni, poi l’incremento del diametro della testa e nei casi più gravi può portare al decesso. È la prima causa di morte per abuso nei bambini: secondo le casistiche internazionali, un bambino su quattro non sopravvive all’evento».
Come gestire il pianto
In realtà, «nella maggior parte dei casi non c’è l’intenzione di far male al bimbo – chiarisce Verdoni -. È frutto dell’inesperienza, soprattutto legata alla gestione del pianto». Per questo, Verdoni illustra alcuni consigli fondamentali: «Il bambino non va mai scosso. I genitori devono essere consapevoli che il pianto è il modo in cui il lattante esprime tutti i propri bisogni: fame, caldo, freddo, volontà di contatto. Bisogna quindi soddisfare i bisogni di base, fare delle passeggiate, magari anche dei giri in auto col bambino. Se il genitore è esasperato deve mettere in sicurezza il bimbo in una culla e allontanarsi e distrarsi: è meglio lasciar piangerlo un po’ piuttosto che rischiare di fare del male. Le madri e i padri non devono mai essere abbandonati a se stessi: deve esserci una rete che li aiuti».
Edda Pellegrini, direttrice didattica del corso di laurea in Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, sezione di Bergamo, ha contribuito a redigere, a livello regionale, il documento sulla «cura sicura per ogni neonato e ogni bambino». «Nei bambini, soprattutto sotto i 6 mesi, sono frequenti gli episodi di pianto inconsolabile che, per durata, mettono in difficoltà i genitori o i caregiver che non sanno come gestire – premette Pellegrini -. Informarli che tale fenomeno è spesso del tutto normale, e che non sottende a un reale problema di salute, può aiutare a ridurre l’insostenibile percezione di essere un genitore inadeguato con un senso di ansia, vergogna finanche rabbia. Spetta a noi sanitari raccomandare ai genitori o caregiver di mettere in campo delle strategie per evitare lo scuotimento di un neonato finalizzato a interrompere un pianto inconsolabile».
La solitudine è un fattore di rischio
La chiave di lettura è anche sociale e culturale, oltre che sanitaria: «Essere soli è un fattore di rischio, talvolta ci si sente particolarmente stanchi e affaticati nell’accudire un bambino – prosegue Pellegrini -. La maggior parte dei genitori o dei caregiver si chiede: “Cosa non capisco?”, “Cosa sto sbagliando?” L’informazione ai genitori e ai caregiver prevede di riconoscere che il pianto è il linguaggio del bambino. Se si sente di perdere il controllo, occorre chiedere aiuto per una pausa di riposo, allontanandosi dal bambino. Scuotere un bambino non è la risposta al pianto e non è il tentativo per calmarlo, perché potrebbe provocare gravi lesioni».
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